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 2014  febbraio 08 Sabato calendario

PRESO IL PIÙ GIOVANE DEI CUTRÌ, ERA DALLA MADRE RIAPPARE ANCHE LA FIDANZATA DEL FRATELLO UCCISO


GALLARATE — «Sono qui coi miei genitori, mica sono scappato. Non c’entro con questa storia». Poche parole balbettate mentre i carabinieri gli legavano le manette ai polsi: jeans, felpa, capelli corti, la faccia segnata e un livido sul braccio. Novantasei ore dopo l’inferno di Gallarate è stato arrestato anche lui: Daniele Cutrì, 23 anni, fratello minore di Domenico, l’ergastolano evaso lunedì scorso dopo il conflitto a fuoco durante il quale era stato ferito un altro fratello, Antonino, poi morto in ospedale. Dai primi accertamenti sul cadavere è emerso che il colpo mortale ha raggiunto la vittima al collo e che il foro d’uscita era invece alla nuca. Il bandito non è stato dunque colpito alle spalle, così resta aperta l’ipotesi che ad ucciderlo possa essere stato il fuoco amico.
In serata è stata fermata anche la fidanzata di “Nino” Carlotta Di Lauro, 26 anni, che da lunedì era scomparsa insieme al figlio di cinque anni. La donna, che avrebbe aiutato la banda Cutrì, a progettare ed attuare la fuga di Domenico, si trovava a casa dei suoi genitori a Cuggiono.
Anche di Daniele non si avevano tracce dal giorno del Far West. E giovedì è tornato a casa, in via Leopardi a Inveruno, nell’appartamento dove vive tutta la famiglia Cutrì. Lì ha trascorso la notte. In teoria, non proprio il posto più indicato per nascondersi.
I carabinieri lo hanno “curato” per 24 ore. Hanno atteso invano che facesse qualche passo falso utile a portarli al covo di Domenico Cutrì. Poi la decisione di fermarlo, convinti del fatto che i cinque componenti della banda arrestati finora (Daniele è l’ultimo in ordine di tempo), una volta in carcere (accusati tra gli altri reati di procurata evasione e concorso) possano decidersi a parlare. Daniele Cutrì è stato interrogato in caserma a Varese. Ha sostenuto di non aver preso parte all’evasione del fratello, di non essere mai stato a conoscenza del piano di liberarlo, e di non essere scappato. «Non avevo nessun motivo per farlo». Perché è scomparso per quattro giorni? «Sono andato a Napoli con un amico a trovare altri amici. Poi è successo il fatto, una cosa assurda. La morte di mio fratello Nino mi ha sconvolto. Non mi davo pace, volevo stare un po’ da solo. Giovedì sono tornato a casa per stare vicino ai miei genitori e a mia sorella».
Una versione alla quale gli inquirenti credono poco. È vero che domenica il cellulare di Daniele agganciava la cella di un piccolo centro in provincia di Napoli. Ma è anche vero che poi l’utenza è sparita dai radar. Per la precisione dal giorno dell’assalto (non vi è ancora certezza della partecipazione attiva di Daniele). «Sono stati attenti a non usare i telefoni», ragiona un investigatore parlando della banda-Cutrì. Strana coincidenza: Napoli, per la precisione Portici, è anche il luogo dove è stato arrestato Aristotele Buhne, 31enne ex imprenditore, ritenuto dai carabinieri e dal pm Raffella Zappatini uno della banda. Gli altri tre che hanno preso parte all’assalto sono stati arrestati a Cellio nel vercellese: Danilo Grasso, Cristian Lianza e Davide Cortesi, gli ultimi due rei confessi. Altra coincidenza: Napoli è la città d’origine della famiglia di Carlotta Di Lauro. Assieme a Domenico Cutrì sarebbe rimasto l’ultimo dei suoi complici, un tale “Franco”, forse ferito nel conflitto a fuoco dagli agenti.