VARIE 8/2/2014, 8 febbraio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - L’INFANTA DI SPAGNA ALLA SBARRA
CORRIERE.IT
didascalie all’album fotografico
«Buon giorno. Va bene». Tranquilla e sorridente, l’Infanta Cristina ha così affrontato i numerosissimi giornalisti accalcati vicino all’ingresso del palazzo di giustizia di Palma di Maiorca, dove è arrivata con qualche minuto di anticipo per essere interrogata dal giudice José Castro e dal procuratore Pedro Horrach nell’inchiesta per riciclaggio di denaro e frode fiscale (Reuters)
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La secondogenita del Re è arrivata a bordo di un’utilitaria scura direttamente nel cortile del palazzo di giustizia, accompagnata dal suo legale, Miguel Roca
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Camicia bianca, giacca nera e pantaloni grigi, si è diretta spedita verso l’ingresso ed ha sorriso. L’interrogatorio è cominciato alle 9:58 e si ritiene che vada avanti almeno per un paio d’ore
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L’Infanta sarà ascoltata dal giudice che indaga sul cosiddetto caso Noos, il presunto storno di fondi pubblici a favore dell’istituto omonimo, un’entità senza fini di lucro presieduto dal marito dell’Infanta, Inaki Urdangarin, tra il 2003 e il 2006 (Reuters)
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Si tratta di una giornata in qualche modo storica perché è la prima volta che un membro della Casa Reale spagnola è imputato dinanzi a un giudice (Afp)
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I suoi avvocati hanno assicurato che, prima di entrare Cristina, era «tranquilla» (Afp)
cartelli: Libra noos de la korrupción; La Justicia tiene nombre Castro; estamos de los borbones hasta los cojones; sangre real=justicia irreal;
PALMA DI MAIORCA – Sua Altezza Reale è alla sbarra. È la prima volta che succede nella storia della Spagna: un’erede al trono (settima nella linea di successione) è costretta a comparire davanti a un giudice. Non è ancora un processo, ma il tabù è rotto. La Infanta Cristina, figlia di re Juan Carlos di Borbone sta rispondendo alle domande di un magistrato inquirente, dell’avvocato di Stato, delle parti civili e degli avvocati difensori di altri imputati. Lo sta facendo proprio in questi momenti e l’interrogatorio dovrebbe durare ancora parecchie ore, almeno sino a metà pomeriggio. La Spagna è incollata alle radio, alle tv, ai siti che trasmettono l’evento in diretta.
L’Infanta in tribunale, è la prima volta per la Casa Reale
L’Infanta in tribunale, è la prima volta per la Casa Reale
L’Infanta in tribunale, è la prima volta per la Casa Reale
L’Infanta in tribunale, è la prima volta per la Casa Reale
L’Infanta in tribunale, è la prima volta per la Casa Reale
L’Infanta in tribunale, è la prima volta per la Casa Reale
«NON SO, NON RICORDO» - Durante le due prime pause di interrogatorio, dopo due ore e mezza e per pranzo, gli avvocati delle parti civili hanno raccontato alcuni dettagli di quel che sta succedendo nell’aula da cui i giornalisti sono banditi. «L’Infanta risponde cortese a tutte le domande del giudice, ma al 90% dice di non sapere o di non ricordare» ha sostenuto uno. «Su 400 domande avrà risposto sì e no a 15, per tutte le altre solo non so, non ricordo», sostiene Manuel Delgado, avvocato di parte civile. Secondo i legali che hanno parlato ai reporter il giudice insiste, fa domande molto precise, «vuole arrivare alla verità». Ma Cristina oppone un muro. «Mi fidavo di mio marito» dice. «Non sapevo nulla di evasione fiscale o di guadagni illeciti». Meglio passare per una mogliettina ingenua che per una truffatrice.
QUEI 13 PASSI - L’Infanta Cristina de la Santissima Trinità di Borbone e Grecia, duchessa di Palma, e un’infinità di altri titoli nobiliari, è arrivata al Tribunale di Palma di Maiorca, nelle isole Baleari, alle 9,45 in punto. Ragioni di sicurezza (e di Stato) le hanno risparmiato la sfilata di 50 passi tra la strada e la porta del Palazzaccio. A lei, ed è un’altra prima volta, è stato permesso di arrivare in auto e poi percorrere solo 13 passi fino alla porta. Con Cristina di Borbone e Grecia a bordo di un’ordinaria Ford station wagon nera c’erano autista e guardiaspalle, ovviamente a libro paga di quello stesso Erario che, si sospetta, lei abbia evaso. L’Infanta non ha atteso che le aprissero la portiera. E’ scesa sforzandosi di sorridere, com’è abituata a fare nelle occasioni in cui rappresenta lo Stato. Sorrisi e saluti un poco fuori luogo in un’occasione come questa.
L’ASSALTO DI CRONISTI E REPUBBLICANI - Anche durante la deposizione, tra un «non ricordo» e un «non sapevo», Cristina ha sorriso. Così le hanno insegnato a fare da piccola e così continua a fare, nonostante tutto quello che ha intorno. Centinaia di giornalisti sono tenuti a distanza di un cordone di Guardia Civil. Dalla parte opposta della strada, da dove non è neppure possibile vedere la breve via crucis mediatica di Sua Altezza Reale, un centinaio di repubblicani manifestano contro la Famiglia Reale addobbati con coroncine repubblicane in testa. “¡Que se vayan!”, scandiscono gli slogan: che i Borboni se ne vadano. Oppure inneggiano al giudice José Castro asceso al rango di eroe popolare perchè contro il parere del Procuratore generale, il consiglio della maggior parte dei colleghi e superiori, ha voluto continuare l’indagine fino a raccogliere un atto di citazione da record. Mai visto un atto tanto corposo nella storia della magistratura di questo Paese.
LO SCANDALO - È la terza «prima volta» di questa vicenda: invece di un paio di paginette, le motivazioni per la citazione dell’Infanta assomigliano più a quelle di una sentenza: 227 pagine. Davanti a tale spiegamento di argomenti e fatti, il Procuratore non ha potuto rigettare la richiesta di comparizione come aveva fatto con un atto precedente nel maggio dello scorso anno. Un’altra prima volta. Per l’annullamento dell’atto di comparizione, gli spagnoli hanno scoperto (o dovuto inventare) un verbo apposta. Prima del caso di Cristina di Borbone nessuno aveva mai sentito la parola «disimputazione». Semplicemente non era mai successo che una Procura ricorresse contro un atto di un suo stesso magistrato. Per doña Cristina è successo. Il giudice Castro, però, non si è arreso e ora ha difronte a sé la seconda figlia del re e può chiederle tutto quello che ritiene opportuno. E non si sta affatto trattenendo, testimoniano gli avvocati presenti in aula. Sulla porta del tribunale l’Infanta ha trovato ad aspettarla il suo avvocato difensore, Jesús Silva. Si sono stretti la mano quindi Cristina ha sentito un giornalista che, da dietro le transenne, le chiedeva «Come si sente?». Lei tutt’altro che rilassata ha ribattuto «Bene, bene». La seconda figlia del re di Spagna non può che essere tesa. Lo scandalo che ha coinvolto lei e il marito rischia di costare molto caro all’intera istituzione monarchica. Non tanto per le eventuali condanne, quanto per il crollo di popolarità che lo scandalo ha già portato con sé. Per questa giornata con gli occhi di tutta la Spagna addosso Cristina ha scelto stivaletti a tacco medio, pantaloni azzurri, giacca di velluto nero e camicia bianca. Cristina deve rispondere alla Giustizia del suo ruolo nelle società del marito, l’ex olimpionico di pallamano Iñaki Urdangarín, già formalmente in stato di accusa per un giro di lavori fittizi.
ALMENO 6 MILIONI DI TASSE NON PAGATE - Diversi enti pubblici versarono durante gli anni nelle casse delle società della coppia almeno 6 milioni di euro per consulenze e collaborazioni, di fatto, mai portate a termine. I due, poi, avrebbero serenamente speso i denari per feste, viaggi, colf come si trattessero di soldi legalmente guadagnati convinti, come ha dichiarato uno dei notai che hanno registrato le società, che «il nome dei Borbone avrebbe fatto da scudo a qualsiasi indagine». Non è andata esattamente come pensavano. Cristina, in particolare, è sospettata di aver contribuito a «lavare» il denaro illecito spendendolo nella vita quotidiana e di aver “evaso” le tasse visto che la società che riceveva i soldi dagli enti pubblici poi li girava in gran parte ad una seconda società sempre della coppia per svolgere quei lavori che non erano mai stati fatti. Il flusso contabile serviva, secondo quel che sospetta il giudice José Castro, ad evadere il Fisco. Alla prima pausa dell’interrogatorio, Se al termine della giornata di oggi, l’Infanta Cristina non riuscisse a convincere i giudici della sua estraneità ai fatti e venisse messa in stato di accusa, l’Agenzia delle Entrate spagnola ha già annunciato che avvierebbe il procedimento amministrativo che chiedere all’Infanta almeno 600 mila euro di tasse non pagate. La sua strategia difensiva basata sul «io non sapevo, faceva tutto mio marito» era stata ampliamente anticipata. Così come il contro argomento del giudice Castro: una donna della sua formazione scolastica e dalla sua posizione sociale, non poteva non sapere. Tecnicismi a parte, la sensazione che si ricava dai documenti già portati alla luce dalle indagini, è di un sistema diffuso di finanziamento illegale alla Famiglia Reale. A parte l’appannaggio pubblico ufficiale, questi lavori fittizzi commissionati e mai pretesi, sembrano avvalersi della consapevole complicità degli amministratori pubblici che versavano un extra economico al genero del re per compiacere il sovrano. Un sistema durato anni a cui l’Infanta e il marito si sono solo adeguati. La Casa Reale ha più volte cercato di convincere Cristina a divorziare dal marito. Senza successo. La solidità del rapporto tra Cristina e il suo olimpionico è forse l’unica nota positiva in questa storia di reati comuni commessi da persone per nulla ordinarie.
08 febbraio 2014
MANIFESTAZIONE CONTRO LA LEGGE ANTIABORTISTA
Le donne spagnole sono scese in strada per manifestare contro il progetto di legge di riforma dell’aborto - che lo rende meno praticabile e un reato per i medici - e per chiedere le dimissioni del ministro della Giustizia, Alberto Ruiz Gallardon, che ne è l’estensore. La concentrazione maggiore si è svolta a Madrid, dove oltre diecimila donne hanno manifestato per le vie del centro, esibendo mazzetti di ruda e prezzemolo (due piante che sono tradizionalmente usate per causare l’interruzione della gravidanza) e issando striscioni con slogan come «Aborto libero, abbiamo deciso», «Decido io». Stesso copione anche a Barcellona, Bilbao, Cadice, Santander e in alcune capitali europee come Dublino, Lisbona e Londra, dove i movimenti e le associazioni femministe hanno inteso solidarizzare con le donne spagnole (Reuters)
LASTAMPA.IT
«Apparentemente tranquilla» e «evasiva». Così l’infanta Cristina avrebbe risposto alle domande del giudice durante il processo che la vede imputata per il «Caso Noos», scandalo di corruzione che coinvolge suo marito Inaki Urdangarin. «È molto ben preparata e risponde in maniera sfuggente al 95% delle domande», ha detto Manuel Delgado, uno degli avvocati di parte civile, mentre la secondogenita del re di Spagna Juan Carlos stava rispondendo, da oltre due ore, alle richieste di chiarimento del giudice Jose Castro, a Palma di Maiorca.
«Mi fidavo di mio marito», avrebbe poi aggiunto l’infanta, secondo quanto riportato dai media locali. Tra le centinaia di persone che oggi si sono presentate in tribunale per assistere al processo iniziato alle 10, alcune hanno manifestato il loro sostegno al giudice Castro. «Castro amico, il popolo è con te» oppure: «Non dire giustizia, ma Castro» erano alcuni degli slogan pronunciati dai presenti. Cristina, 48 anni, settima nella linea di successione al trono di Spagna, è il primo membro della famiglia reale a doversi presentare in tribunale per rispondere di accuse penali. Il 7 gennaio era stata accusata formalmente di frode fiscale e riciclaggio di denaro.