Stefano Boldrini, La Gazzetta dello Sport 8/2/2014, 8 febbraio 2014
LA SFIDA DI HAZARD
Voglio diventare come Messi o Cristiano Ronaldo. Un comune mortale o un giocatore normale sarebbe considerato uno squilibrato di fronte ad un proclama del genere, ma nel caso di Eden Hazard, il talento belga del Chelsea, la frase merita un minimo di attenzione. È uno dei pochi calciatori al mondo che può porsi un obiettivo simile, o almeno tentare l’impresa. Hazard questo ha detto ieri e su questo oggi, con il venticinquesimo turno di Premier, dobbiamo confrontarci.
Simbolo Hazard è uno dei simboli del Chelsea mourinhiano. È sicuramente il migliore dei Blues per classe pura, rendimento, dedizione alla causa. Dopo un iniziale impatto forte con l’allenatore portoghese, è diventato l’interprete principe della seconda avventura londinese di Mou. I 9 gol in Premier, capocannoniere dei Blues, certificano un non comune senso pratico. Ma quello che più conta, per le fortune del Chelsea, è la sua assoluta rilevanza nello svolgimento del gioco. Hazard è l’uomo che sconvolge il copione. È quello che rompe gli equilibri in campo perché il binomio dribbling-velocità spacca le difese avversarie. È l’alter ego londinese di un giocatore celebrato in questi giorni sulla piazza romana, l’ivoriano Gervinho, che proprio nella capitale britannica non ha avuto fortuna.
Nella sfida ad alto contenuto stellare di lunedì scorso sul campo del Manchester City, Hazard ha brillato più di tutti e il giorno dopo i 9 in pagella raccolti su giornali importanti come Guardian e Times sono stati un tributo doveroso all’uomo che non ha deciso la gara – merito ricaduto sulle spalle di Ivanovic -, ma che ne ha condizionato gli umori, contribuendo non poco a fiaccare il morale del City delle belle gioie.
Chiave di volta L’inafferrabilità di Hazard è stata una delle chiavi del successo del Chelsea. Zabaleta sulla sua corsia e Kolarov sul versante opposto, quando il belga ha cambiato fascia, sono stati annichiliti dal talento di questo ragazzo capace di dribblare alla velocità del vento. Il fisico non proprio da Superman, che lo rende più simile a Messi che a Cristiano Ronaldo, lo rende più stabile di quanto si creda. Abbatterlo non è facile. Bisogna picchiare duro e, soprattutto, rubargli il tempo. Se proprio volessimo accettare la provocazione della sua frase di ieri, Hazard è un Messi che gioca alla Cristiano Ronaldo. È un piccoletto capace di raggiungere picchi di sprint notevoli e, soprattutto, molto acrobatico. Gioca come Cristiano Ronaldo nella spinta iniziale. Assomiglia al portoghese anche quando si accentra e prova il tiro di potenza. All’interno dell’area, quando invece cerca la giocata di fino prima di piazzare la botta, allora ricorda Messi. Uno così fa molto comodo a Mourinho. Lo Special One, o Number One, ha capito sin dal primo allenamento che Hazard avrebbe potuto essere l’uomo del destino. Lo ha messo alla frusta e il belga all’inizio è rimasto quasi spaventato dal sistema mourinhiano. Quando però i due hanno cominciato a capirsi, il belga è diventato quello che Mou pensava: il talento che può tenere il Chelsea in corsa su vari fronti. «Mourinho mi ha trasformato. Con lui so di poter raggiungere i traguardi più importanti», ha detto il centrocampista.