Simone Porrovecchio, il Venerdì 7/2/2014, 7 febbraio 2014
PER DIVENTARE PIÙ INTELLIGENTI SERVE IODIO
Uno studio americano mostra che il sale iodato, il sale da cucina ricavato dall’acqua di mare o dalle miniere di salgemma addizionato artificialmente di iodio, fa bene all’intelligenza. O almeno, secondo quanto scrive un team di economisti guidati da James Feyrer del Dartmouth College, in New Hampshire, ha fatto bene agli americani: da quando lo consumano, la media del Qi nazionale (il punteggio relativo al quoziente d’intelligenza) è aumentata di tre punti.
Tutto è iniziato nel 1924, quando il governo statunitense avviò una massiccia campagna a favore del sale iodato, indirizzata soprattutto agli Stati del Nordest, più poveri di iodio. Il minerale è infatti presente in quantità variabili nel terreno. «Nelle regioni americane con forte carenza » dice Feyrer, «già dieci anni dopo le campagne degli anni Venti, il quoziente di intelligenza era aumentato di 15 punti in un quarto della popolazione». Di qui l’aumento della media nazionale.
I vantaggi dello iodio? «Favorisce lo sviluppo cerebrale del bambino ed è essenziale per la costruzione del sistema nervoso periferico. Una grave carenza di iodio durante lo sviluppo del feto e del neonato porta a danni irreversibili del cervello e, di conseguenza, a un ritardo mentale permanente». Anche un eccesso di iodio però non fa bene e può essere causa di ipertiroidismo.
Per provare l’influenza dello iodio sul quoziente di intelligenza Feyrer e colleghi hanno analizzato due milioni di dossier degli archivi militari Usa. «Quando nel 1941 gli Stati Uniti entrarono in guerra» dice Feyer «le prime reclute furono proprio quelle della “generazione iodata” degli anni Venti. I test d’intelligenza regolavano l’accesso all’esercito e solo chi aveva un punteggio Qi superiore alla media (100) diventava pilota di caccia: la maggior parte dei ragazzi nati dopo il 1924 provenienti dagli Stati più interessati dalle campagne per lo iodio sono diventati piloti».
In fatto di iodio i dati Oms di oggi sono allarmanti: 50 milioni di persone hanno danni cerebrali permanenti dovuti a carenza di questa sostanza, 250 milioni di bambini non lo assumono affatto e 2 miliardi di persone sono esposte a carenza. La linea guida dell’Oms prescriverebbe invece l’assunzione di almeno 150 microgrammi al giorno. Le aree del mondo dove lo iodio manca di più sono l’Asia centrale, con Russia e Repubbliche ex sovietiche in testa, ma anche l’Australia e alcuni Paesi africani.
Anche l’Italia però, a quanto si legge sul sito del ministero della Salute, è caratterizzata da una carenza lieve o moderata di iodio: circa 6 milioni di persone soffrono di gozzo, prodotto proprio da questa carenza, a cui sono legati anche frequenti casi di problemi neurologici minori.