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 2014  febbraio 07 Venerdì calendario

BASTA MAIALI. RICOMINCIO DA PEPPA PIG


[Lele Mora]

Roma. «Sono diventato impotente. Mi possono mettere davanti chiunque, ma niente. Niente di niente, dottore, mi dica perché».
A parlare è un uomo a cui i giornali hanno attribuito decine di amanti (c’è stato persino un tizio che lo ha accusato di molestie), il Dioniso attorno al quale – sempre a leggere i giornali – sembra aver ruotato la vita sessuale - e dunque economica e dunque politica - degli ultimi vent’anni di storia italiana, lui che neanche il carcere è riuscito a piegare: ha ripreso a lavorare come prima - si legge su Dagospia - ha aperto nuovi uffici in centro a Milano, è proprietario di una catena di negozi di giocattoli, uno dei quali diretto dalla figlia, frequenta uno sportivo apparso da poco in tv.
Proprio lui oggi smarrito, incredulo, confuso perché ha perso il desiderio sessuale.
L’analista da cui è in cura gli spiega che sono i farmaci per la depressione: inibiscono la libido.
E allora, come ci si sente a non avere più desiderio? Com’è la vita oggi senza sesso?
Allungato sulla coperta di leopardo del suo letto a baldacchino, lui sorride: «Uguale».
Lele Mora, anni 58, 407 giorni di carcere, 50 chili in meno, racconta il momento in cui ha scoperto di non avere più bisogno del sesso. Non che prima non fosse capace di rinunciarci, anzi: «Mai mescolare lavoro con vizi e virtù». Storicamente, dai Kennedy, è questo l’errore che commettono i potenti, spiega.
E lei, mai fatto sesso con uno dei suoi artisti?
«Io ero il burattinaio che muoveva i fili, loro i burattini. Non ho mai accorciato le distanze, se è questo che vuole sapere. Per loro sono stato amico, padre, fratello. Mi sono occupato di loro nel complesso, bisogni, paure, persino complessi. Sa quanti ne ho portati dal chirurgo plastico? Senza fare nomi, alcune le ho accompagnate a ricostruirsi la vagina».
Lei si sente più Geppetto o Mangiafuoco?
«Quella è una favola. Nella vita reale Geppetto e Mangiafuoco sono sempre la stessa persona».
Siamo a casa sua, non più la palazzina di viale Monza 9, non più i seicento metri quadri dove due cuoche cucinavano ininterrottamente. Quei giorni sono lontani. Questi sono i giorni della rinascita. Della sobrietà. Un terzo piano di cento metri quadri, nessuna cuoca, niente folle di ragazzi che entrano e escono. In camera, sul letto - il vezzo di farsi intervistare sul letto è quello di un tempo, sì - Lele Mora dice che il sesso muove il mondo, ma se si vuole controllare il mondo, bisogna non fare sesso. Semplice.
Scoperta della maturità?
«Tutt’altro: nel 1975 a Verona avevo un locale di fianco alla Caserma dei militari, il cosiddetto Bar Mutanda per le proprietarie precedenti che mostravano volentieri le mutande. È stato il primo locale gay in Italia. Aperto dalle 18 a mezzanotte, l’ora in cui i militari rientravano in caserma. Era frequentato da stilisti, politici, ed ecclesiastici. Tutti facevano sesso. Io no. Già allora avevo capito che per non essere ricattabili bisogna astenersi. Al Mutanda c’erano i primi travestiti: Ava, Iva e Stefania. Di giorno operai, di notte prostitute. Per non farle prostituire, le ho assunte da me come donne di servizio. Ava stirava col barboncino tra le braccia, non si separava mai dal barboncino, era il figlio che non avrebbe avuto mai».
Ecco, se dobbiamo trovare una debolezza a Lele Mora è questa: l’ossessione di ricostituire una famiglia, quella famiglia patriarcale da cui si è separato prestissimo, a nove anni, per andare in collegio. Esattamente così: non il sesso, non i soldi. La famiglia. Prima del carcere, lui non ha mai passato un giorno della sua vita in solitudine. Collaboratori, colf, autisti, artisti che si rivolgevano a lui di continuo, anche solo per cercare conforto.
E Lele conforta. Lele capisce, consola, accoglie. Tanto che oggi, le poche volte che accende la televisione o apre i giornali, le volte in cui s’imbatte in qualcuno della vecchia agenzia, pensa: «Quanti orfani».
Chi sono gli orfani di Lele Mora?
«Gli sconosciuti che ho fatto diventare famosi ».
Era consapevole di lavorare su destini brevi?
«Ho sempre fatto l’esempio del leoncino. Sulla spiaggia dove andavo in vacanza coi Coltivatori diretti - grande invenzione di Mussolini - passava un tizio con questo leoncino in braccio, e chi voleva, pagando, poteva farsi fotografare. È stato il mio rimpianto: non avere foto col leoncino, non c’erano soldi. Nel mio ricordo però il leoncino c’è ancora, è eterno».
Conta il ricordo, il segno che si lascia?
«Ai miei artisti dicevo: il successo è come il leoncino, cresce cresce, e se non lo sai domare, ti divora».
Colpa loro dunque che non hanno saputo gestire il successo?
«Colpa anche mia. Li ho rovinati. Gli ho fatto avere troppo, troppi soldi, troppo successo. Si sono montati la testa, non mi hanno più ascoltato, si sono sentiti onnipotenti. Il peggiore? Francesco Arca. Ora si crede attore, ma per fare l’attore, il grande attore, serve la gavetta, che lui non ha fatto. Mi diceva: “Sei mio padre, io per te farei tutto.” È stato uno dei primi ad andarsene».
Rimpiange qualcuno della sua agenzia?
«Non rimpiango chi per il successo è stato disposto a tutto. La gente non sa cosa si può fare per il successo. E io lo racconterò, sto scrivendo un libro dove racconterò tutto questo. La verità. C’è stato un gran discutere su un certo sistema, ma è stata un’analisi incompleta, a volte faziosa, al fine di dimostrare una tesi. Tutto invece era più complesso di come l’avete raccontato voi. L’intenzione di molti, l’offerta, la disperazione, la foga dei più, è stata taciuta. È come se di quegli anni, di quella televisione ci fosse una ricostruzione parziale. Nel mio libro io ricostruirò tutto. Una testimonianza antropologica, sociologica, economica dell’Italia dagli anni Novanta al 2006».
Come nasce la televisione che ha inventato lei, quella al cui centro c’è il tronista, il ragazzo/a qualunque?
«Dall’osservazione della gente. Dalla comprensione dei loro desideri: il desiderio della gente era la verità, basta con la finzione. Un tempo s’inventavano finti scoop per lanciare un film o un attore, io ho ribaltato il sistema. Ho cercato di far diventare tutto vero, la televisione più reale della realtà. Guardi quanti si sono conosciuti a Uomini e Donne e poi si sono innamorati, alcuni sposati. C’è qualcuno che ha avuto dei figli. Il vero scoop è la vita quotidiana. Non c’è più lo schermo in mezzo».
Insieme a loro, ai tronisti, è finita anche la sua televisione?
«Oggi a Uomini e Donne manca solo la bocciofila. Non è una critica a Maria, capisco che abbia voluto fare altre scelte».
Il lelemorismo quindi è passato per sempre?
«L’ha fatto finire Lele Mora. Il mio sbaglio è stato il desiderio di mettermi in mostra. Il momento preciso in cui è iniziata la fine? Con Iacona, quando ho aperto le porte della mia casa in Sardegna alla televisione, a Sciuscià di Santoro. Mi sentivo Dio. Sono stato Icaro. Ha presente Icaro? Pensa di poter volare. Vola vola, fino al sole, senza calcolare che il sole scioglierà la cera delle ali. E precipita in mare. Così Lele Mora. Sono precipitato».
Il suo sole è stata la televisione?
«Entrarci dentro. Davanti alle telecamere, invece di continuare a fare quello che avevo fatto sempre, concertare da dietro».
Tornerà?
«Sono già tornato».
Riprovo: tornerà a fare quello che faceva prima?
«Oggi il mercato è stato completamente rovinato da questi agentucoli che hanno iniziato con me, mi facevano da autisti».
È vero che ora ricomincia dai giocattoli?
«È vero che ho portato in Italia Peppa Pig, il merchandising».
Molti dicono che lei non sia mai sparito, anche durante l’anno di carcere.
«Come dicevo prima, è un fatto di luce che s’irradia. Di segno che si lascia».
O di quanti segreti si è in possesso?
«Nessun segreto».
Si dice che lei conosca i segreti sessuali dei potenti.
«I segreti non esistono».
Berlusconi non ha segreti?
«A questo punto mi pare di no».
Che ruolo aveva nelle cene di Arcore?
«Commensale. Ero sempre uno dei primi ad andar via. Ho l’abitudine di andare a letto presto».
Pensa di aver sbagliato qualcosa?
«Di aver cercato di realizzare i sogni di troppa gente. Sa, i ragazzi che mi chiedevano: “Voglio conoscere il presidente”».
Ha avuto a che fare con molti potenti, però; questo si può dire? In quanti sono stati alla Casa Bianca? Lele Mora c’è stato.
«La prima volta con Giannina Facio. La seconda in occasione del compleanno di Bush padre. Bush figlio gli regalò Bjorn Borg per il compleanno, Bjorn Borg in carne e ossa per una partita a tennis. Borg si portò dietro me e Loredana. Fu una bella giornata, un pranzo magnifico, c’era anche Bin Laden, solo che quando lo dice Loredana tutti pensano sia pazza. Non lo è: alla Casa Bianca c’era Bin Laden ».
Loredana Berté è stata la prima artista che ha rappresentato?
«Lei e Patty Pravo. Siamo ancora molto legati».
Ha detto che quando sceglie di amare, in senso lato, è per sempre. Dopo tutto quello che ha passato conferma?
«Confermo. Non significa però che io possa perdonare sempre».
Altrove ha detto che il suo sbaglio è stato l’amore.
«L’amore non è mai uno sbaglio. L’amore è una scelta. Simona Ventura mi diede un aut aut: o me o la persona che ami. Per motivi che qui non sto a dire, lei si sentiva minacciata da questa persona. Io ho scelto l’amore. E così ho perso una delle mie migliori artiste, di sicuro quella che mi faceva guadagnare di più. Ma non rimpiango la scelta».
Ha amato solo uomini?
«Assolutamente no. E comunque m’innamoro di uomini eterosessuali. Cerco sempre di ottenere quello che non posso avere. In passato sono stato amato da un famoso calciatore etero, oggi sposato. È stato un amore vero, sincero».
Quanti amori ha avuto?
«Tre. I miei amori durano tanto. L’ultimo undici anni. Purtroppo mi ha deluso e io ho avuto il coraggio di dire basta».
E dopo?
«Dopo niente. Sono tre anni che non faccio sesso. Senza sesso si può vivere benissimo».
Da tre anni senza sesso. Alternativa?
«Passeggio molto».

Teresa Ciabatti