Loretta Napoleoni, il Venerdì 7/2/2014, 7 febbraio 2014
CHI DISEGNA LA NUOVA MAPPA DELLE ECONOMIE EMERGENTI
C’è chi parla di una crisi simile a quella del 1997, quando i mercati asiatici sono crollati come birilli colpiti da una palla lanciata da Wall Street. Oggi, come quasi vent’anni fa, le economie emergenti sono vittime di un cambiamento di umore repentino da parte di speculatori occidentali, che si concretizza in un fuggi fuggi generale. Pacchetti azionari e obbligazionari sono venduti al miglior offerente, monete locali convertite in dollari e yen, partecipazioni a progetti industriali liquidati in poche ore. Risultato: un fiume di denaro si sposta da queste nazioni verso le piazze affari occidentali. Naturalmente le dimensioni di questo uragano sono di gran lunga superiori a quelle del 1997 e infatti si parla di crisi dei mercati emergenti a carattere globale.
Nel giro di una settimana società di certificazione, finanziarie e banche d’affari hanno riclassificato i mercati emergenti in cinque categorie a seconda del rischio che rappresentano. Le nazioni più pericolose, Argentina, Ucraina e Venezuela, sono state definite economie cronicamente inefficienti per motivi di gestione interna. Poi ci sono quelle che vivono al di sopra delle proprie possibilità, Turchia, Sud Africa, Indonesia e Thailandia. Subito dopo ci imbattiamo nelle ex repubbliche dell’Est europeo, Ungheria e Romania, che dipendono dagli aiuti della Ue e della Bce. Seguono gli ex Bric (Brasile, India, Russia e Cina) che stanno affrontando grossi problemi di politica economica e infine le economie che guadagneranno dall’aumento della domanda estera, Corea del sud, Messico e Filippine. Questa la nuova mappa dei mercati emergenti, staremo a vedere quanto durerà, nel frattempo toccherà al Fondo Monetario e alla Bce tenere a galla chi si trova in difficoltà.