Emilia Costantini, Corriere della Sera 7/2/2014, 7 febbraio 2014
ORSINI: A 80 ANNI MI REGALO LA MIA PRIMA COMPAGNIA
Quella volta che Rossella Falk si prese un pugno in faccia da Renato Salvatori, fu per Umberto Orsini l’esordio nel mondo del gossip. Sì, perché l’attrice quella sera usciva proprio da casa sua. «Era il 1959 — ricorda l’attore — e io, da poco entrato nella mitica Compagnia dei Giovani, mi ero follemente innamorato di Rossella, le ero caduto ai piedi come una pera. Ma lei non solo era sposata con un ingegnere, un signore molto tollerante, ma aveva pure una storia con Salvatori. E quella sera, uscendo da casa mia a ora tarda, Renato l’aspettava furente di gelosia sotto il portone: le piantò un pugno sul naso che, credo, dopo quell’episodio Rossella dovette aggiustare». La notizia dilagò nelle cronache rosa «e quando la sera recitavamo in teatro — continua Orsini — una commedia di Bourdet che, guarda caso, si intitolava Il sesso debole , appena io entravo in scena a torso nudo, nel pubblico serpeggiava un mormorio talmente forte che copriva le mie battute. Gli spettatori sussurravano “è lui... è lui...”».
Lui sta per compiere 80 anni portati da leone, anzi da ariete, dato che è nato il 2 aprile. «È banale dire che non me li sento addosso, ma è così: vivo il presente in maniera totale, non lo distinguo dal passato, non ho rimpianti e non ho paura degli anni che mi aspettano. La maturità non è una perdita, ma un arricchimento».
Festeggerà il compleanno recitando, perché è in scena con un nuovo spettacolo, Il giuoco delle parti di Pirandello, e con una sua nuova compagnia appena creata con giovani attori: «L’ho chiamata Compagnia Orsini per creare un gruppo al quale lasciare una mia eredità artistica, un po’ come fu la Compagnia dei Giovani. Sono capocomico e produttore: mettendo mano al mio portafoglio, ho totale indipendenza di scelte e una struttura agile con cui faccio impresa. Nel mio piccolo do lavoro a un po’ di gente».
Lo spettacolo debutta martedì prossimo al Teatro Eliseo: «Ma la rappresentazione — corregge — non è “di” ma “da” Pirandello, perché insieme al regista Roberto Valerio abbiamo scritto una nuova drammaturgia dell’opera originale». La trama è il triangolo borghese: marito, moglie, amante. «Sì, solo che il marito manda a morte certa l’amante della moglie, nel duello che dovrebbe servire a salvare l’onore di lei. Questo è il gioco delle parti: il marito, in quanto tale, accetta la sfida a duello, ma poi costringe l’amante a lavare nel sangue l’offesa subita dalla donna. Il mio Leone Gala è un marito più anziano, apparentemente una brava persona, in realtà un assassino. Dedico questo spettacolo alla Falk».
Quasi sessant’anni di teatro per Orsini, che iniziò con una tintura di capelli: «Mi preparavo al saggio d’Accademia e sapevo che sarebbe venuto a vederci Luchino Visconti, sempre a caccia di nuovi talenti. Sapevo anche che il grande regista stava per mettere in scena Uno sguardo dal ponte dove il protagonista giovane doveva essere biondo. Mi feci schiarire i capelli per farmi notare, presentandomi in palcoscenico già pronto a interpretare il ruolo. Ma andò male: Luchino scelse il mio amico Corrado Pani». Fu però scelto in seguito da Visconti per due spettacoli che fecero epoca e scandalo: «L’Arialda venne censurata per “manifesta oscenità”, perché affrontava una tematica omosessuale, roba che oggi farebbe ridere: nelle prime repliche a Roma ricordo gli applausi e i fischi contro Visconti. Chiedemmo di essere ricevuti al Quirinale, ma il presidente Gronchi rifiutò. Dieci anni dopo fu la volta di Harold Pinter che ci bloccò le recite del suo Vecchi tempi perché secondo lui Visconti aveva trasformato il suo testo in un intreccio di amore lesbico tra le due protagoniste femminili. Finimmo in tribunale: l’autore inglese riuscì a far sospendere lo spettacolo con un cavillo legale, dimostrando che il regista non aveva adottato la traduzione in italiano da lui approvata».
Dal classico Pirandello allo sperimentale Pippo Delbono, di cui recentemente ha interpretato l’Urlo , Orsini è attento alla scelta dei testi: «In palcoscenico non amo infilarmi le pantofole dell’attore arrivato. Il teatro ti costringe a una continua ginnastica fisica e mentale». E non teme i «rottamatori» oggi tanto di moda: «Io rottamerei alcuni giovani che, soprattutto in politica, non hanno né conoscenza, né cultura».
Emilia Costantini