D.St., Il Sole 24 Ore 7/2/2014, 7 febbraio 2014
SI CERCA CONSENSO FORZANDO LE REGOLE
Quando a bussare è l’emergenza, come per il carcere, è arduo conciliare esigenze politiche, rispetto delle regole, sentire comune. Perciò il rischio di scivolare nell’incostituzionalità è più alto. Di fronte all’emergenza, il governo aveva esteso a 75 giorni, ogni sei mesi di carcere, la liberazione anticipata (prevista dal ’75 per 45 giorni a semestre), con effetto retroattivo, dal 2010, e fino a tutto il 2015. Un «indulto mascherato» secondo Lega e M5S, sebbene lo sconto «speciale» non sia automatico ma subordinato al vaglio del giudice. Le polemiche e il rischio-decadenza del decreto hanno costretto governo e maggioranza a escludere dallo sconto speciale i detenuti per mafia, terrorismo, violenza sessuale, omicidio, estorsione e altri reati "di grave pericolosità sociale". Tutti hanno rivendicato la marcia indietro, che però potrebbe essere incostituzionale: la liberazione anticipata presuppone un percorso positivo e progressivo di riabilitazione ed è l’unico beneficio da cui non sono mai stati esclusi i detenuti di mafia, terrorismo e a maggior ragione altri. Non a caso, salvo sia stato un errore marchiano, il governo non aveva fatto distinguo (tranne prevedere una motivazione rafforzata). La marcia indietro, al di là dei dubbi di costituzionalità, è la resa a una cultura distorta del carcere, che non trova riscontro nella Costituzione. (D.St.)