Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 07 Venerdì calendario

SOCHI, DIETRO LO SPETTACOLO I MALI DELL’ECONOMIA RUSSA


Questi sono i giorni dell’esaltazione: «La fiaccola olimpica ha illuminato il Polo Nord», ripetono i megaschermi del Media Center di Sochi, riproponendo le immagini di un viaggio lungo 65mila km attraverso la Russia ma anche ben oltre i suoi confini, tra i ghiacci artici e su, nello spazio, alla Stazione orbitante. La fiamma è arrivata nei dintorni di Sochi, benedetta dal Patriarca Kirill ma soprattutto da Vladimir Putin, che si accinge a celebrare se stesso davanti al mondo: «Usiamo questa occasione - ha detto il presidente russo preparandosi a incontrare i leader stranieri in arrivo, tra cui Enrico Letta, il presidente cinese Xi Jinping e il premier giapponese Shinzo Abe - per cercare punti comuni e progredire nella risoluzione di molti problemi che ci sono nel mondo». Ma Sochi 2014 trova l’economia russa in serio rallentamento con appena un +1,3% totalizzato dal Pil nel 2013, e il rublo in caduta (-5% sul dollaro da inizio anno) accanto alle valute degli altri Paesi emergenti: quando la fiaccola e le luci dello Stadio Fisht si saranno spente, che cosa resterà a questa regione e al suo Paese?
«Putin ha voluto qui questi Giochi per riqualificare la zona e renderla un polo d’eccellenza, innescando un circolo virtuoso che porti investimenti e turismo», spiega un osservatore italiano che vive da lungo tempo in Russia. Sarebbe il premio migliore per il rischio che il presidente si è assunto, organizzare le Olimpiadi nella terra della rivolta islamica contro Mosca. In realtà, sulla sostenibilità del progetto gravano pesanti dubbi: questi Giochi potrebbero non riuscire a dare uno slancio duraturo all’economia russa. Al contrario, rischiano di aggravarne i problemi.
«Secondo noi, il progetto legato ai Giochi creerà ampi buchi nei bilanci dello Stato, della regione e delle società e banche a guida statale - spiega Pavel Laberko, responsabile Russian Equities per la svizzera Union Bancaire Privée - d’altra parte, saranno principalmente i settori privati dell’economia a trarre beneficio dalle Olimpiadi».
Dove per settori privati si intendono gli imprenditori più vicini a Putin, come il compagno di judo di un tempo, Arkadij Rotenberg. Alle sue compagnie sono stati affidati i contratti più lucrosi, per un totale di 7,4 miliardi di dollari, un settimo della "torta" olimpica. La superstrada che costeggia il Mar Nero, per esempio, un oleodotto sottomarino, una centrale elettrica, ponti e strade: i compiti più impegnativi in questo gigantesco labirinto di impianti sportivi e infrastrutture, invece, sono stati "proposti" alle banche e società controllate dallo Stato come Gazprom e Sberbank; o agli oligarchi come Oleg Deripaska e Vladimir Potanin, ennesimo contributo patriottico richiesto per poter continuare a dirigere indisturbati i rispettivi imperi, alluminio e nickel. Così, il Fondo anti-corruzione di Aleksej Navalnyj calcola che se il costo totale dei Giochi è stimato intorno ai 51 miliardi, il carico sui contribuenti russi sarà di 45,8 miliardi.
Ma c’è un futuro per il progetto Sochi? Il dubbio è che investimenti di questa portata facciano fatica a rientrare. Basta guardare la distesa di nuove costruzioni, dalla spiaggia di Adler alle valli di Krasnaja Poljana, per chiedersi se tanti appartamenti e alberghi troveranno mai acquirenti. Preoccupati, un anno fa Deripaska e Potanin scrissero una lettera insieme a Gherman Gref e Aleksej Miller, capi di Sberbank e Gazprom, chiedendo a Dmitrij Kozak, vicepremier responsabile per il progetto olimpico, agevolazioni fiscali e la possibilità di riscadenziare i prestiti della Veb, la banca statale per lo sviluppo dell’economia che ha contribuito al grosso dei finanziamenti. In caso di default degli oligarchi, la Vneshekonombank rischia di restare presa in mezzo.
E per colpa dell’incertezza, l’agenzia di rating Moody’s ritiene improbabile che queste Olimpiadi russe possano regalare all’economia uno slancio che duri nel tempo. La Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, specializzata nelle economie in transizione dell’Europa orientale e dell’ex Unione Sovietica) fa notare che l’impatto più forte è destinato naturalmente a riversarsi sull’economia locale, come auspica Putin per il Caucaso settentrionale, e come testimoniano le cifre: dal 2007, l’inizio del progetto olimpico, l’economia della regione di Krasnodar - direttamente interessata al boom di infrastrutture che deve ai Giochi - è cresciuta più della media delle altre regioni russe.
Uno degli indicatori più positivi riguarda l’occupazione. «Di qui non me ne vado, finché c’è lavoro», chiarisce Igor che arrotonda dando passaggi in auto tra Krasnaja Poljana e i nuovi impianti, di là dal fiume. Da bravo russo, è fatalista: «Potrebbe non durare: il Governo ha voluto tutto questo, il Governo potrebbe abbandonare tutto». Il costo esorbitante delle Olimpiadi di Putin non allarma più di tanto Moody’s e Fitch: l’economia russa - scrivono le due agenzie di rating - è abbastanza grande per sostenere una spesa inferiore al 2,5% del Pil, l’impatto sulle finanze pubbliche sarà minimo. Perdite sopportabili, ma neppure guadagni: se Sochi 2014 non saprà dimostrare che c’è un’altra Russia, capace di guadagnarsi la fiducia degli imprenditori, sarà un’occasione perduta.