R.Sor., Il Sole 24 Ore 7/2/2014, 7 febbraio 2014
TUTTE LE FRECCE NELL’ARCO DELL’EUROTOWER
Tutto è possibile. Purché non sia in contrasto con il Trattato. La Banca centrale europea ripete che nulla è escluso in via di principio, molti strumenti sono presi in considerazione. Saranno adottati tenendo conto dei problemi da affrontare. A preoccupare la Bce sono le turbolenze sui tassi a breve tali da trasmettersi ai tassi a lungo periodo, e il peggioramento delle prospettive di bassa inflazione. Ecco gli strumenti più discussi dagli analisti.
Il taglio dei tassi
Lo strumento classico è il taglio dei tassi di riferimento, oggi allo 0,25%. La Bce potrebbe portarli a zero o, più probabilmente, allo 0,10%: per ragioni puramente tecniche non conviene raggiungere il "pavimento". È una misura che in situazioni normali incide su tutta la struttura dei tassi, ma in questa fase avrebbe effetti limitati per due ragioni. Innanzitutto, con un costo del credito a breve già così basso, un ulteriore taglio cambierebbe ben poco. Nei Paesi più in difficoltà - ma non in Italia - i tassi "giusti", calcolati da Breugel, sono negativi (circa -3,5/4% per Spagna e Portogallo, -15% per Grecia). Poi perché i prestiti bancari, quelli che mancano all’appello, usano oggi come punto di riferimento i rendimenti dei titoli di Stato.
I tassi negativi
Il tasso sulla liquidità depositata alla Bce è pari a zero. Non è impossibile renderlo negativo: sarebbe come pagare un debitore perché accetti denaro. È un modo per disincentivare le banche a tenere liquidità presso la Bce (anche se "parcheggiarla a Francoforte" non significa che non sia usata per l’economia reale: la contabilità del sistema bancario è più complessa). La manovra è stata usata in Svezia e, più recentemente, in Danimarca, economie relativamente piccole. Si è avuto la desiderata flessione della valuta, ma in Danimarca gli oneri pagati dalle banche sono stati trasferiti ai clienti. È anche un disincentivo ai crediti tra banche di Paesi diversi (quelli che si manifestano in Target2 e che sono oggi squilibrati a favore dei Paesi "ricchi").
Il quantitative easing
Il quantitative easing, l’acquisto di titoli di Stato, è possibile in Eurolandia. Draghi lo ha confermato ieri, con la sola avvertenza che gli acquisti devono essere compiuti sul mercato secondario. La manovra abbasserebbe tutti i tassi di mercato, di tutte le scadenze coinvolte. Il fatto che Eurolandia sia un’Unione di 18 Paesi complica però le cose. Per evitare che un’economia venga avvantaggiata rispetto alle altre, si è suggerito che la Bce acquisti titoli in proporzione dei Pil. In questo modo dovrebbe comprare bond tedeschi pari al 28% del totale: uno sforzo forse non necessario per le esigenze della Germania. Allo stesso modo, ci si chiede se un simile intervento possa portare tutti i rendimenti allo stesso livello dal momento che la Bce sostiene che i diversi Paesi non hanno lo stesso profilo di rischio; ma è molto difficile valutere il "livello" giusto per ciascuno. Decidere in base alle esigenze delle economie, se può apparire corretto, vanificherebbe però tutti gli sforzi fatti dalla Bce, per esempio con gli Omt, per evitare che i Paesi meno "virtuosi" vengano premiati.
Il credito all’economia
Diversi strumenti sono immaginabili per intervenire direttamente sull’economia reale. La Bank of England ha usato i Funding for lending, che offre tassi più convenienti alle banche che fanno prestiti. L’esperienza mostra però che incentivare i prestiti verso una categoria di attori economici, per esempio le piccole e medie imprese, porta a disincentivare i prestiti verso altri, per esempio le famiglie. La Bce parla da tempo di creare - ma è un progetto di medio periodo - un mercato di Asset backed securities (Abs) del tipo più semplice (i plain vanilla) che diventino "pacchetti" di prestiti bancari, che abbiano un rating, possano avere un prezzo e possano quindi essere scambiati: che siano quindi prodotti sufficientemente standardizzati.
R.Sor.