Tiberio Fusco, Libero 7/2/2014, 7 febbraio 2014
MAMMA CHIAMBRETTI – [PIERO A 4 ANNI IMITAVA LE KESSLER E VOLEVA DIVENTARE NOSCHESE]– «Minuscoli frammenti di vita collezionati uno per uno come ciottoli di fiume sdrucciolano su gioco di parole»
MAMMA CHIAMBRETTI – [PIERO A 4 ANNI IMITAVA LE KESSLER E VOLEVA DIVENTARE NOSCHESE]– «Minuscoli frammenti di vita collezionati uno per uno come ciottoli di fiume sdrucciolano su gioco di parole». Non è una poesia di Alda Merini ma di Felicita Chiambretti, la mamma di Piero. Ha appena pubblicato un libro di poesie dal titolo Farfalle di verso che è stato presentato sia al Circolo dei Lettori di Torino che alla Milano Art Gallery. Il filosofo Antonello Devita, figlio dell’indimenticabile maestro musicale Toni, ha definito la sua figura e la sua opera «mitologia dell’anima». È veramente unica e originale questa signora torinese: ha già recitato una sua poesia («Il ragazzo degli aquiloni») in televisione nella serata che Massimo Giletti dedicò a Mino Reitano su Raiuno. Anni prima aveva scritto i testi per un disco, «New wonderful life»: quando Pippo Baudo li ascoltò se ne invaghì e la convocò, Felicita si presentò ballando con un lungo vestito rosso e raccontò il suo passato di ragazza madre. Donna moderna, vivace, ma più riflessiva del figlio Piero che definisce «un umorista delicato». «Con il gruppo “The Red Branch”, negli anni ’90, partecipai anche al Fringe Festival di Edimburgo dove presentammo una selezione del nostro repertorio – ricorda - Tra il pubblico vi era anche Piero che riprese lo spettacolo con la sua microcamera». Le piacerebbe partecipare un giorno al Festival di Sanremo con una canzone scritta da lei? «No. Il Festival mi dà l’impressione di un’arena dove tutti vanno un po’ al massacro. A Sanremo preferisco l’aria che si respira nei piccoli, polverosi teatri underground dove ogni artista può esibirsi liberamente senza dover sostenere processi di terzo grado. Comunque quest’anno ascolterò il Festival su Radiodue dove Piero condurrà una diretta». Quando rivedremo Chiambretti in tv? «So che sta pensando a un nuovo programma ma lui pensa di andare in onda solo quando l’avrà definito bene. È un perfezionista e lo capisco». Lei è nonna ma ha lo spirito di una ragazzina. Ha dedicato anche una poesia a sua nipote Margherita, la figlia di Piero. «Sì. Le ho scritto questi versi: “Esalta l’azzurro fiordaliso la tua corona di petali dal roseo incarnato che si colorano d’aurora”». Come nasce questa operazione editoriale? «Piero ha fatto stampare il libro a sue spese e il devoluto va in beneficienza all’Ospedale Candiolo di Torino per la ricerca sul cancro. Insieme ci siamo occupati della grafica e la carta è molto raffinata, bella da sfogliare e da leggere». Quali versi dedicherebbe a Piero? «Quelli del Premio Nobel Mario Vargas Llosa: “Nella vita, figlio, non lasciare che nessuno ti metta i piedi in testa”. Tra le mie poesie sceglierei, invece, questa strofa: “Funamboli caduti da chimerici trapezi mutano movenze al mercato dei ciarlatani mostrano vuote vanità”». Cosa farà da grande Chiambretti? «Io penso che, quando abbandonerà la tv, si concentrerà sul versante spirituale e diventerà un piccolo guru. Anch’io, da tempo, studio filosofia orientale. Attualmente mi sono soffermata sul buddismo tibetano, la cui disciplina è un comportamento che tutti dovrebbero seguire ». Com’era Piero da bambino? «A 4 anni imitava le gemelle Kessler e Gino Bramieri. Era un patito di Rita Pavone. Si vestiva da sceicco bianco. Voleva diventare Alighiero Noschese e piangeva tutti gli anni davanti alla tv quando il suo biglietto non vinceva niente. All’età di 10 anni, con una Lettera 32, incominciò a scrivere un romanzo giallo. A scuola, però, non si è mai applicato. La prima elementare l’ha fatta in una scuola torinese gestita da suore francesi che tenevano molto al galateo. La madre superiore voleva che ogni mattina i suoi alunni si togliessero il cappellino e le facessero un inchino. Invece Piero si dimenticava regolarmente o si rifiutava e finiva sempre dietro la lavagna». Il complimento più bello che le ha fatto suo figlio? «Quando avevo 20 anni mi ha detto: “Sei una piccola, grande donna”. Mi ha ripagato di tutti i sacrifici che io ho fatto per lui. L’ho concepito giovanissima e per questo siamo cresciuti insieme, ascoltando le stesse musiche: in particolare i Beatles e De Andrè. Ora mi apprezza come poetessa e dice che sono una mamma d’arte». Quando viene a trovarla cosa gli cucina? «Non è difficile cucinare per Piero perché lui mangia quasi sempre spaghetti al pomodoro e basilico. Piuttosto come ogni bravo artista non sa cuocere nemmeno un uovo, non sa pagare una bolletta e non sa nemmeno quando scade il bollo della sua auto. Sono io, come sua segretaria personale, a provvedere a tutte queste cose. Nel frattempo, quando mi viene l’ispirazione, scrivo versi».