Alberto Crespi, l’Unità 7/2/2014, 7 febbraio 2014
SE FACEBOOK MI CENSURA
CREDO SIAUN GRANDE ONORE, E FORSE UN RECORD, ESSERE CENSURATO DA FACEBOOK senza averci mai messo piede. Chi scrive, infatti, non ha un profilo Facebook e, dopo quello che è successo ieri, può tranquillamente comunicare a Zuckerberg & soci che non l’avrà mai. Hanno perso un potenziale cliente, ma ne hanno tanti: se ne faranno una ragione.
È andata così. Qualche giorno fa abbiamo scritto per il sito online dell’Unità mi pezzo che ricostruiva molto parzialmente la storia del Festival di Berlino, che è cominciato ieri con il film The Grand Hotel Budapest di Wes Anderson. I colleghi dell’edizione online l’hanno pubblicato sul sito corredandolo con una «gallery» di fotografie, sia di film citati nel testo, sia di pellicole che sono invece in programma nell’edizione di quest’anno. Una di queste era Nymphamaniac di Lars Von Trier, di cui si parla e straparla da mesi. Ormai lo sanno anche i neonati: è la storia dell’ossessione erotica di una donna (Charlotte Gainsbourg) girata dal regista danese in due versioni, una soft e una hardcore. Nella seconda, per altro, tutti (o quasi) gli attori «sembrano» compiere atti sessuali autentici, ma sono stati «doppiati» nelle scene hard da attori porno professionisti. Un trucco digitale persino lievemente inquietante: l’applicazione dei computer al cinema permetterebbe di girare film porno anche con attori e attrici scomparsi o ignari, a loro insaputa. Ma questa è un’altra storia. La foto che compariva sul sito www.unita.it non era pornografica, non mostrava organi sessuali in azione. Ma Facebook l’ha censurata, inviando al sito del nostro giornale una mail in cui si diceva che la pagina veniva bloccata perché non corrispondente «agli standard qualitativi» del social network.
Ammetterete che è una curiosa contraddizione: un sito «sociale», che dovrebbe essere libero e aperto ad ogni contributo, che le persone usano per scambiarsi informazioni, immagini, commenti si sente in dovere di censurare una foto che in questi mesi (da quando Nymphomaniac è uscito in Francia, in Danimarca e in altri paesi, nei giorni intorno a Natale 2013) è ampiamente visibile su tutti i siti specializzati di cinema del mondo. Che ne pensate, lettori che magari su Facebook siete attivi e presenti?
A chi scrive, lo ribadiamo, la cosa importa meno di zero: non frequentiamo quel sito e se dobbiamo cercare una foto, o contattare un essere umano, usiamo altri mezzi. Ma per il sito di un giornale, che ha necessità di essere «condiviso» su Facebook per raggiungere il massimo numero di lettori, è una censura intollerabile. Se la rete è così, non è affatto libera. Se per frequentare i grandi siti made in Usa, come Facebook o Google, bisogna essere bacchettoni e stare attenti a non violare le regole del «politicamente corretto», siamo messi male. Scatta automaticamente il «non mi piace», per rimanere al gergo del sito. Un conto è bloccare gli insulti, che per altro in rete volano liberi come uccellini. Ma la foto di un film è equiparabile a un’opera d’arte: è vietato vietarla. Ma forse il motivo è un altro. Forse, in un sito creato da uno studente ebreo come Zuckerberg, è proibito parlare di Lars Von Trier per le sue dichiarazioni antisemite rilasciate a Cannes ai tempi di Melancholia. Fateci sapere, amici di Facebook: se è così, ne possiamo parlare.