Umberto Eco, L’Espresso 7/2/2014, 7 febbraio 2014
SILENZI, VOCIFERAZIONI, BIVACCHI
Tacere e Parlare. Non vorrei che questa rubrica diventasse la sede di un dialogo continuo con Eugenio Scalfari per non trasformarsi in un caso di “insider trading”, ma mi permetto un’ultima postilla allo scambio iniziato alcune settimane fa. Nel suo ultimo “Vetro soffiato” Scalfari ricordava che nei tempi antichi la comunicazione era eminentemente orale, anche se già si profilavano, con l’invenzione della scrittura, elementi di cultura silenziosa. Però annotava che per arrivare a una cultura veramente silenziosa bisognava attendere il Rinascimento, e l’invenzione della stampa, e mi ha fatto venire in mente Machiavelli, che a sera vestiva panni curiali e si ritirava a dialogare in silenzio con i grandi del passato. Di lì lo sviluppo delle culture silenziose di cui il rapporto con l’informazione “on line” ha accentuato i connotati (parlano ormai solo la tv e il cinema). Vorrei osserVare che il silenzio inizia prima, quando sant’Agostino (Confessioni VI, 3,3) si accorge che quell’uomo formidabile che era sant’Ambrogio “quando leggeva, i suoi occhi passavano da una pagina all’altra… mentre la sua voce e la sua lingua riposavano”. Il che significa che sino ad allora si compitava ancora ad alta voce (e per forza, di fronte a manoscritti pieni di abbreviazioni, e spesso compitiamo anche noi quando cerchiamo di decifrare una lettera mal scritta a mano). È dunque dai tempi di Agostino (fine quarto secolo) che inizia la vicenda di una classe colta che legge in silenzio. Le cose rimangono ovviamente diverse per le classi popolari, che non leggono né in silenzio né ad alta voce (tranne molti protestanti che saranno iniziati alla lettura della Bibbia, e gli ebrei, popolo del libro per eccellenza). E per i non leggenti, valevano ancora le declamazioni e dei cantastorie e dei predicatori – e si pensi che ancora nell’Ottocento, furoreggiando i grandi romanzi d’appendice, gli inquilini di un caseggiato si riunivano ad ascoltare il portiere o qualcun altro che sapeva leggere, e raccontava la storia. È dunque solo con l’avvento del computer che tutti vengono addestrati a leggere in silenzio. Forse i vecchi preferiscono ancora la vociferazione radiotelevisiva, ma i giovani dialogano taciti con lo schermo. Di lì la solitudine di cui parlava Scalfari due “Vetri” fa. Ma cosa sta succedendo? Che questa massa enorme di condannati al silenzio (di cui non sanno sfruttare le bellezze come sapeva Machiavelli) sentono un bisogno di parlare e di udire voci. E tutto il tempo che non stanno davanti al computer parlano al telefonino, per strada, in treno, al gabinetto (credo, anche se non ho mezzi di controllo), ossessivamente, specie se di argomenti irrilevanti. La vociferazione perduta rientra da un’altra parte. indoVinala grillo. “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli.” Chi l’ha detto? Mussolini, nel discorso del 16 novembre 1922, mentre s’insediava alla Camera dopo la marcia su Roma. Osservo che, forse per rispetto di quell’aula, Mussolini non l’ha trasformata in un bivacco per i suoi manipoli. L’ha semplicemente chiusa. Non è che fosse meglio, ma era più pulito. Nei decenni a seguire c’è stato un solo movimento che ha contestato i diritti del parlamento, ed è stato quello dei gruppi extraparlamentari. Decisi a fare la rivoluzione, non hanno voluto presentarsi ad alcuna elezione ed entrare in quell’aula, preferendo occupare le università, le fabbriche, le piazze, evidentemente ritenendo inutile e (diciamolo) sciocco ambire a entrare in un parlamento che intendevano distruggere e al quale avevano negato ogni legittimità. Ora le vicende recenti dei 5 Stelle ci mettono di fronte a una pratica inedita. Ecco un movimento che non si vuole extraparlamentare, che si presenta alle elezioni, che vanta un consenso elettorale, ma poi delegittima quel parlamento, in cui è entrato con tutti gli onori, trasformandolo in un bivacco di manipoli. Evidentemente c’è una contraddizione, perché un parlamento ridotto a un bivacco di manipoli delegittima anche i bivaccatori che hanno ambito a diventarne membri. Un poco la storia del signore che si evira per far dispetto alla moglie.