Riccardo Bocca, L’Espresso 7/2/2014, 7 febbraio 2014
ALZATI, AUDIENCE
Applausi. A prescindere. Per non piangere. O perlomeno, per non immalinconirsi di fronte all’inutilità di certe produzioni tv. L’Italia ciondola nello sfascio ultracronico? L’Italia sbatte quotidianamente contro la molestia e pure modestia delle consorterie politiche? La cara Italia, insomma, non si desta proprio per niente? E allora evviva, celebriamo chi la sera ci fa pensare ad altro. Anche se quest’altro, s’intenda, ha la consistenza tipica del fumo fuori dalla finestra. D’altronde “Il tredicesimo apostolo”, ogni martedì sera su Canale 5 alle 21.10, non sembra abbia ambizioni di passare alla storia. Gli basta, più ragionevolmente, passare allo share, che a quanto pare ripaga una serie dove l’Impossibile impera a tutto campo. Protagonista è un sacerdote interpretato da Claudio Gioè e dotato di una curiosa caratteristica: riuscire ad afferrare anima e corpo dei morenti, e ricondurli con affetto sul pianeta dei vivi. Quanto basta perché si trovi al centro di uno scontro in cui lui stesso è l’oggetto conteso, con la Chiesa dei presunti buoni schierata da una parte, e dall’altra una congregazione che trama nell’ombra. Va da sé che, in un intreccio di cotanto splendore, non manca poi il sostegno di una presenza femminile, ovvero Claudia Pandolfi nelle vesti di una psicologa agitata h24. Il che consente, puntata dopo puntata, di elaborare intrecci oltre il confine del paradosso. Basti pensare, ad esempio, al guaritore che sotto un tendone da circo ripara malati a cottimo, o alla suorina fulminata da sanguinolente stimmate. Uno spasso, se il presupposto è quello di accantonare il grigiume della cronaca peninsulare. Un po’ meno, invece, se si dovesse sul serio entrare nel merito, e analizzare il senso di una simile offerta.