Gianfrancesco Turano, L’Espresso 7/2/2014, 7 febbraio 2014
CELLINO LIVE AT LEEDS
Anche per gli standard del calcio Massimo Cellino, 57 anni, moglie, tre figli, di cui uno passato per l’Isola dei famosi, e una Ferrari F116, è un personaggio a forti tinte. Del proprietario del Cagliari si può leggere che è ragioniere, chitarrista rock, presunto re del grano, ipotetico laureato honoris causa in Economia alla Columbia university (riconoscimento che l’ateneo di New York neppure prevede), residente a Miami dal 2005, due volte condannato per truffe agricole, arrestato a marzo dell’anno scorso per il pasticcio dello stadio nuovo e vicecampione italiano di licenziamento dell’allenatore con 36 vittime contro le oltre 50 di Maurizio Zamparini che, però, è più anziano, è nel calcio da più tempo e attualmente è in serie B.
Proprio la serie B è la nuova passione di Cellino. Non quella italiana, quella inglese che, fin dal nome di Championship, è stata ripulita dall’aria di fallimento che si porta appresso la serie cadetta nostrana. Cellino punta al Leeds united, una grande decaduta del football con l’ultimo scudetto vinto nel 1991-1992 ossia un anno prima che Cellino stesso comprasse il Cagliari dalla famiglia Orrù. Non esiste in Italia un esempio equivalente al club dello Yorkshire, che è tuttora accreditato del settimo posto assoluto in Inghilterra come numero di tifosi e che gioca in uno degli stadi più famosi del Regno Unito (Elland road). Proprio l’impianto di Elland road, costruito nel 1897, è stato ceduto dal club ai tempi della crisi finanziaria che dieci anni fa ha tolto i bianchi dal paradiso economico della Premier league. Un paradiso che Cellino intende riconquistare in fretta.
Il suo impatto sulla Championship, dove già navigano con risultati mediocri i Pozzo, proprietari dell’Udinese e dell’ex club di Elton John Watford Fc, è stato caratteristico. La settimana scorsa, ancor prima della sua partita d’esordio da boss, ha licenziato l’allenatore Brian McDermott salvo riassumerlo dopo una vittoria per 5-1 su pressione dei tifosi, che sbarravano la strada ai taxi chiamati da Cellino, e dei proprietari uscenti, un gruppo di investitori misteriosi con base a Manama in Bahrein, il paese del Golfo più influenzato dall’Iran, e con subholding quotata alla Borsa di Dubai.
Parlando di misteri, l’elenco è solo all’inizio. L’operazione di compravendita è stimata in 50-60 milioni di sterline o forse di dollari americani o magari di euro che Cellino, al momento, non ha versato rimettendo in corsa la cordata dell’ex Manchester United Mike Farnan.
Fra le attività mantenute da Cellino in Italia nulla consente un investimento all’altezza della transazione con gli arabi. La capogruppo di Cellino, chiamata Eleonora immobiliare dal nome della madre e della terzogenita, controlla soltanto il club portato allo scudetto da Gigi Riva. È vero che il Cagliari in serie A è un discreto affare. La contabilità recente è grosso modo in equilibrio: 2 milioni di perdite nel 2011, 2,5 milioni di utile nel 2012 e nel 2013 un nuovo rosso contenuto (1 milione di euro) con buone prospettive di guadagno per il 2014 dopo la recente cessione alla Roma di Radja Nainggolan, un’operazione che da sola vale 18 milioni di euro.
È vero anche che il Sant’Elia è uno stadio fantasma con poche migliaia di presenti per i lavori di ristrutturazione e che per un periodo i calciatori rossoblù hanno dovuto giocare le partite in casa a Trieste davanti a qualche centinaio di ultras, gli stessi che a marzo del 2013 hanno accompagnato la detenzione di Cellino con una guardia d’onore sotto le finestre del carcere cagliaritano di Buoncammino.
Ma i diritti televisivi, pane e companatico soprattutto per i piccoli club, arrivano a 35 milioni di euro all’anno e, con il nuovo contratto garantito da Infront, supereranno i 40 milioni. Non male per una società che paga gli stipendi puntualmente, l’affitto del centro sportivo di Assemini molto puntualmente alla moglie del presidente Francesca Boero e l’affitto dello stadio al Comune un po’ meno puntualmente tanto che il sindaco Massimo Zedda ha dovuto ricorrere a un pignoramento per 2 milioni per recuperare anni di arretrati tollerati dalle giunte di centrodestra.
Cellino, però, non si accontenta. Tramontato il progetto dello stadio nuovo, l’imprenditore ha deciso di fare in un altro modo il salto di qualità. Con il Leeds, appunto. E visto che il calcio è globale quanto la finanza, si è basato su un ragionamento di tipo finanziario. Numeri alla mano, il Cagliari in serie A non rende quanto un Leeds promosso in Premiership. Essere ammessi all’Eldorado del calcio mondiale comporta incassi mirabolanti anche senza il seguito di tifosi che il Leeds invece ha. Secondo stime realizzate dalla Deloitte nel 2013, la promozione dalla Championship alla Premier league vale 120 milioni di sterline. La metà dei soldi arriva da diritti televisivi saliti fino alla cifra complessiva record di 3 miliardi di sterline dopo un contratto segnato dai rilanci del nuovo broadcaster British telecom. In aggiunta a questo, basta soltanto un anno in prima divisione per disporre, in caso di retrocessione, di un paracadute che vale 48 milioni di sterline distribuite sui quattro anni successivi ma bancabili immediatamente, come lo sono i diritti tv che i presidenti della serie A italiana sono abituati a scontare allo sportello con larghissimo anticipo.
Sull’aspetto cash Cellino ha glissato. Ha invece annunciato di volere ricomprare sia Elland road sia il centro sportivo di Thorp Arch, entrambi ceduti dal club nel momento della crisi.
Detto questo, il montaggio finanziario dell’operazione Leeds united versa nell’oscurità. Sembra certo che Cellino, con la sua Eleonora sports limited, sia il capo di una cordata tanto quanto lo è l’attuale presidente dei bianchi dello Yorkshire, Salah Nooruddin, che è arrivato meno di due anni fa nel quadro di un’operazione puramente speculativa. Gli addetti ai lavori favoleggiano di alleanze fra Cellino e altri grandi manager della serie A protette dal segreto societario dei Caraibi, a poche miglia dalla costa di Miami.
Per adesso nei dintorni dell’Elland road si è visto in compagnia di Cellino il procuratore Claudio Vigorelli, che aveva già piazzato l’ex interista Davide Santon nella rosa dell’altra grande dello Yorkshire, il Newcastle united. Il mancato rispetto della finestra del mercato invernale (31 gennaio) ha impedito a Cellino di trasferire a Leeds un gruppo di calciatori italiani di sua fiducia oltre che, per ora, il nuovo allenatore Gianluca Festa, cagliaritano, ex bandiera del Cagliari e very fluent in geordie, il dialetto dello Yorkshire, dopo 136 partite con la maglia del Middlesbrough. Al momento, l’unico pezzo di importazione italiana nei ranghi dei bianchi è Andrea Tabanelli, ex Cesena.
Con tutto il rispetto, è un po’ poco per pensare di riuscire nell’assalto alla Premier già da questa stagione, anche perché la posizione attuale del Leeds non incoraggia all’ottimismo. La squadra vivacchia a metà classifica ed è più vicina al rischio della zona playout che non ai quattro posti dei playoff. I tifosi si sono già messi di traverso. Il consiglio comunale pure. La Football league, la lega del calcio inglese, invece ha spalancato le porte al figlio di Ercole Cellino, self-made man dell’industria granaria sbarcato in Sardegna da Torino negli anni Cinquanta. L’"owners and directors test" ha dichiarato il proprietario del Cagliari "fit" ossia idoneo a guidare un club inglese per requisiti economici e morali. Nel giudizio finale haprevalso l’aspetto finanziario. Non che Cellino sia carente sotto il profilo morale. Arresti e condanne non gli hanno impedito di essere qualche anno fa responsabile del codice etico della Federcalcio. E se è "fit" in Italia, chi sono a Leeds per giudicare?