Silvia Gigli, l’Unità 6/2/2014, 6 febbraio 2014
«BOCCA DI ROSA» A REGGELLO MOGLI CONTRO GIRO DI SQUILLI
«Il furto d’amore sarà punito dall’ordine costituito» cantava il grande Fabrizio de Andrè. La sua Bocca di rosa, generosa dispensatrice d’amore, veniva cacciata dal paesino di Sant’Ilario dopo che le comari avevano scoperto la sua nemmeno troppo nascosta vocazione. Lo stesso è accaduto, qualche giorno fa, a due ragazze nigeriane di trent’anni che dispensavano i loro favori nel piccolo centro di Vaggio, frazione di Reggello, un comune alle porte di Firenze. Ma loro, purtroppo, non sono state seguite da una processione di addolorati clienti. Il fatto ha comunque scatenato contrastanti passioni nel piccolo centro fiorentino. Da una parte l’ira e l’indignazione delle mogli che hanno scoperto la tresca, dall’altra l’ilare curiosità di tutti gli altri compaesani.
Il ‘furto d’amore’ avveniva in una casa di appuntamenti che si trovava in un condominio nella piazza principale di Vaggio. A scoprire il losco commercio sono state alcune donne che, tormentate dal sospetto che i loro mariti fossero clienti delle due signorine, hanno prontamente deciso di contattare i carabinieri. Gli uomini dell’Arma hanno quindi fatto irruzione nella casa dell’amore e l’hanno posta sotto sequestro. Le indagini purtroppo hanno svelato una realtà molto meno poetica di quella narrata da de Andrè.
Le due giovani nigeriane erano infatti alle dipendenze di un loro connazionale di 39 anni che è stato arrestato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Era stato lui ad aver affittato l’appartamento di Vaggio nel quale faceva prostituire le ragazze. I carabinieri hanno scoperto che l’uomo andava ogni giorno in un ufficio postale della zona dove versava su una carta prepagata l’incasso del lavoro delle due giovani, che erano costrette a prostituirsi dalle 7.30 del mattino fino a tarda sera.
CARABINIERE INFILTRATO
I timori delle mogli di Reggello sono stati confermati anche dalle numerose segnalazioni che erano arrivate ai militari dalle famiglie di Vaggio, infastidite dal continuo via vai dall’appartamento, che, ironia della sorte, si trova in una palazzina vicina ad una scuola elementare. A sollevare il velo sul giro di prostituzione ci ha pensato un carabiniere della compagnia di Figline che ha contattato il sito di appuntamenti a luci rosse al quale era collegata la casa di Vaggio e, fingendosi un cliente, ha fissato un incontro. Una volta arrivato dentro l’abitazione, insieme a lui sono entrati anche i colleghi che hanno messo fine alla storia.
I clienti delle due nigeriane erano perlopiù impiegati e operai, arrivavano lì da tutto il Valdarno in maniera particolare da Figline, Incisa, Montevarchi e Terranuova Bracciolini. Si fermavano per un incontro a luci rosse, come è ovvio, soprattutto negli orari di uscita da lavoro, tra le 14 e le 18, prima di rientrare a casa dalle proprie famiglie. Ciascun appuntamento hot durava circa un quarto d’ora e il costo delle prestazioni oscillava dai 50 ai 100 euro. Nel corso della perquisizione nella casa dell’amore sono stati trovati anche circa 200 profilatici e qualche gadget erotico.
Un nigeriano arrestato per aver fatto prostituire due connazionali Tra i clienti operai e impiegati
Nelle settimane che hanno preceduto il blitz, i clienti che uscivano da quella casa avevano trovato ad aspettarli i carabinieri in borghese. Dopo alcuni momenti di esitazione, tutti avevano ammesso di aver intrattenuto rapporti con una prostituta in quell’appartamento al primo piano. Hanno poi spiegato ai carabinieri che prendevano appuntamento chiamando un numero di telefono cellulare, a cui rispondeva il trentanovenne poi arrestato. Quel numero si trovava facilmente sugli annunci pubblicati su alcuni quotidiani locali e su un sito specializzato in incontri hard. Nell’inserzione pubblicitaria si potevano leggere frasi del genere: “Firenze-Reggello... Ragazza americana chocolatino fondente caldissima amante uomini italiani, ti farò impazzire”. I soldi guadagnati con le prestazioni venivano divisi a metà tra il nigeriano e le due ragazze. Il proprietario della casa, che era stata regolarmente affittata al nigeriano, aveva già denunciato ai carabinieri ciò che accadeva. I suoi sospetti sono stati poi confermati dalle proteste dei residenti e delle mogli, le vere artefici della rivolta contro le due Bocca di rosa.