Caris Vanghetti, Panorama 6/2/2014, 6 febbraio 2014
IO CHE LI CONOSCO BENE VI SPIEGO PERCHÉ I GRILLINI HANNO PERSO LA TESTA
Vissuto da dentro, il Movimento 5 Stelle fa scoprire diverse cose. Per esempio, la piena consapevolezza che le iniziative parlamentari, qualsiasi esse siano, non avranno mai sulla stampa il risalto voluto. Perché? Le ragioni principali sono due: l’oggettiva impossibilità per i grillini di conseguire risultati rilevanti; l’avversione dei grandi media nei loro confronti. Le uniche volte in cui i mezzi d’informazione «coprono » mediaticamente l’attività pentastellata è quando i parlamentari dicono o fanno cose surreali, che non stanno né in cielo né in terra e si prestano a essere strumentalizzate.
La premessa serve per comprendere quanto sta accadendo in Parlamento. I grillini, è chiaro, sono scoppiati. Da quasi un anno abitano i palazzi del potere ma restano prigionieri di se stessi e della dottrina Casaleggio-Grillo: nessun accordo con gli altri partiti fino alla loro completa scomparsa. Ma una cosa è dirlo rimanendo in un comodo ufficio, lontano dall’agone politico, come è d’uso per i due fondatori del Movimento; un’altra è stare a Montecitorio e Palazzo Madama, anche molte ore al giorno, senza poter concludere nulla di rilevante. Dal loro punto di vista è naturale se sei minoranza e la classe politica tradizionale non ci pensa proprio a estinguersi.
E anche quando rari parlamentari di buona volontà riescono a portare a casa qualche risultato, magari accordandosi in commissione con le altre forze politiche, evitano di pubblicizzarlo. Altrimenti succede come con i senatori Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, che votarono a favore dell’eliminazione del reato di immigrazione clandestina. E se la sono vista brutta, subendo la sconfessione da parte di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, tra riunioni strazianti per valutare l’accaduto, giornalisti maramaldeggianti e interminabili processi sul tribunale di internet, i terribili meetup.
L’ultimo a scottarsi è stato il deputato Tommaso Currò, la cui posizione è finita al vaglio dei colleghi per avere delineato, nel suo collegio elettorale, un’area marina protetta. Bene, solo che l’ha fatto insieme a deputati di altri schieramenti. Risultato: i grillini stanno decidendo se espellerlo dal gruppo parlamentare. Non è l’unico. Sarebbero in arrivo altre espulsioni. Chi ha visto, racconta che Riccardo Nuti e Giulia Grillo, addirittura in aula, stavano preparando un dossier con i comportamenti censurabili tenuti da Francesco Campanella, altro senatore pentastellato in rotta di collisione. Intanto, però, i partiti tradizionali continuano a fare ciò che hanno sempre fatto. Spesso gli affari loro, naturalmente, ma anche cose cavalcate dai pentastellati. Il risultato è che le idee grilline le realizza qualcun altro e se ne prende il merito. Mentre loro restano lì, immobili, a rodersi il fegato.
A tutto questo va aggiunta l’insofferenza. Ogni giorno i grillini lavorano a fianco a fianco con i politici tradizionali, che non sopportano, ricambiati. Dal lato pentastellato, alla base di questa idiosincrasia, c’è un fatto: molti parlamentari, a digiuno di diritto ed economia, spesso non capiscono a pieno la portata dei provvedimenti in esame. E questo li rende diffidenti e scontrosi. Viceversa, i politici tradizionali si innervosiscono perché i 5 stelle perdono tempo su questioni obiettivamente inutili.
Emblematico è l’approccio avuto con il decreto che ha rivalutato le quote detenute dalle banche nel capitale di Bankitalia. Il Movimento lo ha definito un regalo alle banche, osteggiandolo duramente. Il regalo, è evidente, c’è stato. Ma è servito a rafforzare gli istituti italiani in attesa degli stress test europei, oltre che reperire i fondi per la cancellazione della seconda rata dell’Imu. I grillini non arrivano nemmeno a valutare che, in caso di fallimento delle nostre banche, a pagare sarà la collettività, con costi ben più elevati quando le ricapitalizzazioni si fanno in condizioni di emergenza.
Così, mostrandosi prevenuti, molti pentastellati si ritrovano isolati, dimostrandosi non sempre all’altezza rispetto ai problemi italiani. Provocandone ulteriori fra di loro. In breve definibile come «sindrome da accerchiamento ». La ghigliottina imposta dal presidente della Camera, Laura Boldrini, sul decreto Imu-Bankitalia è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perciò i pentastellati sono esplosi: rabbia e frustrazione hanno sortito i loro effetti visibili.
Questa è la verità: tra i grillini quell’episodio va letto come uno sfogo. Ma per il «regista» di tutto, Casaleggio, si tratta di un successo perché 5 stelle è tornato a occupare le prime pagine. Poco importa se il messaggio non è esaltante, conta solo che se ne parli. Fino alla scorsa estate, infatti, il Movimento finiva in televisione qualsiasi cosa facesse. Poi, è scomparso. Da qui la necessità di una linea che restituisse visibilità. Il commento fatto da Alessandro Di Battista alla sua performance alle Invasioni barbariche lo spiega perfettamente: «Buona la padronanza del mezzo televisivo, ma adesso bisogna lavorare un po’ sui contenuti».
D’altronde, questa al momento è l’unica strategia possibile. In giro ci sono milioni di persone disgustate dalla politica, disposte più a pensare ai grillini come vittime dei media cattivi piuttosto che come persone arrabbiate, prive degli strumenti necessari per cambiare concretamente le cose.
Meno chiaro è se questa strategia è nota a tutti i parlamentari. La linea, appunto, la dà Casaleggio. I parlamentari che manda in tv sono circa una decina, sempre gli stessi, a lui fedelissimi. Per questo, il malcontento degli esclusi da questa cerchia ristretta si fa sentire. Al Senato sono almeno sei quelli che criticano apertamente la strategia del guru e dei suoi comunicatori; alla Camera lo scontento è più nascosto ma ugualmente radicato. E, dopo la gazzarra, l’atmosfera è destinata ad appesantirsi. Pesano i commenti prodotti dai presidenti della Repubblica, del Consiglio e della Camera, Giorgio Napolitano, Enrico Letta e Laura Boldrini, con quest’ultima che ha definito «potenziali stupratori» i cretini che gliene hanno dette di tutti i colori sul blog di Grillo. Il sentore è che se la politica tradizionale continuerà a metterli nell’angolo potrebbe accadere quanto già successo il 22 aprile 2013, in occasione della rielezione di Giorgio Napolitano: migliaia di cittadini a circondare la Camera rispondendo all’appello di un Grillo che parlò di colpo di Stato: la risposta delle persone fu impressionante.
Nei palazzi della politica quel giorno è stato vissuto con terrore. Nessuno si fece male, vero, ma solo perché tutti i parlamentari del Movimento si mischiarono alla gente per invitarla alla calma, mettendo una pezza all’imprudenza di Grillo. Furono giorni tesi per tutti, giorni in cui l’allora capogruppo Roberta Lombardi riceveva puntuali minacce di morte pur senza occuparsene «per evitare di perdere tempo in cose inutili». Adesso, invece, in casa grillina si fa a gara per alzare la tensione.
I consigli «ufficiali» di Grillo ai suoi deputati («Ora siate più gentili») non rappresentano la strategia reale di comunicazione. È intuibile dal fatto che i due membri del gruppo di comunicazione del movimento – l’ex concorrente del Grande fratello, Rocco Casalino, e il suo capo Claudio Messora – hanno rispettivamente attaccato Daria Bignardi e Laura Boldrini. La prima sarebbe colpevole di avere chiesto ad Alessandro Di Battista di commentare le passate simpatie fasciste del padre; la seconda di avere definito «potenziali stupratori» coloro che avevano commentato un video che la riguardava sul sito di Grillo.
Insomma, quando arriveranno in aula la legge elettorale e la riforma del regolamento della Camera, la tensione sarà ancora peggiore rispetto al giorno della rielezione di Napolitano. Perché la crisi economica si è aggravata, la gente sta peggio e basta una scintilla, anche casuale, provocata da chiunque, per infiammare le piazze. Persino il potere taumaturgico dei 5 stelle potrebbe non bastare più a sedare gli animi.
Caris Vanghetti
ex responsabile comunicazione e relazioni istituzionali del Movimento 5 stelle alla Camera