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 2010  agosto 04 Mercoledì calendario

CORTINA. IL CRISTALLO VALE POCO PIÙ DI UN GARAGE. IL SINDACO: «NON VENDEREMO MAI»


[foto in allegato]

BELLUNO (4 agosto) - Il monte Cristallo per il demanio dello Stato vale 259 mila euro. È la cifra riportata nell’elenco dei beni da dismettere, in questo caso da passare alle amministrazioni comunali. Dal punto di vista venale, è un importo limitato: nel centro di Cortina, il Comune pensa di vendere posti auto sotterranei a 150 mila euro l’uno, come base d’asta.

«Il mio amore per questi posti mi impedisce di farne una stima - sbotta Antonella Fornari, alpinista e scrittrice - non riesco a pensare di convertire questo patrimonio, che l’Unesco ha stabilito essere dell’intera umanità, in denaro. Non capisco questa operazione. Va bene l’immobile, la vecchia caserma dismessa, ma come si fa, per una montagna? Non si può quantificare la sua bellezza, la sua storia, il simbolo che rappresenta, di una cultura, di una terra. Oggi, al mondo, tutto deve avere un prezzo, una proprietà. Invece dovremmo essere talmente maturi da prenderci tutti in carico tutto il patrimonio dell’umanità». Alla storia si rifà Siro Bigontina, coordinatore del comitato referendario di Ampezzo, Colle e Livinallongo, per il cambio di regione, tra i primi ad attivarsi perché lo Stato italiano restituisse a questi tre comuni la proprietà delle montagne: «Speriamo ci vengano restituite presto, che venga resa giustizia alla nostra gente. Sarebbe una beffa, se i nostri comuni dovessero comperarsi le crode che ci hanno portato via, novant’anni fa, alla fine della Prima guerra mondiale».

A rassicurare tutti ci pensa il sindaco di Cortina. Le Dolomiti sono «casa nostra e il luogo dove vogliamo che crescano anche i nostri figli e i nostri nipoti. Siamo noi a rappresentare la massima garanzia possibile, non qualche alto funzionario del Demanio» afferma oggi il sindaco di Cortina d’Ampezzo, Andrea Franceschi. Precisando che «è assolutamente impossibile quantificare il valore delle montagne più belle del mondo» e sottolineando che «le cifre sono soltanto nominali e che non sarà previsto alcun esborso da parte del Comune», Franceschi ricorda che la Dolomiti alla fine della prima Guerra Mondiale «passarono allo Stato Italiano come bottino di guerra e dopo quasi un secolo è più che giustificato che ritornino in capo ai legittimi proprietari. Oltre a questo - annota - bisogna ricordare che la cura e la manutenzione dei territori in questione nel corso del tempo non è mai stata fatta dal Demanio ma da gruppi locali quali le Guide Alpine o il Cai e grazie alla disponibilità di molti volontari».