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 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

CARCERI, A SAN VITTORE È ALLARME PSICHIATRIA

I lavori di ristrutturazione del II e IV raggio del carcere di San Vittore, chiusi ormai da tempo, non partiranno nemmeno que­st’anno. E il sovraffollamento, con 1.351 de­tenuti presenti a fronte di una capienza rego­lamentare dichiarata di 702 posti, si conferma una delle criticità dello storico penitenziario milanese. «Negli ultimi mesi del 2013 si è cer­cato di affrontare la questione con un’accele­razione degli sfollamenti verso altri istituti pe­nitenziari. Eppure la situazione non si è an­cora assestata a livelli più umani», sottolinea Alessandra Naldi, Garante dei detenuti del Co­mune di Milano che ha presentato alla Sotto­commissione carceri il bilancio del suo pri­mo anno di attività.
L’emergenza di San Vittore, però, non riguar­da solo il sovraffollamento. «Quasi tutte le persone detenute assumono sedativi o altri farmaci per favorire il riposo notturno e ad­dirittura il 30% dei detenuti è sottoposto a te­rapie farmacologiche specifiche per proble­mi più o meno gravi di ordine psichiatrico», si legge nella relazione della Garante. Proble­mi che poi si ripresenteranno, aggravati, alla fine della detenzione: «Si tratta di persone che difficilmente proseguiranno il trattamento farmacologico alla fine della detenzione, con il conseguente rischio di aggravamento del­le condizioni mentali e dei disturbi compor­tamentali». La Garante sottolinea un calo complessivo delle presenze: 3.817 persone detenute a fine gennaio 2014 rispetto alle 4.000/4.200 che affollavano stabilmente i tre penitenziari milanesi fino a pochi mesi fa. Un calo che è il risultato degli adeguamenti se­guiti alla sentenza Torreggiani, che impone al nostro Paese di ridurre il sovraffollamento nelle carceri.
«Tuttavia si tratta di un calo che non può dir­si assestato, e che risulta ancora insufficien­te », si legge nella relazione. Il dato cittadino, infatti, è di circa 14 persone ogni 10 posti di­sponibili. Con il picco di 19 persone ogni 10 posti di San Vittore. La necessità di alleggeri­re le presenze nel penitenziario del centro di Milano ha avuto significative ripercussioni anche sugli altri due istituti di pena, Bollate e Opera. I trasferimenti (sia verso gli altri istitu­ti cittadini, sia fuori regione) hanno provoca­to notevoli disagi nella vita quotidiana delle carceri: capita spesso che la documentazione (come le cartelle cliniche) o gli effetti perso­nali vadano persi o vengano recapitati con grande ritardo. Inoltre, il carcere di Opera, che nel corso del 2013 ha affrontato un cambia­mento per passare da carcere duro a media si­curezza, ha dovuto attrezzarsi per accogliere una popolazione penitenziaria che non co­nosceva. Persone molto povere e bisognose di tutto, con diffusi problemi di dipendenza o salute mentale. «Questo – si legge nel rappor­to – ha comportato enormi difficoltà nel re­perire risorse e attivare servizi adeguati». An­cora in queste settimane, da Opera arrivano richieste per reperire vestiario e generi di pri­ma necessità. Ma non bastano i trasferimenti per risolvere il problema delle celle affollate. Quello che più preme ad Alessandra Naldi è «l’individuazio­ne di nuove risorse e di nuove strutture per fa­vorire l’accesso alle misure alternative – sot­tolinea la Garante –. Per questo è importante che i territori si attivino. Ed è particolarmen­te urgente affrontare il nodo dell’housing per quelle persone che potrebbero uscire, ma non possono farlo per mancanza di una casa».