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 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

DILAGA LA MARIJUANA MADE IN ENGLAND

Il kit per crescerla in casa costa sul­le quattrocento sterline, meno di cinquecento euro, ed è facilmente reperibile su Internet: basta digitare «come coltivare la marijuana in casa» e si è inondati da una lista di consigli interminabile. Il fenomeno della “ma­rijuana fatta in casa” non è certo nuo­vo, ma negli ultimi anni in Gran Bre­tagna, grazie a una legislazione più che tollerante, sta crescendo in ma­niera allarmante: sono almeno 500mi­la i britannici che hanno una piccola produzione di cannabis tra le mura di casa. Per piccola produzione si inten­de almeno nove piante, il limite im­posto dalla legge per uso personale, prima di essere incriminati: ma nove piante possono fruttare anche fino a 47mila euro l’anno, più del doppio del salario medio. «Di certo mi danno da vivere – ha confessato recentemente alla stampa una madre single che la coltiva in soffitta – più dei sussidi sta­tali ». Non stupisce dunque il fatto che oggi l’ottanta per cento della canna­bis usata in Gran Bretagna sia prodotta qui e che il numero delle “coltivazio­ni domestiche” di marijuana sia in for­te ascesa. Una recente indagine dell’emittente ITV, che ha elaborato cifre ottenute dalla polizia grazie al Freedom of Information Act, un legge che obbli­ga le istituzioni a rilasciare informa­zioni, ha rivelato che attualmente le autorità scoprono in media 656 “col­tivazioni domestiche” al mese su tut­to il territorio britannico rispetto alle 252 del 2008. Negli ultimi mesi la po­lizia ha trovato coltivazioni di canna­bis in una splendida villa edoardiana, in un bunker della Seconda Guerra mondiale con tanto di allacciamento abusivo alla rete elettrica delle case vi­cine, e nel salotto di una casa borghe­se londinese dietro una parete ca­muffata con un enorme specchio ba­rocco.
Ma dietro l’apparenza c’è quasi sem­pre una malavita spietata attratta da un commercio estremamente lucra­tivo, ma meno rischioso di quello di droghe più pesanti come cocaina o e­roina. I produttori sanno bene che non finiranno in prigione se cresce­ranno solo nove piante (il massimo che rischiano è una multa e un perio­do di lavoro sociale), anche se queste sono del tipo più “forte” conosciuto come “skunk”, particolarmente dan­noso per i giovani. Negli ultimi mesi di­verse associazioni, soprattutto di ge­nitori, hanno chiesto che vengano in­trodotte regole più rigide contro la produzione domestica di cannabis.
«E’ ovvio che una persona non può fu­marsi l’intera produzione di nove piante da sola – dice ad Avvenire Mary Brett di Cannabis Skunk Sense, un’as­sociazione che vuole sessibilizzare l’o­pinione pubblica sui rischi dell’uso –. Queste persone dovrebbero finire in tribunale perché rovinano la vita di migliaia di giovani. È ormai scientifi­camente provato che certi tipi di can­nabis, come la skunk, provocano psi­cosi nei giovani. La polizia non può più chiudere un occhio».
Negli ultimi tre anni il numero di ra­gazzi finiti in ospedale a causa di a­buso di marijuana è aumentato del 50 per cento, conferma Brett. Eppure la produzione di marijuana in casa è di­ventata talmente diffusa che lo scor­so agosto nella sola Londra la polizia ha sequestrato 2.700 piante di ma­rijuana in 37 abitazioni per un valore di due milioni e 600mila sterline, qua­si tre milioni di euro, ed effettuato nel­lo stesso periodo 350 arresti.
Nel resto del Paese la situazione non è migliore. Mark Harrison, sovrinten­dente della polizia di Liverpool, lo con­ferma: «Nell’ultimo mese – ha rac­contato – abbiamo scoperto 35 pic­cole piantagioni di cannabis, ognuna aveva circa trenta piantine». Trenta piante che rappresentano un business non indifferente se si considera che possono fruttare fino a 150mila ster­line l’anno.