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 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

GALILEO, IL GENIO TESTARDO


IL LIBRO
Nella nostra storia c’è un uomo del quale si sono raccontate le vicissitudini, così a lungo e per filo e per segno, che ormai la sua storia sembra carta conosciuta: quello che si doveva narrare è stato già narrato. Del resto, l’uomo è stato protagonista di drammi teatrali rappresentati ovunque e con costanza nel tempo (Bertold Brecht), è apparso di volta in volta, secondo le rispettive convenienze, come martire e tuttavia uomo con una spiccata tendenza all’inganno. Ma anche coraggioso, un solitario gladiatore, gettato nell’arena a discutere e combattere con preti indiavolati e filosofi stolti. Letterati che si rifiutavano di guardare nel telescopio o se lo facevano non vedevano quello che vedeva lui, anzi stravedevano, macchie di luce lassù nel cielo, perlopiù sfocate tanto che poi avrebbero detto: solo un folle può fidarsi di uno strumento del genere. Stiamo parlando di Galileo Galilei, 78 anni vissuti in gran parte nell’occhio del ciclone, tra calma apparente e cattivissimi presagi all’orizzonte, anni vissuti tra incomprensibili testardaggini («a Keplero non rispondo»), sifilide e acciacchi sempre più gravosi. Goliardia spinta, passioni letterarie (Ariosto) e odi dello stesso tipo (Tasso), tanta filosofia, ritrosie, piccole bugie, limiti concettuali («L’algebra non mi piace, meglio la geometrica»), errori assurdi, e straordinarie, fenomenali, sorprendenti, intuizioni.
Poi fissazioni e ossessioni e debolezze, quelle soprattutto, così umane e comuni. Dunque, perché leggere ancora di Galileo? Perché è da poco uscito un bellissimo libro, intitolato semplicemente Galileo, scienziato e umanista (Einaudi, 543 pagine, 32 euro).
SENTIMENTI
L’ha scritto John L. Heilbron, professore emerito di storia presso l’università della California a Berkeley. Questo libro ci restituisce con forza tutte le caratteristiche caratteriali di cui sopra, ma approfondite, argomentate, raccontate con stile e humor anglosassone, e dunque: ecco a voi Galileo, uno e trino, cioè, uomo, scienziato e umanista.
Una vera appassionante biografia, piena di sfaccettature psicologiche, che comprendono, appunto, sia la descrizione minuziosa (e interessantissima) delle procedure matematiche e geometriche adottate da Galileo per le sue scoperte (e per i suoi sbagli) sia i variegati sentimenti umani che l’hanno contraddistinto, e attraverso i quali, Galileo ha vissuto la sua vita, aprendo la strada (tra inciampi, errori e colpi di genio) al metodo scientifico. Se d’ora in poi, qualche altro scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, regista decidesse di mettere in scena la vita di Galileo troverebbe in questo libro pagine ricche sia di aneddoti sia di interpretazioni sensate e originali. La novità del libro di Heilbron è la seguente: concentra la sua attenzione sul Galileo umanista, ci racconta gli anni giovanili, trascorsi a Pisa e a Firenze, della passione per Ariosto per esempio, e gli anni della maturità a Padova e soprattutto l’amore per la filosofia. Ci racconta come un matematico non eccelso - anzi raramente la sua scienza si spinge oltre la geometria piana – insomma come un matematico nella media riesca a un certo punto a cambiare radicalmente se stesso e il suo punto di vista - e a farlo cambiare a tutti, per sempre. Galileo che guarda nel telescopio è un Galileo portentoso, pieno di meraviglia e stupore, uno scienziato umanista, un artista che si rende conto che il mondo aristotelico che finora ha frequentato è sbagliato: tutto è impuro, perché tutto si muove. Si rende conto – ed è questa la grande novità- che per divulgare la scoperta deve diventare coraggioso e sfidare tutti (in maniera avventata, tanto da diventare inviso al papa). Deve chiedere e ottenere il titolo di filosofo e scrivere, sceneggiare, dialogare, (tra le più belle prose della lingua italiana) quello che ha visto, scrivere insomma di uomini che non vogliono vedere e di uomini che al contrario, sanno che, a questo punto è un loro dovere vedere.
LA LENTE
Di questo racconta il libro, con cento personaggi del tempo, a volte minori, semplici comparse, altre volte importanti (come il monaco Paolo Fabri). Ma tutti passano attraverso la nuova lente di Galileo che tra Don Chisciotte e Ariosto finisce per scoprire e abiurare la sua scoperta (sono pagine molto commoventi, ancora oggi: il vecchio Galileo malato, a terra a recitare l’abiura) e nello stesso tempo diventa l’eroe della rivoluzione scientifica. Una biografia complessa, ricca di sfumature, come del resto lo è la stessa modernità, quella che Galileo inaugura.