Roselina Salemi, La Stampa 6/2/2014, 6 febbraio 2014
“NON VOGLIAMO DARE LEZIONI MA I PRETI ORA RIFLETTANO”
Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, presidente della Fondazione Movimento Bambino da circa un anno fa parte della Commissione Onu. Il documento, «e ogni parola – spiega – è stata valutata, pesata, studiata», chiede tra l’altro che i preti pedofili siano rimossi e consegnati alle autorità civili.
Come siete arrivati a queste conclusioni?
«É stato un lavoro complesso e difficile: un comitato multisettoriale e multinazionale ha esaminato documenti e ascoltato testimoni. Abbiamo avuto una donna straordinaria, Kristen Sandberg, dolce, ma ferma, piena di rispetto e di pietas, come presidente. Ma, al di là dei casi di maltrattamenti, punizioni corporali, abusi sessuali, la Commissione ha voluto riportare al centro la questione dei diritti. Se crediamo che i bambini abbiano diritti, quello di avere una famiglia, studiare, essere curati, giocare, dobbiamo comportarci di conseguenza».
La Chiesa non ha mostrato già una certa apertura?
«La Chiesa sta valutando se può ritirare o cambiare le sue riserve. E armonizzare ancora di più il dritto canonico con gli articoli della Convenzione. Siamo all’inizio, ma è una grande opportunità. Da una sintonia tra il Vaticano e il mondo laico può nascere una grande rivoluzione del cuore».
La Commissione vuole dare lezioni alla Chiesa?
«No, nessuna lezione. La Chiesa deve guardarsi semplicemente dentro per analizzare la pedofilia, le violenze, gli abusi e non voltarsi dall’altra parte. In fondo, diamo forza a valori che sono già della tradizione culturale cristiana e nel Vangelo».
Nel documento si tratta di aborto e di omosessualità, cioè si va oltre la pedofilia. Qualcuno pensa che ci sia una forma di pressione a favore del mondo gay.
«Abbiamo parlato di aborto, sì. Ma per ricordare le madri premature, bambine anche loro, che avranno un figlio in condizioni disagiate o rischieranno la vita su un tavolo. Anche il tema della contraccezione, dell’educazione sessuale e all’affetto va visto in quest’ottica. Chiediamo alla Chiesa di valutare e riflettere».
E nel caso degli omosessuali?
«Noi vogliamo combattere discriminazione e pregiudizio. Un bambino non va discriminato perché proviene da una famiglia gay, un ragazzo o una ragazza non vanno discriminati per il orientamento sessuale. Come non vanno discriminati perché neri, rom, profughi o poveri. Anche qui, siamo nel Vangelo. Non giudicare. L’ha detto Gesù e l’ha ripetuto Papa Francesco, un uomo straordinario. La sua elezione è stata una scelta felice, un segno di cambiamento».