Roberto Giovannini, La Stampa 6/2/2014, 6 febbraio 2014
SCONTRO CAMUSSO-LANDINI LA CGIL RISCHIA LA “GUERRA CIVILE”
La Cgil è una federazione di sindacati di categoria più o meno indipendenti, o una confederazione in cui ciò che si decide al «centro» impegna tutti quanti gli iscritti? Il confronto sul testo unico firmato da sindacati e Confindustria che definisce le regole per la rappresentanza tra Susanna Camusso, il segretario generale, e Maurizio Landini, il leader dei metalmeccanici, sta prendendo una brutta piega. E non è escluso che prima o poi dallo scontro politico si possa passare a una specie di «guerra civile» tra la casa madre e il sindacato di categoria. Una guerra che è anche personale, e mette di fronte due sindacalisti molto poco disponibili a una mediazione su un tema che per loro è di principio.
Come aveva anticipato nei giorni scorsi Pagina99, qualche tempo fa Camusso ha scritto al Collegio Statutario della Cgil (una specie di Corte Costituzionale interna) per chiedere una interpretazione autentica: il leader Fiom Maurizio Landini può legittimamente dire che il sì del Direttivo Cgil al testo sulla rappresentanza non impegna né lui né la Fiom? Può affermare Landini che discuterà del da farsi solo con la Fiom? E se la risposta in tutti e due i casi è no, Landini può e deve ricevere una sanzione? La risposta del Collegio statutario a Camusso è stata chiarissima: Landini e la Fiom devono obbedire al voto del Direttivo. Se non lo fanno sono sanzionabili dal Collegio di Garanzia, con una punizione che va dal «biasimo scritto» «all’espulsione».
Un messaggio chiarissimo alla Fiom: state attenti. La notizia, ripresa ieri dal Fatto, ha scatenato la reazione di Landini: «Se la Cgil fosse davvero pronta a denunciare la Fiom agli organi di garanzia del sindacato sull’accordo sulla rappresentanza sarebbe un fatto gravissimo. Abbiamo chiesto di ottenere che i lavoratori possano votare e decidere sugli accordi, una richiesta di democrazia minima». Camusso ha replicato spiegando che finora non ci sono esposti contro Landini. Ma non è detto che non ci possano essere, se la Fiom dovesse davvero violare la decisione del Direttivo Cgil.
Dopo di che sempre stamani sono successe due cose importanti: prima, a Roma, Landini ha incontrato il segretario del Pd Matteo Renzi. Poi proprio Landini e Camusso si sono visti a Firenze, per partecipare all’assemblea congressuale degli iscritti Cgil del Nuovo Pignone. In assemblea i due hanno confrontato le loro posizioni, e ognuno è rimasto della sua idea. L’assemblea ha poi votato un documento che sostanzialmente condivide le critiche Fiom al Testo unico (che introduce le sanzioni per chi non rispetta gli accordi votati a maggioranza e un comitato arbitrale). Ma che pure chiede ai due contendenti di mettersi d’accordo.
Non c’è dubbio che il nuovo vertice Landini/Renzi sul Jobs Act e la legge sulla rappresentanza fa infuriare Camusso. Landini anche in questo caso ha agito come fosse il capo di un’organizzazione indipendente, con proprie priorità, diplomazie e obiettivi. Al sindaco di Firenze il dialogo con Landini fa gioco da più punti di vista: uno, perché apre un ponte con una personalità che potrebbe un giorno avere un ruolo politico importante a sinistra. Due, perché depotenzia la Cgil, che potrebbe osteggiare il programma economico renziano. Non è un caso che Renzi non abbia mai incontrato Camusso; lei dice ai suoi che «pur di avere una legge sulla rappresentanza lascerebbe le prime pagine ad altri».
Quel che è certo, però, è che il braccio di ferro tra Camusso e Landini rischia di finire molto male. Il leader Fiom dice che «non applicherà un accordo che equivale alla nostra morte». Ma la leader Cgil non può accettare impunemente che un pezzo del suo sindacato sbeffeggi le sue decisioni.