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 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

L’ATTRICE CHIARA FRANCINI “MEGLIO ESSERE INCOSCIENTI O IL PUBBLICO TI DIVORA”


Il giorno in cui Chiara Francini provò a fare il passo più lungo della gamba incontrò il dialetto di Trilussa. Dopo anni di teatro anche cerebrale nel guscio della Limonaia, la ragazza di Campi Bisenzio si era montata la testa: “Ero appena uscita dall’Accademia e mi gettai sognante nelle braccia di mio padre: ‘Babbo, ora potrei iscrivermi a una meravigliosa serie di Workshop a pagamento’”. Sul valore del denaro e sulle priorità fondamentali, il signor Francini, stirpe di muratori saliti da Roma alla Toscana per amore, costruì il confine: “Forse non hai capito Chiara, basta coi corsi, adesso sò loro che te devono pagà”. Con l’ironia degli spiritosi che non temono sanzioni e la leggerezza di chi avendo affrontato studi complicati plaude alla semplicità come filosofia: “Mi sono laureata in Italianistica, ma amo gli scrittori che per coinvolgere il lettore non usano una parola in più del necessario” l’attrice del ‘79 ha sostituito la teoria con la pratica.
HA MESSO in fila più di 20 film, un’infinità di conduzioni televisive (la prossima, archiviati i primordi con Marco Giusti: “Il mio padre putativo”, sarà Colorado con Abatantuono), il premio Biraghi come rivelazione al Festival di Venezia. Poi i lavori con Brizzi , Corsicato, Patierno, il concorso del Sundance con Un altro pianeta di Stefano Tummolini: “Tutto il film costò 900 euro”, il recente elogio sul Corriere della Sera del feroce Cordelli per le sue doti teatrali: “Interprete ideale” (Francini è in tournee con Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg per la regia di Maccarinelli), e l’affetto di Spike Lee.
Il regista la volle per un lunghissimo monologo in Miracolo a Sant’Anna: “Dopo il provino disse soltanto ‘you get part’, il ruolo è tuo, uno dei momenti più felici della mia vita” e ogni tanto, via telefono, pretende la replica dall’altra parte del mondo: “Ci sentiamo ogni 10 giorni”. Con Spike: “Talento straordinario, testardo, egotico e spiritosissimo” Chiara Francini gioca a essere altrove.
Lui le propone di andare in America e lei rimanda l’appuntamento perché i confini si allargano anche in patria. Nel 2014 sarà in Soapopera di Genovesi: “Innamorata del carabiniere Gaetano Cavallo, Diego Abatantuono, in una storia di intrecci condominiali con un sottotesto favolistica alla Wes Anderson” e in Ti sposo ma non troppo. L’esordio alla regia di Gabriele Pignotta. Il co-sceneggiatore del prossimo film di Verdone (Sotto una buona stella) qui alle prese con matrimoni al bivio e spasimanti conosciuti via Facebook. Se nel circo del set è difficile razionalizzare “Ogni volta equivale a ricominciare da zero”, nella sfera reale Chiara Francini si difende come può.
UN FIDANZATO svedese quasi decennale: “Dallo spiccato senso del dovere, uno che se va in lavanderia e la trova chiusa, torna a casa avvilito e sussurra: ‘ho fallito’”, pochi amici preferibilmente estranei al lavoro: “A Fausto Brizzi e Francesco Mandelli, un bravo attore e una persona speciale, voglio bene. Ma siccome vengo dalla provincia, so che è molto difficile gioire delle vittorie altrui, non faccio parte delle cricche e non riesco ad ascoltare senza ridere o sbadigliare i miei colleghi che si danno un tono esclamando tronfi ‘sono appena tornato da uno staaaage a Londra’, le persone che frequento, in linea di massima, non c’entrano nulla con quel che faccio”. Se insegna qualcosa, il passato non è mai una terra straniera.
Così senza erigere il monumento alla gavetta, a Francini non dispiace ricordare quando d’estate, il massimo dell’esotismo: “Erano i bomboloni in vendita sulla spiaggia di Ostia”. Delle sue “vacanze” romane e “del mutuo da pagare che incombeva come una scure sulla famiglia” Chiara ha ricordi allegri. Da figlia unica di un incontro casuale: “I miei si conobbero per pura coincidenza in ospedale. Lui, direttore di un ufficio postale, iniziò a scriverle lunghe lettere. Poi, rapito, si indebitò comprandole un gioiello che lei scambiò per bigiotteria di poco conto. Mio padre, affogato di cambiali e rate, ancora glielo rinfaccia”.
DA PERSONA grata che ha scelto un autoesilio senza strappi. A Roma è tornata, da Roma ripartirà. Per il mestiere che si è scelta, dice, è previsto nel contratto. Il traguardo, l’obiettivo di ogni attore: ” È farsi amare”. Servono: “Robuste dosi di incoscienza perché altrimenti il pubblico ti divora”. Naturalezza assoluta: “Meno senti di essere sul palco, più efficace sei”. Qualche modello: “Il genio di Monica Vitti”. La capacità di mìmesi: “Devi saperti trasformare in un istante. Diventare piccolo fino a sparire o prenderti la scena con sfacciata fisicità”. Gli orizzonti larghi: “Almeno finché è possibile rimanere idealisti e non mettere il denaro in cima alla lista dei desideri”. Le bugie di valore non quantificabile: “A un passo dall’essere reclutata andai da Pieraccioni e lo pregai di prendermi. Lui mi chiese se sapessi cantare, io andavo solo a orecchio ma mentii”. Le percepibili assenze di pentimento: “Rifarei lo stesso. Le occasioni passano. Lei conosce qualcosa che faccia rendere meno del senso di colpa?”.