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 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

DON RUGGERO, PREDATORE PROTETTO


È stato tra i processi più clamorosi mai celebrati in Italia, sia per il numero elevato delle vittime che per la caratura del sacerdote imputato, il quale, come emerso nel dibattimento che si è concluso con una condanna in secondo grado, ha perpetrato le sue turpitudini, per oltre trent’anni, ai danni di maschi adolescenti coperto dal silenzio complice dei vescovi e dalla paura delle famiglie delle stesse vittime, che di fronte al rischio di vedere i propri figli messi alla gogna hanno preferito tacere invece che informare le forze dell’ordine. Si tratta del caso di don Ruggero Conti, arrestato nel 2008 a Roma per il reato di violenza sessuale nei confronti di 7 allora minorenni che frequentavano l’oratorio. Pastore moderno e carismatico, a capo di una popolosa parrocchia alla periferia della capitale, don Conti godeva di altissima considerazione nei palazzi del potere essendo anche stato nominato economo della Curia, grazie alle sua capacità manageriali e all’innato carisma, che ne faceva un formidabile collettore di donazioni da parte dei fedeli più danarosi. Non a caso, il sacerdote era stato nominato dall’allora futuro sindaco di Roma Alemanno come suo delegato per le Politiche della famiglia. E il Campidoglio, con una decisione che suscitò polemiche, rinunciò a costituirsi parte civile nel processo al sacerdote.
DON RUGGERO È STATO CONDANNATO dalla Corte d’appello di Roma a 14 anni di carcere per aver violentato 7 ragazzini che avevano tra i 14 e i 16 anni. Vittime scelte per la loro fragilità, visto che don Conti non ha mai usato la forza fisica e ciò nonostante tutte le sue prede, adescate in virtù del ruolo di Padre che queste gli avevano riconosciuto, sono tornate da lui dopo il primo approccio. Agnelli, spesso figli di genitori assenti. Sedotti e abbandonati da quella parvenza d’amore che lo scaltro sacerdote offriva loro, colmando il vuoto di una dolorosa solitudine affettiva. Tra gli aspetti inquietanti di questa vicenda c’è che le indagini su don Conti sono iniziate grazie alla denuncia di un sacerdote, suo vice. Cacciato, per tanto ardire dalla parrocchia, su disposizione del vescovo.
Quest’ultimo, monsignor Gino Reali, è stato chiamato a testimoniare al processo, fatto mai accaduto prima d’ora nel nostro Paese. Indagato e poi prosciolto per il reato di violenza sessuale in concorso con il prete, il monsignore non è mai sottoposto ad alcuna azione disciplinare. Don Ruggero invece ha goduto, per tutta la durata del processo, di una folla di sostenitori devoti, che non hanno mai smesso di credere alla sua innocenza e di gridare al complotto.
Peraltro, la vicenda giudiziaria di don Conti non è ancora conclusa. Si attende il pronunciamento della Cassazione e, soprattutto, le sette vittime riconosciute dalla Corte aspettano di ricevere un risarcimento. Don Conti, essendo nullatenente, ha già fatto sapere tramite i suoi avvocati che non potrà pagare e a breve i legali di parte civile, quando la sentenza sarà definitiva, dovranno decidere quali mosse intraprendere. Alcuni hanno già fatto causa alla Santa Sede e alla Diocesi. Altri hanno scelto una via alternativa, chiedendo in via informale, con una lettera privata indirizzata la scorsa estate al cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa, un’azione benevola da parte della Chiesa a beneficio del loro assistito che vive in uno stato di indigenza, per un risarcimento elargito sotto forma di opera di carità.
Il Cardinal Vallini ha risposto alla richiesta sostenendo di non essere nel merito competente e invitando gli avvocati a rivolgersi al vescovo della Diocesi di Porto Santa Rufina di cui faceva parte la parrocchia diretta da don Ruggero: cioè, paradossalmente, proprio lo stesso monsignor Reali, che tuttora è a capo della medesima Curia. Reali fu informato più volte degli abusi commessi dal prete, anche con una lettera autografa di un ragazzino. Nonostante questo non intervenne, ma anzi riconfermò don Conti parroco per altri 9 anni. Don Ruggero ha così continuato indisturbato a insidiare minorenni, di cui si circondava promuovendo eventi che attiravano i giovani in parrocchia e che coinvolgevano pure i loro genitori, che al prete affidavano i loro figli sperando di proteggerli dai pericoli dalla strada.