Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

“NON CI SONO MEDIAZIONI E NOI NON CI ARRENDIAMO”

[Colloquio con Maurizio Landini: “Stanno aprendo una crisi democratica”] –

Mi sembra che andranno avanti, non si fermeranno. Ma sono in gioco diritti fondamentali e non ci fermeremo nemmeno noi. Al momento non c’è nessuna mediazione”. Maurizio Landini è lapidario. La giornata è stata lunga, tra l’incontro con Matteo Renzi e le polemiche che ne scaturiranno, e poi il gelido faccia a faccia con Susanna Camusso al Nuovo Pignone di Firenze.
I LAVORATORI li avevano invitati per un incontro a porte chiuse, con l’intento di facilitare una convergenza. Ma il risultato non ha avuto nulla di positivo. Anzi, Landini ne è uscito con quella convinzione: “Andranno avanti, andranno fino in fondo”. L’accordo sulla rappresentanza firmato il 10 gennaio ha issato un muro tra i due. “La violazione dei diritti fondamentali è evidente” dice Landini, “ed è gravissima”. Come è gravissimo il tentativo di “limitare le prerogative e l’autonomia della Fiom”. Con quell’accordo, spiega il segretario dei metalmeccanici, si riduce l’agibilità sindacale della Fiom e si ledono i diritti costituzionali dei lavoratori. Questi concetti il leader delle tute blu della Cgil li ha ribaditi in un emendamento aggiuntivo al congresso della Cgil che le strutture di base stanno discutendo in questi giorni. Qui, al Nuovo Pignone, su 813 votanti, il suo emendamento ha raccolto 750 voti. E si tratta di una fabbrica storicamente “moderata” mentre oggi, a Firenze, in Toscana, la Fiom ha recuperato consensi interni.
La Cgil dice che l’accordo in realtà è solo un “regolamento” attuativo degli accordi precedenti, accettati da Landini. Contesta, poi, che siano previste sanzioni nei confronti dei lavoratori ma solo verso strutture sindacali oltre che per gli imprenditori. Landini ribatte che le eventuali sanzioni “anche con effetti pecuniari” o “che comportino la temporanea sospensione di diritti sindacali di fonte contrattuale” sono applicate alle rappresentanze sindacali, le Rsu, composte da singoli lavoratori. Il secondo motivo di contrasto riguarda la costituzione del “collegio di conciliazione e arbitrato” (vedi articolo a fianco).
LANDINI E CAMUSSO
rimangono a quel 17 gennaio, data del direttivo nazionale oggetto dello scontro procedurale . “Se si pensa che qui decidiamo tutto – disse Landini – a me e alla Fiom non mi avete vincolato. Sappiatelo”. Rispose Ca-musso: “Su alcune delle affermazioni fatte in questo direttivo la parola spetterà ai nostri organismi di garanzia”. Ma “se la Cgil non fa votare gli iscritti e i lavoratori interessati all’accordo – ribatte Landini – sta violando lo statuto e sta aprendo una crisi democratica nel rapporto con i lavoratori”.
Fin qui lo scontro sindacale. Poi, c’è il rapporto con Renzi. Con il leader Pd, spiega il segretario Fiom, “si è discusso di estensione della cassa integrazione, di ammortizzatori sociali e di crisi aziendali”. “Renzi ha voluto capire meglio anche se non si è intromesso nella vicenda del sindacato”. E si è detto interessato a un’altra proposta della Fiom, l’utilizzo dei fondi pensione gestiti da lavoratori e imprese, “non per acquistare titoli speculativi ma per sostenere l’economia reale”. I due hanno discusso della legge sulla rappresentanza che Landini chiede da sempre, la Cgil dice di volere e che Renzi si è impegnato a offrire all’interno del suo Jobs Act.
Che lo scontro sulla rappresentanza possa essere attutito da una legge del Parlamento, è difficile ma non impossibile. Cgil, Cisl e Uil non accetterebbero una legge che sconfessi il testo dell’accordo, ma Renzi potrebbe forzare la mano, magari con l’appoggio del M5S. La partita è aperta. Resta l’irritazione di Susanna Camusso, e di Cisl e Uil, per la corsia preferenziale tra Landini e Renzi. “Sarebbe bene cambiare metodo di discussione”, dicono. Tradotto: Renzi dovrebbe discutere direttamente con noi. Ma ci sarà un incontro? “Quando ci sarà, certamente si saprà”, chiosa Camusso. Renzi, di fatto, è tirato in ballo.