Francesca Pizzolante, Il Tempo 6/2/2014, 6 febbraio 2014
IL TAR CONFERMA CHE RAI3 È DI SINISTRA
Non c’è tregua fra l’onorevole azzurro e il suo bersaglio prediletto: la Rai. Questa volta il soldato Brunetta non è riuscito ad espugnare Rai3, considerata da sempre roccaforte rossa. E l’esposto contro i troppi politici di sinistra e pochi di destra nei contenitori di Fazio e Annunziata gli si è ritorto contro.
Il Tar Lazio infatti ha sentenziato che le trasmissioni televisive «In mezz’ora» di Lucia Annunziata e «Che tempo che fa» di Fabio Fazio non violano il principio di pluralismo d’informazione e che non conta la quantità delle presenze bensì la qualità del tempo dedicato. Il «Mattinale» – la nota redatta ogni mattina dall’ufficio stampa di Forza Italia alla Camera – furioso fa sapere che «l’illogicità è patente. La Rai è diventata la famosa prateria del Far West, dove chi occupa un territorio, lo circonda con la palizzata e guai a chi ci mette becco». Per comprendere l’ira forzista occorre fare un passo indietro e leggere l’esposto all’Agcom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, impugnato dalla Tv di Stato e approdato poi al Tar. A firmare l’esposto che incrimina i due format di Rai3 è sempre lui, Renato Brunetta, secondo il quale i programmi di Annunziata e Fazio non rispettano la par condicio e dunque vanno riformulati in chiave di equa presenza delle forze politiche. Insomma troppe volti rossi o di simili nuance e pochi nomi azzurri. Per dar forza alla propria tesi, l’onorevole porta a supporto dei dati ben precisi che interessano un lasso temporale in cui sono stati monitorati i format in questione. «Nella trasmissione televisiva "Che tempo che fa" – si legge nell’esposto – nel periodo compreso tra il 30 settembre 2012 e il 26 maggio 2013, su sessanta puntate trasmesse sono stati complessivamente ospitati venti esponenti appartenenti al Partito democratico o comunque riconducibili all’area del centrosinistra, mentre solo quattro sono stati gli ospiti presenti in trasmissione, appartenenti alla coalizione di centrodestra (Sandro Bondi, Roberto Maroni - due volte - ed Angelino Alfano): e dunque - prosegue l’esposto- un fortissimo squilibrio a vantaggio della presenza politica di soggetti afferenti al Pd e alla coalizione di centro sinistra nel suo complesso».
Anche Lucia Annunziata è passata sotto la lente d’ingrandimento di Brunetta. «I dati del monitoraggio relativi al ciclo del programma, nel periodo 7 ottobre 2012 - 30 giugno 2013 indicano che "i soggetti politici hanno fruito dei seguenti tempi di parola: - PD: 51,48% del totale del tempo di parola fruito dai soli soggetti politici; SEL: 10,30%; PDL: 20,28%; Movimento 5 stelle: 17,94%"; inoltre, "su un totale di 23 puntate in cui sono stati ospiti esponenti politici nel corso dell’intero ciclo - con esclusione del periodo elettorale - sono stati presenti quattordici volte esponenti dell’area di centro sinistra (PD e SEL); quattro volte esponenti del PDL; tre volte esponenti del Movimento 5 stelle, sei volte i rappresentanti del Governo».
Per questi motivi, secondo l’esposto, gli squilibri descritti configurano «un’alterazione del principio della parità di trattamento tra forze politiche» e pertanto occorrerebbe riformulare i programmi facendo recuperare visibilità alla parte politica penalizzata.
Non la vede così il Tribunale Amministrativo che ha accolto il ricorso della Rai, formulato dal Professore Saverio Sticchi Damiani, secondo il quale «è stato affermato un principio fondamentale, ossia che una quantificazione rigorosamente aritmetica delle presenze dei soggetti invitati a trasmissioni di informazione è del tutto illegittima sia rispetto alla normativa nazionale sia rispetto alla Cedu. Tale criterio di calcolo aritmetico – prosegue Sticchi Damiani – infatti può trovare applicazione solo nelle trasmissioni politiche che si svolgono in periodo elettorale». Insomma non vale la quantità quanto la qualità.
Non è d’accordo il Mattinale che commenta: «La logica del Tar porterebbe a giustificare un ortolano che, imparzialmente, dà allo stesso prezzo 99 mele alla sinistra e una a Forza Italia, sostenendo però che le mele erano tutte squisite. Assurdo, illogico. Questo genera sconcerto e una certezza: chi ha il possesso delle chiavi della Rai e soprattutto di Rai Tre la userà ancora più serenamente come casamatta della propria cultura e parte politica». A dir l’ultima parola sulla querelle sarà il Consiglio di Stato.