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 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

CHE PECCATO E CHE VERGOGNA


Mancano ancora tre puntate per arrivare alla fine della seconda serie de Il peccato e la vergogna, il polpettone trash di Canale 5 (la settima puntata è andata in onda martedì, ore 21,20). L’unica speranza è che (per un minimo di buon gusto) non si pensi a una terza serie.

La vergogna del titolo è doveroso rubricarla come un’autocritica sincera del produttore, del regista e degli attori coinvolti in questo scempio, che incontra i favori di un pubblico maleducato. Il peccato (veniale, che può essere scusato con la pigrizia del telecomando) pesa tutto sui telespettatori. La settima puntata si è aperta con un colpo di scena assolutamente gradevole: la morte di Nito (Gabriel Garko): e fuori uno. È sopravvissuta, al centro della vicenda, Carmen (Manuela Arcuri) le cui capacità attoriali sono pari a quelle rintracciabili nelle recite natalizie dei bambini della prima elementare. Va detto (ad attenuante per i protagonisti) che la sceneggiatura non fornisce alcun aiuto agli interpreti, costretti a pronunciare battute (e a manifestare sentimenti) assolutamente inadeguati. La trama è talmente aggrovigliata che ogni tentativo di scioglierne la matassa si scontra con il buonsenso dei teleutenti. Dopo essersi lasciati alle spalle le nequizie compiute da molti dei personaggi durante gli ultimi anni del fascismo, la fiction li ha raccontati nel loro approdo al dopoguerra, quando molti dei loschi figuri hanno ritrovato una dignità istituzionale, nascondendo le malefatte compiute ai tempi del regime. Uno di questi è il nuovo marito di Carmen, agente dell’Ovra nei tempi andati. Carmen troverà, alla fine della puntata, conferma delle accuse lanciate contro di lui da Nito, e si sentirà in pericolo di vita perché è ormai una testimone scomoda. Povera ragazza, gliene capita una dopo l’altra. Dovrebbe affidarsi a un esorcista (in altre fiction di Mediaset non faticherà più di tanto a trovarlo). Nell’attesa, potrebbe comunque seguire un corso di recitazione.