Roberto Giardina, ItaliaOggi 6/2/2014, 6 febbraio 2014
GERMANIA, IL CINEMA È UN AFFARE
Apre oggi la 64ª Berlinale, il Festival del cinema. Saranno proiettati 1.200 film, e i biglietti sono quasi tutti esauriti. I giornalisti accreditati sono oltre 40 mila, e pagano la tessera 60 euro. Dieter Kosslick, il patron della Berlinale, ha già incassato un quarto di milione di euro.
Qui non si pagano gli ospiti come si fa, o si faceva a Roma, chi vuole partecipare lo faccia a spese sue. Ma queste sono notizie che si ripetono ogni anno. Qui il cinema è un grande affare. Babelsberg, la Cinecittà prussiana, rimasta all’Est durante la divisione, dopo la caduta del «muro» era praticamente fallita: personale bravo ma studios obsoleti. Si voleva sfruttare l’aerea per edificare ville e palazzi, esattamente come forse si farà a Cinecittà. Registi e attori si ribellarono, ed oggi Babeslberg attira produzioni da tutto il mondo. Ma non basta.
Görlitz è una cittadina di poco meno di 56 mila abitanti, sul fiume Oder al confine con la Polonia, e un paio di quartieri sono rimasti al di là, nella patria di papa Wojtyla. Dopo la scomparsa della Ddr, vi abitavano quasi esclusivamente pensionati e disoccupati. Per un capriccio della guerra, Görlitz è stata risparmiata dalle bombe, e il suo centro storico è quasi intatto. Ma, a due ore e mezzo di treno da Berlino, era difficile attrarre turisti in numero sufficiente.
Oggi ha conquistato il soprannome di Görliwood: le sue strade e le sue piazze sono uno sfondo perfetto per i film storici, ambientati nelle epoche più diverse, si trovano torri medioevali, chiese barocche, palazzi rinascimentali o in Jugendstil. Fino ad adesso vi hanno girato 74 film, e l’ufficio del turismo organizza tour sulle tracce dei film famosi. L’ultimo è The Grand Budapest Hotel, in concorso alla Biennale, che è stato girato anche negli ex grandi magazzini Hertie che offrono interni rimasti come negli anni 20. Le autorità locali investono nel restauro dei palazzi storici circa mezzo milione di euro l’anno, non poco per una cittadina povera. Per attirare sponsor, si mette una placca con il nome del donatore sulle case rimesse a nuovo.
Anche a Berlino, alla vigilia del Festival, si è riaperto lo Zoo Palast, il cinema più famoso della Germania, dopo anni di costosa ristrutturazione. Qui, il 1° aprile del 1930, fu proiettato L’Angelo Azzurro. Il giorno dopo, Marlene Dietrich se ne partì per Hollywood per fare ritorno nel 1945 dopo la fine del III Riech, nonostante che Hitler l’avesse invitata personalmente a lasciare gli Usa e non «tradire» la patria. Marlene in calze nere è diventata un simbolo di Berlino, la piazzetta dove si apre il nuovo palazzo del cinema è stata battezzata con il suo nome.
Lo Zoo Palast ospitò il Festival fino al 1999, poi fu ritenuto non più adatto ai tempi. L’architetto Anne Maske lo ha trasformato per Hans-Joachim Flebbe, che ha già aperto i suoi Premium Cinema a Francoforte, a Monaco e a Colonia. Ora la nuova multisala offre 1.650 posti a un prezzo variabile da 10 a 15 euro. E gli spettatori non mancano: siedono comodi in poltrone in pelle, e si godono la proiezione grazie alle più moderne tecnologie. I tedeschi si preparano a esportare anche sale cinematografiche: vogliono cinema come lo Zoo Palast in Kazachistan e ad Abu Dhabi.
A Roma, sotto casa mia, lo storico cinema America, che risale al 1950, è occupato da anni da un gruppo di ragazzi che, alla sera, proiettano film celebri in cambio di un’offerta spontanea. Lo volevano trasformare in una sala bingo, ma i trasteverini si ribellarono. Ora vogliono demolirlo per costruirci 20 appartamenti di superlusso. Forse questo è un particolare che non c’entra, ma la Festa del Cinema romana è un fallimento, la Berlinale un continuo successo.