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 2014  febbraio 06 Giovedì calendario

PERISCOPIO


I partiti della maggioranza hanno deciso di effettuare una verifica in cui verificare ciò che fu verificato nelle altre verifiche che erano già state verificate senza che si verificasse nulla. Amurri & Verde, News. Mondadori.

Casini e Fini sono persone orride, anzi, orridissime. Silvio Berlusconi 18 dicembre 2012, la Repubblica.

Sondaggi - Chi ha paura di Beppe Grillo? Tutti. Jena, la Stampa.

«Il nuovo centro è finito», ha detto Casini a Caltagirone invitandolo a cementificare la periferia. Il fatto quotidiano.

Che i comunisti subordinino la cultura alla politica è spiacevole ma non è, in realtà, sorprendente. Augusto Guerriero, Tempo perduto. Mondadori, 1959.

Si è dimesso Mastrapasqua. Adesso il sogno del milione di posti di lavoro è a portata di mano. Spinoza. Il Fatto quotidiano.

Ora è chiaro, è una legge che favorisce i piccoli partiti. Anzi, tornati. Maurizio Crippa.

Adesso parlo come se fossi la mamma di Berlusconi, gli farei totò sul sederino. Ha sprecato un dono pazzesco avuto dalla natura. Non lo frequento, ma da quello che leggo capisco che tutte quelle persone attorno gli pesano, gli impediscono di ragionare, lo osannano, gli dicono che è il migliore di tutti, lo fanno sentire il figlio di Dio. Non è facile sottrarsi a tutto questo. Succedesse a me, mi sentirei anch’io la moglie di Giove. Iva Zanicchi, europarlamentare Pdl. Il Foglio.

Altrove in Europa le televisioni pubbliche sono state riformate e riportate al loro giusto ruolo e dimensioni di mercato da governi forti, e ben prima della crisi. Da noi non ci si è riusciti, né con il vincolo esterno, né con il governo tecnico di Monti. Figuriamoci con le larghe intese: che proprio nella Rai hanno sempre trovato la massima larghezza, e la massima intesa. Il Foglio.

Laura Bordini è inconsapevolmente innamorata dello sbaglio. Più ha errato e più si è trincerata dietro un’arroganza piccata. Con vette di umorismo raro, tipo quando bloccò i 5 Stelle (la sua kryptonite) per aver nominato il presidente della repubblica. Voleva essere la nuova Nilde Iotti, ma Boldrini sta ormai a Napolitano come la Biancofiore a Berlusconi. Domenica scorsa, per esempio, per difendere l’indifendibile (se stessa) ha invaso i palinsesti Rai. Prima Rai 1 da Giletti, poi Rai 3 da Fazio. Parlando e straparlando, tra un balbettio e l’altro, ha esplicitato la sua incapacità di essere arbitro super partes. Puoi essere partigiano come deputata: non come presidente della camera. Andrea Scanzi. Il Fatto quotidiano.

Ci sono molte cose che si possono fare anche se si governa con i nostri avversari, ma bisogna stare attenti a non scambiare la durata del governo come un obiettivo del governo. Il governo non fa le cose perché dura, ma dura perché fa le cose. In questo senso, io invito i famosi tre del pulmino (Renzi si riferisce alla scena del ritiro di Spineto, quando, da un unico pulmino, scesero Letta, Alfano, Franceschini ndr) a non lasciarsi traviare dalla genetica attitudine democristiana: rinviare, rinviare, rinviare. Matteo Renzi. Il Foglio.

Mi ero imbattuto nella postfazione di Gustavo Zagrebelsky a un libro di Sandra Bonsanti, un’intemerata contro il culto del denaro così fiammeggiante che pareva un libello di Lutero e temevo che, dopo averla conclusa, Zagrebelsky avesse scagliato anche lui un calamaio contro Satana. Ma alcuni segnali erano perfino più inquietanti. Il nesso potere-denaro era paragonato all’uroboro, «il mitico serpente che si nutre di se stesso, con la bocca incollata alla coda o all’ano», ma già che non si capisce bene se è la bocca del denaro ad attaccarsi all’ano del potere o viceversa, «non sapresti dire, in questo caso, qual è l’orificio che dà e quale quello che riceve». Ecco, mi sono detto, Zagrebelsky è a un bivio: una via porta a Julius Evola, l’altra al pitone di Ilona Staller. Guido Vitiello. Il Foglio.

D’Annunzio fu il più famoso anticipatore del fascismo, il suo San Giovanni Battista. Me ne fu anche il più grande dissidente. Non si comprende il fascismo, l’estetizzazione della politica, il rituale fascista, il saluto romano, il culto della bella morte e la retorica militare cameratesca, senza D’Annunzio. Non si può capire la sintesi tra radicalismo di destra e radicalismo di sinistra, tra sindacalismo rivoluzionario e nazionalismo eroico, senza passare per l’opera, i discorsi e la vita di D’Annunzio (che fu parlamentare di destra, poi passò a sinistra - vado verso la vita - e non fu rieletto). Marcello Veneziani. Il Giornale.

N.L. è uno del 57% di italiani che non leggono libri. Ha 46 anni, e non solo non ha letto un libro negli ultimi dodici mesi, non ha letto un libro negli ultimi trent’anni. Ha una vita piena, due gatti, un bel lavoro. È dipendente di un ente lirico. Suona in orchestra. Il suo strumento è il contrabbasso, ne ha tre in casa. Dice che Mozart è un genio assoluto ma non gli è mai venuta voglia di leggere un libro su di lui. «Mi basta la sua musica perfetta. Suonare le sue sinfonie prende tutto il corpo. La lettura invece mi arriva solo al cervello, per questo mi annoia. Il pensiero altrui fissato in un libro non mi affascina, ma non ho nessun problema a rapportarmi con le persone e ad ascoltarle». Gian Luca Favetto. la Repubblica.

Monogamo lo sono al punto di poter guardare con interesse le altre donne. Mario Botta, architetto. Corsera.

Per oggi sto con me, mi basto. America, Gianna Nannini.

«Qui tra la gente che viene che va /dall’osteria alla casa o al lupanare, / dove sono merce e uomini il detrito / di un gran porto di mare, /io ritrovo, passando, l’infinito / nell’umiltà». Umberto Saba, Città vecchia.

Una risma di carta corrisponde più e meno al 5% di un albero; fra appunti preparatori, stampate e correzioni, giri di bozze e pubblicità, per un libro si usano 20 risme, cioè 8-10 mila fogli. Ian Sansom, L’odore della carta. Tea.

Quando arriva il successo per uno scrittore inglese, questi si procura una nuova macchina da scrivere. Quando il successo arriva per uno scrittore americano, si procura una nuova moglie. Martin Amis, The Moronic Inferno and Other Visits to America. J. Cape, 1986.

Era una bionda slavata, quarantenne, col viso lentigginoso e gli occhi un po’ cerchiati da una leggera congiuntivite, le labbra pallide, screpolate, senza contorno, sottili e logore come le asole di una vecchia giubba. Leo Longanesi, Parliamo dell’elefante. Longanesi, 1947.

Ho sognato Angelino Alfano che, in un griffato monopetto nero, reggeva, con Cicchitto, Lupi e Quagliarello, i cordoni di un feretro. Roberto Gervaso. il Messaggero.