Gian Maria De Francesco, Il Giornale 6/2/2014, 6 febbraio 2014
DE BENEDETTI SI BUTTA SULLA TV CON UNO SGUARDO A MURDOCH
Roma «È imminente il consolidamento di un nuovo soggetto detentore di cinque multiplex a seguito della imminente fusione tra Telecom Italia Media Broadcasting (Timb) e L’Espresso».Il viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà, ha annunciato ieri in audizione al Senato che la fusione tra le due società di trasmissione- quella di Telecom e quella che fa capo alla famiglia De benedetti-è in dirittura d’arrivo.
I due gruppi vi stanno lavorando da ottobre, affiancati rispettivamente da Mediobanca e da Banca Imi (gruppo Intesa), e, a parte l’irritualità dell’annuncio (giunto dal governo e non dalle dirette interessate, per altro quotate), l’operazione segna la nascita del terzo operatore nazionale: cinque multiplex di frequenze (come Rai e Mediaset), circa quaranta canali a disposizione gestendo bene la banda e uno spazio aperto per gruppi che vogliono crescere come la NewsCorp di Murdoch (che sulla piattaforma De Benedetti trasmette Cielo) e l’americana Discovery. Senza dimenticare Urbano Cairo, editore de La7 e socio del Corriere .
Ma prima di guardare agli sviluppi futuri è opportuno analizzare la questione dal punto di vista finanziario. Secondo le stime di Equita, la nuova realtà (che dovrebbe nascere tramite il conferimento degli asset: Timb e Rete A dell’Espresso)dovrebbe valere circa 300 milioni dei quali il 70%all’operatore tlc e il 30% al gruppo editoriale. I due multiplex dei De Benedetti sono iscritti a bilancio per 166 milioni, più o meno lo stesso valore dei tre di Telecom. Con la fusione non entrano soldi in cassa, ma il bilancio ne trae qualche minimo beneficio: migliora la posizione finanziaria netta se c’è una ripresa di valore, mentre le minusvalenze abbattono il carico fiscale.
Alla nuova società, secondo i rumor, sarebbero interessati i fondi F2i (partecipato dalla Cassa Depositi e Prestiti) e Clessidra, in pole per acquisirne la maggioranza. Ipotizzando la vendita del 51% minimo, per Telecom farebbero 107 milioni e per l’Espresso 46.Non male per un gruppo editoriale alle prese con un taglio degli organici sia nel quotidiano principe Repubblica che nel settimanale
l’Espresso . Telecom, invece, ridurrebbe un po’ l’indebitamento (28,7 miliardi) e chiuderebbe la sua controllata alla quale dopo la cessione di La7 e Mtv sono rimaste solo le frequenze.
Un operatore di rete senza contenuti non ha però molto senso. L’Espresso è editore di Deejay Tv (oltreché delle tv di Radio Capital ed M2O) e fornisce contenuti a Laeffe, il canale della Feltrinelli. Sui suoi multiplex trova spazio anche un canale della Discovery (Focus, mentre gli altri 5 tra cui Real Time e DMax sono su Timb). Con quasi 40 possibilità di scelta tutte insieme lo spazio per crescere aumenta. E qui entra in gioco la News Corporation di Rupert Murdoch, che è in buoni rapporti anche con l’ingegner Carlo De Benedetti. Dal 2015 anche Sky potrà replicare l’offerta a pagamento sul digitale terrestre e avere un interlocutore unico potrà rappresentare un vantaggio. È in rampa di lancio, inoltre, il bando per l’assegnazione dell’eccesso di capacità trasmissiva (base d’asta 90 milioni per il 40% del quinto multiplex di ciascun operatore). Il governo spera di concludere entro l’estate per accelerare l’incasso. Proprio Sky potrà partecipare all’asta per un lotto, mentre i piccoli operatori potranno gareggiare per tutti e tre i lotti di frequenze offerti.
Insomma, considerato che lo spazio di Rai e Mediaset si restringerà un pochino, lo spazio per un «terzo polo» di fatto c’è. Murdoch è già pronto. John Hendricks, patron di Discovery, pure. La famiglia dell’ingegner De Benedetti sarà protagonista di questa partita. Che, comunque andrà, si concluderà con un successo perché l’incasso è assicurato.