Giulia Crivelli, Il Sole 24 Ore 6/2/2014, 6 febbraio 2014
«PORTERÀ L’ITALIANITÀ NEL MONDO»
«Come mi sento? Orgoglioso: con questa operazione abbiamo proiettato non uno, bensì tre marchi storici dell’arredo di design made in Italy nel mondo. In quanto fondo, il nostro impegno poteva concludersi, con onore, qui. Il fatto che continueremo a essere coinvolti è indice di passione, oltre che di logiche di business ed economiche». Matteo Montezemolo, amministratore di Charme e vicepresidente di Poltrona Frau, ha passato la giornata tra Meda (Milano) e Tolentino (Macerata), dove hanno sede rispettivamente Cassina e Frau, per illustrare l’accordo a tutti i collaboratori.
Un’operazione a sorpresa, come siete riusciti a mantenere le trattative così riservate?
Il fatto che nulla fosse trapelato è un’ulteriore indicazione della serietà dell’operazione, che definirei industriale, prima che finanziaria. Non abbiamo voluto advisor, Haworth era il partner perfetto, si trattava solo di definire i dettagli.
Senz’altro ci sarà chi griderà alla perdita di un’altra eccellenza del made in Italy.
Messa così, la questione è malposta: sono molti i casi, nel lusso, di aziende italiane che non sono più di proprietà italiana né sono guidate da manager italiani. Ma hanno successo all’estero, vendono e sono ambasciatrici del made in Italy perché tutto viene prodotto qui e in consumatori di tutto il mondo riconoscono e pagano per questo valore aggiunto. Poltrona Frau, Cappellini e Cassina continueranno a essere radicate, prodotte, immerse, nella cultura artigianale del made in Italy. I più convinti assertori di questa strategia, oltre a noi di Charme, sono gli amici di Haworth.
Charme acquistò il marchio Poltrona Frau nel 2003, ora il gruppo è un piccolo grande polo del design unico al mondo. Quali sono stati i periodi più difficili?
Uno è stato sicuramente il 2009, anche per la performance del titolo in Borsa. Ma abbiamo tenuto duro, ci siamo ripresi, senza farci prendere dalla logica del breve periodo. Lo abbiamo fatto anche grazie alla qualità degli investitori e azionisti, piccoli e grandi, che in questi anni hanno creduto nel progetto.
Perché dice questo?
Oggi ho parlato con moltissime persone e tra questi tanti investitori. Uno in particolare mi ha colpito: mi ha detto che aveva comprato il titolo quando valeva due euro e che lo aveva visto scendere sotto l’euro, ma non aveva mai avuto la tentazione di vendere. Oggi, con un valore intorno ai tre euro, sente di aver valorizzato il suo investimento e allo stesso tempo di aver dato un contributo a un importante progetto di difesa del made in Italy.
Che garanzie si sente di dare a chi, tra i lavoratori, avesse dei timori sul futuro?
Raramente capita che un passaggio di proprietà avvenga all’insegna di una continuità strategica come quella che vediamo oggi. L’amministratore delegato resta Dario Rinero, il presidente rimane Franco Moschini, io resto vicepresidente. Aggiungo che il ceo di Haworth è un italiano, Franco Bianchi, esperto del settore nonché estimatore dei nostri marchi.
Con la vendita di Poltrona Frau il fondo Charme chiude, mentre prosegue Charme 2, più focalizzato sulla tecnologia. Avete già altri obiettivi nella moda e nel lusso?
Per ora no. Primo, perché l’accordo prevede (si veda l’articolo in pagina, ndr) che il nostro impegno in Poltrona Frau continui. Secondo, perché ogni operazione, per rispetto delle aziende, degli investitori, del mercato e dell’immagine dell’Italia, deve avere una sua logica profonda. Non abbiamo mai voluto essere un fondo troppo aggressivo, sentiamo un profondo legame con la componente industriale delle aziende in cui investiamo. Detto questo, mai dire mai: la storia di Charme con Poltrona Frau dimostra quale ruolo positivo possano avere i fondi e la Borsa nell’internazionalizzazione delle aziende italiane.