Giulia Cerasoli, Chi 5/2/2014, 5 febbraio 2014
RENZI ERA UN LEADER GIÀ DA SCOUT
FIGLINE VALDARNO (FI) FEBBRAIO
Matteo? Un ragazzino che a dieci anni portava la croce con me ai funerali...
Mi fidavo solo di lui. E per uno della sua età era già un piccolo protagonismo, un modo per essere in prima linea. Aveva fegato, come scout. In pratica non era capace di farsi neppure lo zainetto o un uovo al tegamino, ma aveva la stoffa del capo: responsabile, coraggioso e decisionista. Crescendo, poi, ha fondato un suo gruppo e una rivista nazionale».
Se c’è un uomo che può svelare il segreto di Matteo Renzi, il nuovo leader Pd che infiamma i giovani, entusiasma Berlusconi, scatena l’invidia dei grillini ed è contestato dalla parte più conservatrice del partito, è don Giovanni Sassolini, ex parroco di Rignano sull’Arno (ora di Figline Valdarno e vicario di Fiesole), che lo volle chierichetto, gli tenne il microfono alla Cresima, assistette alla sua veloce carriera di scout diventato sindaco di Firenze e ancora oggi lo segue e tifa per lui.
Domanda. Don Sassolini, lupetti si nasce, ma leader si diventa. Com’era Renzi bambino?
Risposta. «Quando l’ho conosciuto aveva sette anni, si stava preparando per la Comunione. Indossava già la sua tonaca tarcisiana per servire messa con me. Guardava e imparava in fretta. Un bravo chierichetto certo... già un po’ manager».
D. La sua parrocchia era esattamente di fronte a casa Renzi, a Rignano: conosce bene la sua famiglia?
R. «Mamma Laura e babbo Tiziano erano capi scout. La filosofia di vita era quindi indicata: grande fede, rispetto delle regole e voglia di farcela, sempre. I genitori erano i capi zona di Rignano. Tutti i figli sono stati scout, come lo sono ora i ragazzi di Matteo, Francesco ed Emanuele. Ci furono delle discussioni, però, nel gruppo di Rignano: i genitori di Matteo finirono in minoranza e si spostarono di zona a Pontassieve. Lui era ancora un lupetto e li seguì. Divenne capo scout e 11, a Pontassieve, tra gli scout, conobbe Agnese: sua moglie».
D. Perché lo chiamavano “Matteo la peste”? Per caso era davvero arrogante come dicono i suoi nemici?
R. «Mai stato arrogante, Matteo. Semmai era un organizzatore. Si faceva rispettare, certo, ma se c’era da fare a botte, spesso le buscava lui... Passava molto tempo nella “pista”, lo spiazzo davanti alla chiesa dove si giocava a calcio, la sua passione. Voleva vincere sempre, ma non era molto dotato, quindi alla fine si riciclò arbitro. Lalla, sua madre, lo seguiva molto, e pure adesso so che, a volte, manda a casa loro la cena già pronta, per aiutarli. Agnese ha tre bambini e lavora... sicché».
D. Sì, ma perché era considerato una “peste”?
D. «Era veloce, pure con la lingua. Già da piccolo non si arrendeva mai, lottava per portare avanti le sue idee. E amava le sfide. Anche con il suo babbo. Una sfida continua. Un giorno di 15 anni fa, mentre suo padre era capo scout a Pontassieve, cominciò una discussione e davanti a tutti lo liquidò affermando: “Non date retta a quella zucca pelata!”».
D. Ma l’educazione scout, secondo lei, aiuta a diventare leader?
R. «Beh, responsabili e decisionisti, certamente, e Matteo ha sempre avuto la fissazione delle regole. Uno dei proverbi scout dice: “Diventi grande quando sai gestire la tua canoa”. Matteo imparava in fretta».
D. Un difetto ce l’avrà avuto.
R. «Sì, era disordinato. Difetto ereditato dal padre».
D. Avrebbe mai pensato a una sua camera politica così importante?
R. «Non ci pensavo. Ma ricordo che quando lavorava nell’agenzia pubblicitaria del padre, verso i 18-19 anni, passava gran parte della mattina a leggere tutti i giornali nazionali: voleva buttarsi in politica...».
D. Qual è il suo timore ora?
R. «La mia paura è che il gioco politico... Sì, insomma, Matteo va dritto con la sua impostazione, non demorde, ma quei franchi tiratori...».
D. È stato lei a sposare Matteo e Agnese?
R. «No, il vescovo di Spoleto: l’avevano conosciuto durante un campo scout ed è divenuto poi il padre spirituale della famiglia a Rignano sull’Arno».
D. Crede che il suo chierichetto-scout diventerà premier?
R. «Io dico di sì. Diventerà prima o poi capo del governo. Certo, il gioco si fa rischioso. Ma sa qual è il motto, la parola magica del campo scout che faremo ad agosto e dove sicuramente farà un salto Matteo? “Coraggio”».