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 2014  febbraio 04 Martedì calendario

CASINI CENTRISTA SENZA CONFINI


PROVIAMO A CAPIRE COSA STA ACCADENDO ORA CHE UNA FASE DELL’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA mondiale sta chiudendosi ed un’altra se ne sta aprendo con molte incognite. Il cambiamento di fondo sta nella politica monetaria statunitense che per alcuni anni ha inondato di liquidità l’economia degli Usa e quella mondiale mentre ora la Federal Reserve sta gradualmente riducendo le sue emissioni di moneta e, di conseguenza, anche se i tassi di interesse ufficiali statunitensi non sono stati ancora aumentati, quelli di mercato hanno cominciato a salire.
Figlioccio doroteo di Antonio Bisaglia, ragazzo di fiducia di Arnaldo Forlani, indefesso occupante di seggi parlamentari (il primo gli toccò ad appena ventotto anni, nel 1983), il «bello» secondo le mamme di mezza Italia che hanno scoperto in lui tracce di Clooney, è il «bambino nato vecchio» secondo i perfidi, che si dovranno arrendere prima o poi all’evidenza che gli anni trascorsi e i capelli grigi giovano agli eterni ragazzoni e regalano un’aura di autorevolezza e persino di saggezza.
Un giorno disse: «Basta con l’Italia dei reduci, dei gattopardi, delle giravolte, dei voltagabbana». Lodevole invettiva, meritevole atto d’accusa nei confronti del trasformismo italico, vizio dal quale in realtà pochi oggi si salvano. Nell’esercizio lui appare navigatissimo. Avverte la bufera e sceglie la prima scialuppa di salvataggio. Lo aiutano il profilo basso, la cautela, i lunghi silenzi e gli interminabili discorsi in fondo ai quali è difficile cogliere un pensiero, che non sia un’ombreggiatura di alato e ispirato senso comune, offerto al pubblico televisivo con toni sobri, congrui e seri e con una benedizione di rispettabilità cattolica, in una esibizione di moderatismo che sarebbe piaciuto infinitamente ai suoi padri, anche quando discetta di matrimoni gay e di ius soli, di preferenze e di flessibilità. La scuola serve. Serve a tal punto che Pier Ferdinando riuscì pure a diventare presidente della Camera (nel 2001), prima di Fausto Bertinotti, dimostrando lì tutto il peso del suo elegante portamento. Talvolta, davanti alle telecamere, è parso sollevarsi da quella linea perfetta di galleggiamento. Lo si è sentito alzare la voce, gli si sono persino visti balenare fulmini dagli occhi. Impressioni fugaci: il coraggio e l’ira non sono affar suo. Tuttavia, lo confessiamo, abbiamo sperato con lui e abbiamo creduto in lui, come fosse lui capace di una spallata decisiva a Berlusconi. Quando uscì dalla maggioranza di centrodestra in nome del futuro terzo polo di centro, ci spiegò che non di chiacchiere si trattava, ma di «un’idea nuova dell’Italia», il «polo degli italiani». Prendere le distanze dall’idea vecchia, ma non troppo però, appena appena. La stagione di Berlusconi calcò era ormai conclusa e, per’ concretezza e responsabilità, sentenziò: «Se la lira crolla non è colpa dei poteri occulti, ma della visibilissima congiura allestita quotidianamente da esponenti della maggioranza, che dimostrano un impressionante deficit di cultura di governo». Però, chissà... L’idea nuova dell’Italia si esaurì nel governo Monti e in un altro partito, Scelta Civica con Monti per l’Italia. Andò malissimo, come sappiamo. Lui non si sentì schiacciato dai numeri. Si parcheggiò comunque in Parlamento, in attesa e comunque a sostegno del governo. Alla mala parata della nuova legge elettorale, il terzopolista tornò bipolarista, a carico ovviamente della destra di Berlusconi. Convinto: non c’è più spazio.
Casini resterà. Nato alla politica democristiano e consigliere comunale a Bologna, fondatore del Centro cristiano democratico quando la De fu travolta da tangentopoli e lui temeva il sinistrismo dei Popolari, trovò modo di allearsi con Buttiglione, per creare l’Udc e dar luogo a una mitica sfida con Carlo Giovanardi, massicciamente sconfitto al congresso del 2007, quando in discussione fu la più o meno sostanziosa vicinanza a Berlusconi. Vinse Casini, che si tenne un filo d’indipendenza, sapendo da buon manovratore che quel filo avrebbe potuto salvarlo, sarebbe diventato un’arma... lasciando però l’impressione di «far da sguattero nelle cucine di Arcore» (complimento di un altro alleato, Umberto Bossi). Prima o poi sapremo che cosa avrà chiesto ad Alfano (e poi a Tori, a Fitto, eccetera).
Anni fa, con un celeberrimo motto di spirito, l’arguto Storace annunciò che s’era dedicato allo studio dell’ideologia casiniana, cercandola tra le pagine di Novella 2000. La notizia aveva qualche fondamento, perché Casini aveva dato alle stampe di gossip felicissime immagini, grazie all’incontro con la bella ereditiera Azzurra Caltagirone. Quando Novella2000 li fotografò in barca in tenero scambio titolò: «Azzurra e Pierferdy sulla barca della libertà». Libero il «play president», dalla prima moglie, Roberta Lubich. Il primo incontro tra Azzurra e Pierferdy è nella storia: avvenne sullo Skagerrak, un antico veliero sul cui ponte pare sia sbocciato un altro idillio, quello tra Hitler ed Eva Braun.
Beato Casini, eterno tra mogli, fidanzate, panfili, ville, congressi, partiti, democristiani di ogni genere, montiani, berlusconiani, alfaniani: c’è del genio nel mantenere due piedi in tante scarpe, tra una giravolta e l’altra, avvicinandosi all’età della pensione, continuando a cullarsi nella chimera del «grande centro».