Marina Cappa, Vanity Fair 5/2/2014, 5 febbraio 2014
LA QUIETE DOPO LA TURBOLENZA
[Francesco Arca]
ALLACCIATE LE CINTURE: un nuovo bello atterra nel cinema di Ferzan Ozpetek. Esperto nello scovare uomini fascinosi spesso non ancora affermati attori (il Gabriel Garko delle Fate ignoranti, il Luca Argentero di Saturno contro), dopo un mese di provini, il regista questa volta ha scelto Francesco Arca, 34 anni, noto ai più per il suo passato da tronista, e gli ha affidato la parte di protagonista maschile di Allacciate le cinture.
Il film è diviso in due tempi: nel primo Kasia Smutniak, fidanzata con Francesco Scianna, conosce Arca/Antonio, ragazzo lontanissimo da lei – autodescrizione: «Un tipo rozzo e un po’ omofobo» – e mal sopportato dai suoi amici. Se ne appassiona e – siamo al secondo tempo – tredici anni dopo la ritroviamo sposata con l’ex bell’Antonio, a quel punto stempiato e ingrassato. Ma arriva una nuova turbolenza: allacciate le cinture, e vedremo che cosa succederà.
Nell’attesa, Arca si presenta perfettamente in forma: i capelli ci sono tutti (con in più la barba), i chili sono tornati dai 101 cui era stato costretto ad arrivare agli 88 giusti per lui. Indossa una maglia, che ogni tanto scivola sulla spalla lasciando occhieggiare un tatuaggio, al collo porta una croce, il modo di esprimersi non ha nulla del «tipo rozzo».
Quest’estate, mentre giravate in Puglia, hanno scritto che fra lei e Kasia era nato l’amore. Poi, il gossip è svanito nel nulla. Tutto inventato?
«Non c’è stato assolutamente niente. Nel film siamo marito e moglie, era normale che mangiassimo e uscissimo insieme: volevo essere credibile nella parte e quindi dovevo conoscerla, niente di più».
Avete girato anche scene di sesso?
«Sì, estremamente imbarazzanti. Stare nudo davanti a una troupe è durissima. È vero che a teatro ormai ci sono attori che restano spogliati in scena per 50 minuti: si dice che lo possono fare perché sono così consapevoli della loro bravura da non aver bisogno di mettersi niente addosso. Si vede che io non sono così consapevole. Poi, certo: se il regista te lo chiede, lo fai».
Ma lei, nel 2005, si era comunque spogliato per un calendario. Qual è la differenza?
«Ero un’altra persona. Allora lo facevo per soldi, adesso per passione».
Nelle scene di sesso Ozpetek vi ha detto come muovervi, o avete improvvisato?
«Una volta deciso dove mettere le luci e il range di movimenti che puoi avere, abbiamo agito spontaneamente: una scena così non può essere impostata rigidamente. Kasia è stata carinissima, mi ha aiutato».
I suoi tatuaggi si vedono?
«Certo. Non me li hanno coperti».
Ne ha tanti, vero?
«Sì, e avrei anche continuato a farmene, ma mi sono fermato per via del lavoro. Ho iniziato nel ’96, sono stato un precursore».
Perché ha fatto il primo?
«Perché io sono uno Scorpione, e tutti mi dicevano che ho occhi e atteggiamenti da scorpione. Così, me lo sono tatuato».
Sa che gli Scorpioni sono i più sensuali dello zodiaco?
«Lo so, e confermo».
Infatti, ha avuto tante donne.
«Si sbaglia: ho avuto diversi amori, ma come ogni essere umano di quest’età. Sembrano tanti perché se ne è parlato molto (soprattutto di quello con Laura Chiatti, ndr), ma sono state storie perlopiù lunghe».
La popolarità però avrà pesato nei rapporti con le ragazze.
«Non solo in quelli. A 24 anni non avevo le armi per gestire tutto questo. A 30 sono finalmente arrivato a capire chi sono».
C’è stato un evento in particolare che le ha aperto gli occhi?
«Un viaggio in Africa, da solo, con lo zaino: ho capito cose che nella realtà privilegiata in cui vivevo mi sfuggivano. Mi sono chiesto che cosa possa significare perdere tutto all’improvviso, e se valga la pena lottare per cose che poi non portano a niente».
A 15 anni lei ha perso all’improvviso suo padre. Come ha reagito?
«Con una gran voglia di evadere. E appena ho potuto, a 18 anni, ho iniziato a viaggiare molto, per non pesare sulla famiglia e confrontarmi con altre realtà. Questo è il bicchiere mezzo pieno della sua morte. Il mezzo vuoto... inutile parlarne. All’inizio la sua morte non mi ha fatto male, non ho realizzato: ero abituato alle sue assenze da casa, perché era un paracadutista e faceva molte missioni all’estero. Il vuoto cosmico l’ho riscontrato dopo, dai 22: in tantissime cose mi è mancato il confronto con il punto di vista maschile, e anche per questo ho fatto gli sbagli più grossi, sbagli di vita».
Ci si vede, lei, con un figlio?
«Secondo me, chi perde il padre ha bisogno di diventare a sua volta padre il più presto possibile. Spero mi succeda in fretta».
Ci vuole la donna giusta.
«Io non penso che c’entri il fatto che la donna sia più o meno giusta. Ho amici divorziati che hanno figli, dicono che comunque un figlio dà una luce particolare, imparagonabile al resto».
In Allacciate le cinture ha due bambini. Com’è andata sul set?
«Alcuni quadretti familiari sono stati molto belli, come quando faccio il bagno con il bambino. All’inizio mi imbarazzava stare nella vasca con lui. Ma siamo andati a mangiare il gelato, abbiamo chiacchierato, e tutto è venuto naturale».
Più difficile recitare con un bambino o con un cane, come sta facendo nel Commissario Rex?
«Diciamo che con i cani ho più consuetudine che con i bambini: vivendo in campagna, ne ho avuti otto. Adesso invece ho preso un gatto, un Sacro di Birmania: è il regalo che ho fatto alla mia ragazza».
Chi è la ragazza?
«Non fa parte del mondo dello spettacolo».
Da quanto c’è?
«Da settembre».
Si chiama?
«Irene».
Irene Capuano, l’ex corteggiatrice di Uomini e donne, con cui lei aveva già avuto un legame?
«Sì».
Che cos’ha di bello il ritorno di fiamma?
«La quiete».
Lei non sembra così quieto.
«Sembro tante cose che non sono. Invece sono uno tranquillo, buono, non ho mai fatto male volutamente, sono sempre stato leale e mi sono assunto le mie responsabilità».
Lele Mora dice che da lei ha subito la massima delusione: lasciato senza un minimo di riconoscenza.
«Le mie sono state scelte leali. Come quella di lasciare Milano alle 4.35 di un mattino del gennaio 2007, mollando tutto ciò che riguardava quel momento lì e tornando a Siena».
Perché così all’improvviso?
«Ho fatto un brutto sogno, e ho capito che stavo facendo scelte non giuste».
Non vi siete più sentiti?
«Mai».
Nessun rimorso?
«No. La decisione di andarmene l’ho presa prima che scoppiasse il caso. Sarei potuto rimanere, sfruttare quel meccanismo che mi dava soldi e popolarità. Economicamente è stata una tragedia, all’improvviso mi sono ritrovato a non guadagnare più niente, per un anno e mezzo non ho battuto chiodo, ho solo investito in scuole e corsi. Mi ero dato una scadenza: tre anni. Se non ce l’avessi fatta a diventare attore, allora avrei finito l’università, e sarei andato a vivere all’estero».
Adesso invece il lavoro non le manca, tanto che di Rex le hanno fatto girare due serie. Come sarà il suo commissario?
«Diverso dai precedenti. Lo si vedrà soprattutto nella seconda serie, diretta dai Manetti Bros: io sarò dark e silenzioso, il telefilm sarà pieno di azione. Ho usato spesso la pistola, ci sono scene di botte, pugilato...».
Al collo le vedo una croce. Prima di diventare omofobo per Ozpetek, in Bum Bum liberi tutti lei aveva interpretato un personaggio gay: che cosa pensa della posizione della Chiesa nei confronti dell’omosessualità?
«Sono credente, ma penso che le cose debbano cambiare da parte della Chiesa nei confronti dell’omosessualità. E ho fiducia nel Papa».
Da credente, va a messa?
«Qualche volta, e tutti i giorni entro in chiesa, prima o dopo il set. Sto un po’ lì da solo, prego, penso».
Pensando, le viene mai da rinnegare il suo passato?
«No, perché? Mi vergognerei se avessi fatto un anno di carcere. Dell’esperienza da tronista non rinnego nulla».