Ugo Bertone, Libero 5/2/2014, 5 febbraio 2014
DRAGHI HA LE TASCHE PIENE DEI TEDESCHI
La manovra è pronta. Mario Draghi, però, si muoverà solo ad una condizione: Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, dovrà impegnarsi di persona per convincere l’opinione pubblica tedesca che è arrivato il momento per interrompere la “quarantena” imposta ai titoli di Stato dei Paesi in difficoltà (Grecia in particolare) acquistati nel 2010 dalla Bce, allora guidata da Jean-Claude Trichet. Una partita da 175 miliardi di euro, tanti quanti ne sono stati congelati in questi quattro anni dalla fobia tedesca per l’inflazione.
In sostanza, si tratta di interrompere le operazioni che sterilizzano la liquidità usata a suo tempo per evitare il default di Atene. Allora, il membro tedesco della Bce, Axel Weber, si oppose con ogni mezzo (comprese le dimissioni) al salvagente per le Finanze di Atene. Alla fine, si arrivò ad un compromesso: sì ai prestiti, purché la Bce trattenesse in cassa l’equivalente di quanto versato, per evitare che l’aumento di liquidità generasse inflazione a danno, presunto, delle tasche dei contribuenti tedeschi. Oggi, però, i prezzi nell’Eurozona galleggiano al di sotto dell’uno per cento mentre la liquidità scarseggia.
Data la situazione, secondo l’agenzia Bloomberg, Mario Draghi ha dichiarato che potrebbe chiedere di interrompere l’assorbimento di liquidità all’operazione, denominata Securities Markets Programme (Smp), ma ad una condizione: la Bundesbank, favorevole (pare) alla novità, dovrà spiegare ai tedeschi il senso dell’operazione. In altri termini, Draghi ne ha abbastanza degli attacchi subiti dagli organi di stampa vicini alla banca centrale tedesca. Soprattutto di questi tempi, quando ormai dovrebbe esser vicina la decisione della corte di Karlsruhe sui fondi Ems che finora, a costo zero, hanno evitato il tracollo dell’euro ma che all’opinione pubblica tedesca è stata presentata quasi come un esproprio. Stavolta Weidmann si assuma le sue responsabilità.
La questione, all’apparenza tecnica, in realtà ha un forte valore politico. Il direttorio della Bce domani, probabilmente, non deciderà il taglio dei tassi o un interesse negativo sui depositi presso la Bce. Ma, l’operazione sugli Smp potrebbe segnare l’avvio degli “interventi non convenzionali” per dare una scossa all’economia. Lo stesso Draghi ha, di recente, fatto riferimento alla possibilità che la banca centrale possa procedere all’acquisto di pacchi di prestiti bancari legati ai mutui, ovvero gli abs (asset backed securities). Non un Quantitative Easing all’americana (ipotesi irrealistica, anche per l’opposizione tedesca) ma un tentativo di fissare un benchmark per far rifiorire un mercato appassito: prima della a crisi del 2007, le operazioni di banche e finanziarie sugli Abs e simili in Europa ammontavano a 539 miliardi, un quarto del giro d’affari in Usa. Ma nel 2013 nella Ue il giro d’affari è stato di soli 74 miliardi, un decimo di quello americano.
C’è spazio, insomma, per rivitalizzare un panorama devastato dalla crisi e dal rigore teutonico. Ed è necessario muoversi in fretta, per evitare che l’operazione pulizia dei bilanci bancari coincida con la chiusura di ogni possibile canale di finanziamento, bancario e non, per le imprese. Bisogna agire. E Draghi lo sa. Nella speranza che herr Weidmann non remi contro.