II Post 5/2/2014, 5 febbraio 2014
QUELLI CHE FANNO LA NEVE A SOCHI
Il prossimo 7 febbraio a Sochi, città della Russia meridionale sulle rive del mar Nero, inizieranno le Olimpiadi invernali con una cerimonia di apertura che, come da tradizione, si preannuncia grandiosa (alcune gare saranno già disputate il 6). I XXII Giochi olimpici invernali dureranno circa due settimane, fino al 23 febbraio, e si svolgeranno in diverse zone montane distanti una cinquantina di chilometri da Sochi, città che ha un clima di solito molto mite anche durante la stagione invernale, con piogge e temperature medie intorno ai 6 °C. Proprio il particolare clima del comprensorio di Sochi, diverso da quello di buona parte della Russia, ha complicato la vita ai tecnici che si occupano di innevare artificialmente le piste su cui si svolgeranno le gare.
Complice una serie di giorni con temperature più basse e aria secca, è stato possibile creare grandi quantità di neve artificiale, sufficiente per ricoprire l’equivalente di 500 campi da football americano (110 per 49 metri) con uno strato alto circa 60 centimetri. La presenza di neve artificiale, oltre a quella sparata con i cannoni, dovrebbe garantire una copertura sufficiente per il periodo dei Giochi, anche nel caso di un innalzamento delle temperature e dell’arrivo delle piogge.
Jon Wax è uno dei responsabili della neve artificiale per le Olimpiadi invernali, è originario dello stato di Washington (Stati Uniti) e ha trascorso gli ultimi due mesi a Roza Chutor, l’area montana dove si terranno le competizioni di sci alpino a 40 chilometri da Sochi. Al New York Times ha spiegato che l’obiettivo degli organizzatori è stato quello di “produrre il 150-175 per cento” di neve in più del necessario. E produrla, come sempre a prescindere dal luogo in cui ci si trova, non è stato semplice.
Chi si occupa di creare la neve artificiale deve fare i conti con la temperatura e l’umidità dell’ambiente in cui lavora e con i loro sbalzi nel corso del tempo. Il dato più importante è la cosiddetta “temperatura di bulbo umido”, la temperatura che una particella d’aria dovrebbe avere se fosse raffreddata in condizioni di umidità al 100 per cento attraverso l’evaporazione dell’acqua. A causa del clima nella zona, a Roza Chutor la temperatura di bulbo umido è spesso troppo alta per fare la neve artificiale, o tale da consentire la sua produzione senza che i singoli fiocchi siano completamente congelati.
Wax dice di avere iniziato a lavorare con la neve artificiale 17 anni fa e che da allora gli è successo raramente di doverne produrre grandi quantità a temperature relativamente miti come quelle di Sochi. Fortunatamente la temperatura dell’aria è diminuita sensibilmente per un paio di volte, dando modo ai cannoni di sparare grandi quantità di neve.
Neve artificiale a Sochi
Per fare la neve artificiale si imita il processo che avviene in natura ad alta quota, dove le particelle d’acqua in sospensione nelle nuvole si congelano e cadono poi verso terra. La cristallizzazione dell’acqua è favorita dalle particelle di polvere e dalle altre impurità che si trovano nell’aria. Intorno a queste si attaccano le minuscole gocce d’acqua che raffreddandosi portano poi alla formazione di quello che chiamiamo fiocco di neve.
I cannoni sparaneve fanno più o meno la stessa cosa, ma a terra. Ne esistono diversi tipi, ma quelli più diffusi solitamente provvedono anche alla creazione delle impurità intorno alle quali si aggregherà l’acqua gelata. Le impurità artificiali altro non sono che piccoli cristalli di ghiaccio, prodotti da una corona di ugelli nella parte centrale del cilindro del cannone. Da questi piccoli fori escono aria e acqua miscelate insieme: l’acqua è talmente vaporizzata e l’aria così fredda da portare alla formazione dei piccoli grani di ghiaccio.
Neve artificiale a Sochi
All’interno del cilindro dello sparaneve è presente un’altra corona, più grande ed estesa, di ugelli da cui esce altra acqua molto fredda e nebulizzata. Le gocce d’acqua incontrano sul loro percorso i cristalli di ghiaccio prodotti dall’altra corona di ugelli, e vi si saldano sopra costituendo il fiocco, come avviene nelle nuvole con le impurità. Di solito una ventola posta nella parte posteriore del cannone contribuisce a proiettare i fiocchi lontano dal cannone, verso la zona da innevare.
L’intero processo di produzione di un fiocco di neve artificiale avviene in pochissimi secondi. Capita spesso che il fiocco appena creato sia congelato solo in parte, e che lo diventi completamente solo nel momento in cui tocca il suolo e si salda con gli altri fiocchi già caduti. Regolando la miscela d’aria e di acqua, i tecnici possono sparare neve più umida per creare la base della pista e neve più asciutta per lo strato superiore.
Neve artificiale a Sochi
In realtà, per quanto riguarda la sua struttura, la neve artificiale non ha molto in comune con quella naturale. Il processo di produzione porta alla creazione di piccole palline di neve, prive delle elaborate ramificazioni dei classici fiocchi di neve. Una delle cause è la loro rapida formazione rispetto a quelli della neve naturale, che spesso cadono dal cielo dopo essere rimasti per ore sospesi, ingrandendosi aggregando altra umidità intorno al loro nucleo. Una volta al suolo, complice la maggiore temperatura, si fondono parzialmente tra loro prima di formare uno strato uniforme.
Nell’area di Roza Chutor sono stati installati più di 400 macchinari per sparare la neve sulle piste. Sono state realizzate diverse infrastrutture per il trasporto dell’acqua gelata verso i singoli cannoni sparaneve e macchine per mantenerla fredda. Fino a ora sono stati utilizzati oltre 850 milioni di litri d’acqua per creare la neve artificiale. Per precauzione la scorsa stagione invernale gli organizzatori hanno messo da parte quasi 500mila metri cubi di neve, mantenuti sotto teli termici sui versanti esposti a nord delle montagne. Se tutto andrà come previsto, non sarà necessario ricorrere a quelle scorte.