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 2014  febbraio 05 Mercoledì calendario

DIRETTORI DEI TEATRI, STIPENDI SUL WEB LISSNER IL SOVRINTENDENTE PIÙ PAGATO


MILANO — La cultura non ha prezzo, ma i cultori sì. Stanno uscendo, obbligatoriamente sui siti dei teatri, per la prima volta in Italia, gli stipendi che ricevono sovrintendenti, direttori artistici, amministrativi e musicali delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri che ricevono sovvenzioni statali dal Fus (Fondo unico per lo spettacolo). Ciò è dovuto a una norma introdotta della Legge 33 del 2013, suggerita dal direttore generale dello Spettacolo Salvatore Nastasi e recepita nella legge dal ministro Massimo Bray. Prevede che finché non sono resi pubblici gli emolumenti di tutti i ruoli apicali non verranno erogati i fondi Fus. I teatri dovrebbero averli già pubblicati alla voce «Amministrazione trasparente».
I più lo stanno facendo ora; la Scala ieri pomeriggio. Non è semplice trovare all’interno dei siti dove sono pubblicati i dati e qualche inesattezza è possibile. Alcuni dati sono in via di perfezionamento e di pubblicazione.
Spigoliamo tra le curiosità. Gli stipendi pubblicati sono al lordo, ma sottratti — in alcuni casi — di molti benefit e di prestazioni sotto altre voci. «Mattadore», come direbbero Piave e Verdi, è il sovrintendente e direttore artistico della Scala Stéphane Lissner (507 mila euro dichiarati), segue Bruno Cagli di Santa Cecilia (200 mila da sovrintendente più 100, alcuni dicono 130, come direttore artistico); Rosanna Purchia del San Carlo arriva a 151 mila e Francesco Ernani a Bologna a 112 mila. Altri non sono pubblicati (come a Cagliari con Mauro Meli o Triste con Claudio Orazi) o nei teatri sono commissariati. Nella pubblicazione si nota la ritrosia a diffondere i dati della parte artistica, come quella dei direttori musicali: tra le star della bacchetta appaiono solo gli stipendi base (ben inferiori al complessivo) di Antonio Pappano (150 mila euro) e Daniel Barenboim (112 mila). Tra gli amministrativi i meglio retribuiti sono Maria Di Freda della Scala (270 mila), Giorgio Pace del Massimo di Palermo (120 mila) Claudia Brizzi (Santa Cecilia, 110 mila) e Catello De Martino (Opera di Roma, 180 mila): il suo ruolo a direttore generale era previsto come clausola alla decadenza dalla sovrintendenza (avvenuta nel dicembre 2013). Tra i direttori artistici Fortunato Ortombina della Fenice (165 mila), Paolo Gavazzeni dell’Arena (98 mila), Fulvio Macciardi a Bologna (97 mila), Alessio Vlad a Roma (95 mila). Ma in realtà è Santa Cecilia a spendere di più dividendo la competenza in tre diverse figure; fa un po’ così anche per le direzioni operative (attività culturali 105 mila, finanza 110, programmazione 146, marketing 105 e personale 140). Tra i direttori del Coro spiccano Ciro Visco a Santa Cecilia (130 + 36 mila) e Bruno Casoni alla Scala (143 mila, più della «base» di Barenboim, 112 mila). I consiglieri del Cda lo fanno praticamente tutti a titolo gratuito.
Casi interessanti sono anche in teatri che ricevono il Fus ma non sono tra le fondazioni. Il Regio di Parma pubblica i cud dei consiglieri (i cui guadagni non dipendono dal teatro) ma non quelli dei dirigenti artistici (Carlo Fontana, Paola Arcà, Paola Calvetti) ; quelli dell’Accademia chigiana non li abbiamo trovati. In compenso, al Verdi di Pisa il presidente Toscano arriva a 240 mila euro, il vicepresidente Messina a 210 mila, il consigliere Donati a 180 mila. Il contrario del Franco Parenti di Milano, dove pare non risultano stipendiati: André Ruth Shammah non percepisce compenso e gli altri pochissimo; al Piccolo, 228 mila euro per il direttore Sergio Escobar e 120 mila per il consulente artistico Luca Ronconi.