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 2014  febbraio 05 Mercoledì calendario

SCEICCHI, DESERTO E MILIONI È IL CICLISMO DELL’ALTRO MONDO


Ai tempi di Fausto Coppi i corridori andavano a svernare in Liguria e lì preparavano le prime corse della stagione, dal Laigueglia alla Sanremo, non a caso considerata la Classicissima internazionale di apertura. Oggi invece anche il grande ciclismo è stato travolto dalla globalizzazione e ha allargato orizzonti e confini, eludendo i rigori invernali con corse in Argentina o Sudafrica, nelle Baleari o in Australia. La tendenza degli ultimi anni porta però i big del pedale verso una nuova frontiera, i paesi arabi, dove sultani, emiri o sceicchi non badano a spese per pubblicizzare i propri territori attraverso le star dello sport.
Non a caso oggi partirà il 1º Dubai Tour di ciclismo, breve corsa a tappe che introdurrà i successivi e già rodati Qatar Tour (9-14 febbraio) e Oman Tour (18-23 febbraio): la Penisola Araba nuova meta dello sport internazionale. In Dubai - che in passato aveva come testimonial addirittura Maradona - si svolgono infatti anche un Open di tennis, il Desert Classic di golf, la World Cup di galoppo (il meeting ippico più ricco del mondo) e il Rugby Sevens, massima espressione internazionale del rugby a 7. Quasi incredibile è poi il calendario sportivo del Qatar, che oltre al Tour di ciclismo (nato 12 anni fa grazie a Eddy Merckx) ha ospitato in passato i Mondiali di tennistavolo (2004), quelli di sollevamento pesi (2005), gli Asian Games (2006), i Mondiali indoor di atletica (2010), la Coppa d’Asia di calcio (2011) e continua a proporre i Mondiali per club di volley, il Super Globe di pallamano, i tornei Atp e Wta di tennis, un Master di golf, un Gp di motociclismo, una tappa del Global Tour di equitazione e della Diamond League di atletica, e ospiterà i Mondiali di nuoto in vasca corta 2014, i Mondiali di pallamano 2015, quelli di ciclismo 2016 e soprattutto il Mondiale di calcio 2022. Meno prolifico l’Oman, che oltre al ciclismo vanta solo un importante appuntamento mondiale di vela, ma è solo questione di tempo.
Ci si chiederà: che cosa c’entrano i Paesi Arabi con il ciclismo? E che competenza hanno in materia? «Nulla», potrebbe essere la risposta a entrambe le domande. Ma i ricchissimi e lungimiranti emiri o sultani locali guardano lontano e per adesso si affidano - per milioni e milioni di petrodollari - a chi di pedivelle e tubolari ne capisce e ne mastica da decenni. Così il Dubai Tour è gestito integralmente dalla Rcs Sport, la stessa che organizza in Italia il Giro, la Sanremo, il Lombardia, la Tirreno e le Strade Bianche. I Tour di Qatar e Oman si affidano invece all’Amaury Sport Organisation (Aso), società che organizza tra l’altro Tour de France, Vuelta, Roubaix, Freccia, Liegi e Parigi-Nizza. L’obiettivo è dichiarato: incrementare il turismo locale attraverso eventi sportivi di livello assoluto. Dubai, Qatar e Oman hanno lavorato in sinergia per attirare nelle proprie corse i big del pedale e il risultato è straordinario: oggi al via del Dubai Tour ci sono Rui Costa, Rodriguez, Valverde e Nibali, cioè i primi 4 dell’ultimo Mondiale, più Cavendish, Cancellara, Sagan, Kittel, Tony Martin... Nostalgia della Liguria di Coppi? Forse, ma non tornerà più. Perché d’inverno nella Penisola Araba c’è il clima ideale, girano lauti ingaggi e ci guadagnano tutti: corridori, squadre, organizzatori, potentati locali. È il ciclismo dell’altro mondo, inutile tentare di fermarlo.