Sarina Biraghi, Il Tempo 5/2/2014, 5 febbraio 2014
DALL’OLIO DI RICINO AL LARGE SENSOR IL PANIERE HA 86 ANNI E LI DIMOSTRA
Un paniere per raccontare abitudini, mode e manie degli italiani. Statisticamente serve per dimostrare il dato dell’inflazione in Italia. In soldoni, dimostra come cambiano e si evolvono (o regrediscono?) i nostri costumi, in base ai consumi. Nel primo paniere del 1928 c’erano 59 prodotti, oggi sono 1447, servizi compresi. E se il pane è l’unica voce sempre presente, in meno di 90 anni sono entrate ed uscite cose che oggi sembrano appartenere ad un’èra geologica fa.
Quando c’erano la tintura di iodio e la ciriola, ovvero nell’anteguerra, nel panierino che fa venire in mente il cestino della merenda di Cappuccetto Rosso, trovavano posto anche il madapolam per biancheria, ovvero una tela di cotone fine e leggera originaria dell’omonima città indiana, e la lana di pecora cheviots per uomo. La curva dei prezzi si calcolava monitorando il costo del pezzo di legna o del carbon coke, ma anche del foglio protocollo a righe e delle matite nere. Negli anni del Duce entrano nel paniere l’olio di ricino e il cremor di tartaro, un lievito naturale molto usato nei paesi anglosassoni mentre negli anni ’50 è la volta del sussidiario, della soda Solvay, delle sigarette e del taglio di capelli. Resiste l’olio di ricino mentre si «modernizzano» i prodotti alimentari: c’è posto per frutta secca, miele, birra, acqua gassata. Insieme alle sigarette Alfa entrano il tessuto per il paletot e il popeline per le camicie, cravatta e basco. Nel comparto cosmetici ci sono borotalco e brillantina, quella dell’ispettore Rock interpretato a Carosello da Cesare Polacco.
Negli anni Sixty, il decennio in cui gli italiani con la valigia di cartone legata con lo spago emigravano nel nord industrializzato o nelle «Americhe», il boom economico si vede anche nel paniere o «pacchetto» come lo chiamava il sindacato: entrano gli elettrodomestici per la casa, restano i pennini e l’inchiostro ma arrivano il vocabolario, l’atlante, il pallone, i cerini, il rullino della macchina fotografica. Per la prima volta ci sono automobile e motoscooter (Vespa e Lambretta) e, di conseguenza, il prezzo della benzina. Gli italiani si curano di più e, infatti, entrano nei consumi la domestica, la tintoria, il telefono, il caffè al bar, il ristorante, la pensione completa in villeggiatura. Il benessere sono le banane, la margarina ma anche la messa in piega, il pedicure, il bagno nella vasca. Fanno la loro comparsa il canone della Tv (allora abbonamento Rai e non tassa sul possesso del televisore come oggi) e le spese per il trasporto funebre. Nel decennio successivo, anni ’70, arrivano rossetto, aspirina, acqua di colonia, termometro, penna a sfera, il meccano e la benzina super e normale. Tra gli alimentari, sparisce il baccalà ma arrivano i surgelati, le fette biscottate, i crackers eancora, zafferano, cognac, marmellata e pomodori pelati. Per la prima volta entrano nel paniere le fedi in oro e la parcella dell’avvocato. Nelle voci divertimento fa il suo esordio il disco in vinile e alla voce cultura «I promessi sposi» di Manzoni. Negli anni degli Yuppies, ovvero gli Ottanta, l’Istat fotografa un Paese in crescita che non consuma più quei prodotti legati alla povertà del passato. C’è il boom delle bevande: vino, comune e doc, spumante, marsala, aperitivo, whisky, cognac, brandy, grappa, sambuca, birra nazionale ed estera. Gli italiani mangiano merendine, pastine dietetiche, lasagne, medaglioni, hamburger surgelati, crostacei, yogurt, zuccotto. Nell’abbigliamento c’è il tailleur (oggi sostituito da «abito») per le donne in carriera, il reggiseno, le scarpe da ginnastica, ma solo da uomo. Tra i mobili il pensile in formica e poi moquette, materasso a molle, roulotte, biberon. E ancora, il canone del telefono duplex (che tempi!), il giradischi, la cinepresa super8. Riconoscimenti agli animali da compagnia: nel paniere entrano il prezzo per l’acquisto di un cane o di un gatto e il mangime per i canarini. Si gioca al Totocalcio e viene rilevato il prezzo della schedina. Fanno il loro ingresso nel paniere fotocopie e riviste per adulti. Negli anni ’90, invece, gli italiani che cambiano si vedono anche dall’uso di profilattici e cardigan per uomini e body per le donne. Ci sono però altri indimenticabili come la colla coccoina, la borsa 24ore e il poi vietato ddt. Per la prima volta entra il prezzo della tessera per la caccia, dell’apparecchio per la pressione, dell benzina verde, degli sci e dell’home computer. Soltanto nel 1987 nel paniere fanno la loro comparsa blue-jeans o, meglio, i «calzoni di tela d’oltreoceano». Nella rilevazione Istat 1997 si appalesano telefono cellulare, videoregistratore, walkman, parchi divertimento, pizzeria (separata dal ristorante), istruzione secondaria e universitaria, conto corrente bancario e cassetta di sicurezza (quest’anno scomparsa, forse perché gli italiani non ha più niente da metterci...). Dal 1990 ad oggi, hanno trovato spazio l’autoradio col frontalino, il chewingum, la palestra, la retta per la casa di riposo, il ritocco chirurgico, l’autocertificazione, mentre la camomilla ha lasciato il posto al limoncello, l’orzo alla bresaola, la cera per pavimenti al gelato in vaschetta, i naselli ai corsi di lungue, la trippa di bue alle cozze, le caramelle gommose al casco per la moto, il borotalco al cellulare, all’iPad...
Come dire, il paniere è sempre più tecnologico, il food è sempre più etnico, ma soprattutto un Paese che non usa la macchinetta del caffè, non compera i giornali, non grattugia il parmigiano, non mangia yogurth biologico, compra i test di gravidanza, usa fotocamera «large sensor» e prova a fare la differenziata.
È una foto nitida quella dell’Istat, sembra quella di gente che ha molta fretta. Forse di uscire dalla crisi.