Andrea Barbato, L’Unità 5/2/2014, 5 febbraio 2014
«UN LAVACRO DI INSULTI, MA L’ITALIA E’ SEMPRE LI’»
Pubblichiamo ampi stralci della “Cartolina” che Andrea barbato inviò a Beppe Grillo nel ’92 dalla sua trasmissione su Raitre.
Caro Beppe Grillo,
Avevo pensato dapprima di formare il numero verde del suo telefonino e di collegarmi con lei, come lei stesso invita a fare, durante lo spettacolo. Poi ho preferito che ciascuno resti a casa propria, lei sul palcoscenico davanti a platee entusiaste, io nello studio di “Cartolina”. (...) Spero di evitare la telefonata corale, che lei dedica a qualche personaggio della Tv o della cronaca, e durante la quale la platea, in coro, magistralmente diretta dal suo gesto, rivolge all’ignaro che ha risposto: un invito molto esplicito e brusco. Una parola, un imperativo, che nella televisione di oggi appare persino blando, se si ascolta quello che viene detto da mattina a sera. Ma chi le parla, per quell’ipocrisia borghese che un tempo si chiamava educazione, non vuole ripetere in Tv davanti a due milioni di persone. Ecco rischiando di entrare nell’elenco di coloro che riceveranno questo messaggio corale, vorrei azzardarmi a muovere a un uomo libero e intelligente come lei, caro Grillo, qualche obiezione. Forse, se non altro, degna d’essere discussa.
E la prima è questa: come fa lei ad assomigliare ogni sera alle sue platee, pur nel cambio di pubblico, di città, di società? Ci riesce centrando dei bersagli molto ovvi e inutili. Una specie di minimo comune denominatore delle antipatie, peraltro finte, degli italiani. Seconda obiezione. Non nego il valore comico, liberatorio, una tantum, di una bella imprecazione lanciata all’indirizzo giusto. Ma lei crede davvero che la sacrosanta rabbia, la furia contro i poteri, le corruzioni, le meschinità, le inefficienze, le arroganze, vengano soddisfatte, sanate, da una trasgressione verbale? Da un grido insultante da curva calcistica? Trasformando per un solo istante il professionista, il funzionario, e le loro signore in esseri urlanti e vituperanti? (...) È la strada maestra dell’illusione qualunquistica, dello sberleffo fine a se stesso, della vendetta anonima pronunciata da una poltrona in penombra (...) E poi, siamo sicuri che questo lavacro di insulti a persone assenti, che per di più non rappresentano coloro che hanno mandato il nostro Paese in pezzi, non finiscano per benedire proprio quelle persone? (...) Caro Grillo, le platee hanno di buono che cambiano ogni giorno, ma l’Italia è sempre lì, eterna nei suoi errori, a prova di insulto.