Ettore Livini, la Repubblica 4/2/2014, 4 febbraio 2014
ECCO LA RIVOLUZIONE TARGATA ABU DHABI
Biglietti più economici, nuovi collegamenti e (forse) aeroporti più moderni e meglio collegati con le nostre città. Le nozze tra Alitalia ed Etihad – se andranno in porto – potrebbero diventare un’opportunità per le tasche e la mobilità degli italiani. Nel 2008 il salvataggio dell’ex- compagnia di bandiera targato Silvio Berlusconi è costato ai contribuenti qualcosa come 5 miliardi tra ammortizzatori, perdite e debiti rimasti a carico dello Stato. Questa volta rischia di succedere il contrario: i soldi e le ambizioni degli emiri dovrebbero consentirci, almeno nel breve termine, di volare spendendo di meno e con più rotte dirette a disposizione. Non solo: i tanti piccoli “aiutini” garantiti dal governo per spianare la strada all’intesa potrebbero completare quel riassetto dei cieli e degli scali italiani da tempo in stand-by. Senza pesare più di tanto sul portafoglio dei cittadini.
PREZZI IN CALO
«L’ingresso di Etihad in Alitalia porterà a un calo dei prezzi dei biglietti » dice Andrea Giuricin dell’Istituto Bruno Leoni, associato all’Università Bicocca di Milano. Il motivo? Semplice. In primo luogo perché l’esecutivo, come chiedevano gli emiri, ha appena tagliato tra il 20
e il 27% le tariffe Enav (vale per tutte le compagnie). In secondo luogo perché la strategia dell’aerolinea del Golfo è da sempre quella di trasferire sui passeggeri i suoi vantaggi competitivi e fiscali. Copione che potrebbe andare in scena ora anche su Alitalia. Provare per credere: un biglietto andata e ritorno tra Roma e Giakarta a metà aprile costava ieri pomeriggio 580 euro con Etihad, 695 con Qatar Airways, 787 con Emirates, 829 con Alitalia mentre Air France e Lufthansa erano sopra i mille euro. «Prezzi da saldo possibili solo per i sussidi statali del Golfo» protestano Parigi e Francoforte. Etihad in effetti paga (dati Center for aviation) la metà delle tasse aeroportuali dei big europei, ha un costo del lavoro inferiore del 33% grazie all’irrisoria imposizione locale e risparmia il 16% sul carburante perché i suoi nuovissimi aerei consumano meno di quelli dei concorrenti. Non solo: la sua è una delle flotte più giovani del mondo, arricchita ora da ordini per 58 miliardi di nuovi aerei di cui qualcuno potrebbe finire ad Alitalia. E jet nuovi significarire no confort e servizi migliori.
L’AUMENTO DELLE ROTTE
Altro fattore positivo è il probabile aumento dei collegamenti da Roma. Air France era interessata ad Alitalia più che altro per dirottare passeggeri su Parigi e Amsterdam da instradare sui suoi voli intercontinentali. Etihad ha esigenze diverse. Fiumicino, è l’idea degli emiri, potrebbe diventare l’hub per trasferire il traffico in arrivo da Oriente via Golfo su una ragnatela di voli — molti nuovi — verso nord e sud America. L’offerta aumenterebbe anche perché sulla capitale convergerebbero i voli delle aerolinee regionali rilevate da Etihad (Air Berlin, Darwin, Serbia Airlines). Obiettivo: riempire i superaerei del Golfo in rotta verso est. Il Governo tra l’altro avrebbe garantito agli emiri il collegamento dello scalo con l’alta velocità. Qualche perplessità c’è invece a Milano, già messa in ginocchio nel 2008 dall’addio di Alitalia. Nei giorni scorsi Enac e Alitalia avrebbero chiesto la liberalizzazione dei voli da Linate, scelta che rischia di essere il ko definitivo per Malpensa. «Etihad è il partner ideale per Alitalia e una grande opportunità per l’ex-hub milanese» dice diplomatico Pietro Modiano, presidente della Sea. E con Fiumicino in questo caso «non c’è concorrenza». Il rafforzamento del city airport? I milanesi sarebbero magari contenti. Modiano meno, visto che il rischio »è demoltiplicare l’aeroporto bustocco, infrastruttura fondamentale per il Nord».
NEL MIRINO LE LOW COST
L’unico neo per i consumatori tricolori è il possibile affondo del governo contro le compagnie low cost. Easyjet e Ryanair hanno rivoluzionato negli scorsi anni i cieli italiani, tagliando i costi dei biglietti e conquistando il 45% del mercato. Etihad avrebbe chiesto a Roma un intervento per arginarle e il governo ha inserito nel “Destinazione Italia” un provvedimento che obbligherebbe gli aeroporti a fare bandi d’asta pubblici per ogni nuova rotta sovvenzionata. Una “burocratizzazione” delle procedure che finirebbe per scoraggiare il lancio di nuove rotte da parte di Michael O’Leary & C.. Non a caso gli scali low-cost come Bergamo Orio al Serio, Trapani e quelli pugliesi sono già sul piede di guerra contro la norma salva-Alitalia.