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 2014  febbraio 04 Martedì calendario

SILVIO E PIER, L’ETERNO RITORNO DI FIAMMA ORA SENZA BOSSI E FINI È TUTTO PIÙ FACILE


LA STORIA
ROMA In altri tempi, nel 1994, Pier riconosceva a Silvio «la generosità di un padre». E il Cavaliere parlava dell’amico democristiano così: «Che bello Pier, con tutti quei capelli....». Poi, però, nel 2007: «Basta coi parrucconi della politica!». Replica di Casini: «Veramente, di parrucche, è Berlusconi l’esperto. E, in più, è un illusionista». Adesso è il modello ’94, e non quello ’07, che nell’eterno ritorno al futuro della politica italiana si ripropone riguardo al rapporto tra due leader diversi e distanti ma evidentemente compatibili o ricompatibili.
Berlusconi ha sempre cercato di distruggere Pier - «Sono l’ossessione di Silvio, mi vuole uccidere, non ci riesce» - ma Casini gli sbuca continuamente intorno. Il leader dell’Udc ha sempre cercato di vedere e di andare «oltre Berlusconi», ma l’«oltre» del Cavaliere si chiama sempre Silvio. E dunque? Nessuno dei due riesce a liberarsi dell’altro - e neppure la rottura per il «predellino» nel 2007 ha decretato la fine di Pier - e c’è voluto tutto questo tempo per capirlo. Adesso ci si può finalmente riconciliare anche perchè è venuto meno quello schema che bloccava tutto, tra furori e rancori. Il duello Pier-Silvio (da non leggersi Piersilvio perchè quello è il figlio di Berlusconi) presentava due padrini: Fini con Casini, Bossi con il Cavaliere. Ma spariti politicamente gli altri due, Casini e Berlusconi - che si stanno personalmente simpatici - sono più liberi di incontrarsi. Perchè a rendere ancora più complicate le relazioni tra Pier e Silvio ci si è messa con grande impegno la Lega, che a questo punto però non ha più quella forza d’urto del passato (anche se Maroni ieri ha mostrato il broncio ma è un broncetto). «Via quei rompiballe dei porci democristianoni!», è stato il ruggito del Senatur quando sapeva ruggire e spaventare Silvio con il suo ululato da savana padanista. E Calderoli: «Quel Casini lì, a giocare coi due forni, prima o poi si brucia». Ma non s’è bruciato quando gridò a Berlusconi «non mi farò comprare» - e il leader centrista non entrò nel Pdl - e Silvio reagì con un giuramento rivelatosi fallace: «Farai una brutta fine». Poi però alle urne la corsa solitaria dell’Udc non andò affatto male.

I REPORT
Successivamente, infinite volte, il Cavaliere: «Niente alleanze con i centristi, tanto vinciamo anche senza di loro, mentre loro senza di noi vanno a sbattere». Ora tutto questo non vale più. Un’occhiata ai sondaggi, i report dicono che per raggiungere il premio di maggioranza ed evitare il ballottaggio Silvio ha bisogno di Pier, e Pier ha bisogno di un’alleanza per rilanciare la sua area, e il mai dire mai in politica trionfa un’altra volta. Così i veleni si sciolgono come se mai fossero esistiti. Poco più di un anno fa, il 18 dicembre 2012, Berlusconi era ospite a Porta a Porta, il governo Monti era agli sgoccioli e l’ex premier disse a proposito di Casini e di Fini: «Sono veramente delle persone orride. Anche peggio: orridissime. Le due più grandi delusioni della mia vita politica». Casini non è stato meno tenero: «Un bugiardo», «un buffone», ecco le sue definizioni di Silvio. Il quale non ha mai negato il fascino di Pier ma con le dovute cautele: «Casini è belloccio e piace in tivvù alle signore. Ma io sono più bello. Non sono invidioso, e poi la classe è un’altra cosa».
Ora la scintilla è riscoccata. Ma Casini dovrà stare attento a non sedersi - in un eventuale incontro a Palazzo Grazioli - sul «cuscino della suocera». Che cos’è? Così si chiama un cactus dalle spine acutissime ed enormi che, per scherzo, qualche anno fa Berlusconi disse di aver piazzato sulla sedia in cui stava per appoggiarsi Casini, durante un pranzo nella residenza romana del Cavaliere. Non provocarono evidentemente troppo dolore quelle spine, nelle terga del leader centrista, sennò Pier non starebbe oggi di nuovo lì o da quelle parti.
Mario Ajello