Chiara Maffioletti, Corriere della Sera 4/2/2014, 4 febbraio 2014
IL BIOGRAFO DI WOODY ALLEN: «VI SPIEGO PERCHE’ LO DIFENDO»
Con tempismo sensazionale, il 27 gennaio Robert B. Weide ha pubblicato un lungo intervento sul sito Daily Beast , dal titolo «Le accuse a Woody Allen: non così in fretta». Lo sceneggiatore e regista del documentario Woody , attraverso quell’articolo super condiviso sui social network, è diventato la voce fuori dal coro che ha spiegato al mondo come mai le accuse di pedofilia di Mia e Ronan Farrow ad Allen (di cui Weide è una specie di biografo) siano da prendere, a suo avviso, con cautela. Una tesi ribadita dopo la lettera di Dylan Farrow, diventando il bersaglio di valanghe di critiche. L’analisi di Weide parte dal punto debole di Allen se si parla di moralità: il rapporto con Soon-Yi Previn. «Ci sono due questioni in gioco — ha scritto —. Una è l’inizio di una relazione da parte di Woody con la figlia adottiva di Mia, Soon-Yi, nel 1991 (quando lei aveva 19 anni). L’altra è l’accusa di Mia utilizzata nella battaglia per la custodia dei tre figli, secondo cui Woody avrebbe molestato la figlia adottiva di sette anni, Dylan. La gente confonde questi due aspetti».
Il tema Soon-Yi viene chiarito per punti, tesi a smontare falsi miti, tra cui: «Soon-Yi era figliastra di Woody. Falso. Woody e Mia vivevano insieme. Falso. Woody non ha mai passato una notte intera in casa di Mia in 12 anni». Nella sua difesa, Weide analizza la condotta della Farrow, per lui non così limpida se fosse vero che Ronan anziché figlio di Allen potrebbe esserlo di Sinatra: «All’epoca era un uomo sposato».
Weide ha poi provato a fare luce sulle presunte molestie a Dylan, facendo notare che il giorno descritto nella lettera, quello in cui Allen avrebbe portato la piccola in solaio, sarebbe avvenuto dopo la rottura con Mia Farrow, quando «Allen doveva comportarsi al meglio» per non perdere la custodia dei figli. E invece secondo la sua ex compagna, «Woody, notoriamente claustrofobico, ha deciso che era il momento e il posto ideale per portare la figlia in soffitta e molestarla». Eppure «Allen non è mai stato accusato di un reato: le autorità non hanno mai trovato prove credibili». «L’indagine durò sei mesi (comprendeva esami medici) e concluse che Dylan non era stata molestata». Lo sceneggiatore fa poi riferimento al fatto che Mia Farrow registrò le dichiarazioni della bimba: «Ci sono diversi arresti nella registrazione. Perché Mia indottrinava la figlia a telecamera spenta, come suggerito dagli inquirenti?».
L’articolo ricorda inoltre le dichiarazioni del 1993 di un’ex bambinaia che giurava di essere stata «pressata dalla Farrow per sostenere le accuse di molestie: la pressione fu tale che la portò a dimettersi». Weide si dice certo che sia Dylan che Ronan «siano convinti che questi eventi siano successi davvero», ma suggerisce che sia il frutto di un «lavaggio del cervello» da parte della madre, come ha confermato un loro fratello, Moses. Il pezzo arriva fino alla notte dei Golden Globe e vuole svelare una certa malafede di Mia Farrow: «Ha firmato la liberatoria per apparire nel tributo ad Allen ma mentre andava in onda scriveva su Twitter attacchi all’ex compagno. Questo mi ha sconcertato».