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 2014  febbraio 04 Martedì calendario

RAGAZZINE, SEGRETI, SENSI DI COLPA. PROCESSO AL CINEMA DI WOODY

Con le nuove accuse di Dylan Farrow che sostiene di essere stata violentata a 5 anni dal padre adottivo Woody Allen, si riapre il caso di questo geniale regista che forse nasconde inconfessabili nevrosi, peggio della ben nota paura di gallerie ed ascensori. Fa discutere la questione plurisecolare della divisione tra uomo e artista, vita e creazione, genio e sregolatezza. E viene subito in mente Manhattan (1979), che più di ogni altro potrebbe essere impugnato dall’accusa in un «processo» al cinema di Woody: il protagonista s’innamora, ricambiatissimo, di una ragazza 17enne acqua, sopracciglia e sapone (Mariel Hemingway) e dice: «Io ho 42 anni e lei 17, sono più vecchio di suo padre»; «Sto con una ragazza che ha i compiti»; «Salvo irruzioni della polizia credo che batteremo un paio di record». Poi parlando di un possibile libro della seconda ex moglie, Woody nel film teme che riveli «dei momentacci disgustosi» sul loro matrimonio.
Magari non è vero niente. E Mia Farrow, come in un melò anni 40, è in preda a un’ossessione che verrà scoperta da uno psichiatra prima del The End . Ma è comunque da rivedere, dopo questa testimonianza, una carriera. Senza togliere nulla della sua grandezza, alla luce anche del 44esimo magnifico Blue Jasmine che concorre agli Oscar.
Rileggendo i titoli e soprattutto mirando al cuore degli anni in cui si accusa Allen di aver frequentato troppo letti e soffitte, durante la relazione con Mia Farrow (dal 1980 al 1992), è possibile cogliere gli indizi di questo tormento? Niente di esplicito. Se analizziamo i film di Woody dall’82 (Una commedia sexy in una notte di mezza estate ) al ’92 (Mariti e mogli ) c’è l’iter di un amore a scadenza (il regista non è mai stato un fan di quello eterno). Così si parte alla grande scespirianamente, con la notte amorosa, magica che confonde le coppie e dà il benvenuto a Mia Farrow che sarà nel cast in 13 film, divorziando poi con separazione nuovayorkese in Mariti e mogli , specchio di due coppie in crisi, autobiografia al quadrato. Dialoghi a raffica, match tra rancori, rimorsi e rimpianti: «Mi hai insegnato tanto…». «Per esempio cosa?». «Anche come si ascolta Mozart». «Con le orecchie!». Acida Mia: «Tu usi il sesso per esprimere qualsiasi emozione tranne l’amore». Conclude Allen: «Forse alla fine l’idea era quella di non aspettarsi troppo dalla vita». Sulla moglie Farrow, Allen nel film non fa sconti: «Fantastica ma pazza. Ho sempre avuto la tendenza per le donne kamikaze. Si schiantano col loro aereo, sono autodistruttive ma tu muori insieme a loro». In Hannah e le sue sorelle sono divisi e lui la va a trovare e parla di un altro uomo dolce e perdente: «Hai sempre avuto buon gusto per i mariti impacciati» .
In questo elenco ci sono i momenti fulminanti, ma era sempre lo spettacolo a salvare le cose: il teatro in Broadway Danny Rose (dove Mia lo scarica malamente), il cinema nella Rosa purpurea del Cairo dove Mia, moglie infelicemente malinconica, immagina di entrare nell’altra realtà dello schermo; non parliamo di Un’altra donna con Freud guest star e un altro raddoppio sul reale.
Già in Io e Annie l’attore diceva: «Ho qualche guaio tra fantasia e realtà». Infine la confessione, tutta la verità e nient’altro che la verità: «Io sono relativamente normale per uno cresciuto a Brooklyn». In Alice Mia invece si vendica di un tradimento con una scappatella e finisce in un happy end mistico con Madre Teresa di Calcutta.
Volendo essere maliziosi, in Crimini e misfatti Woody è assai attento alla nipotina, la coccola, la porta al cinema e le regala libri di foto di New York. Questo è pure uno dei film in cui si fa più sentire il complesso di colpa del regista parlando d’amore ma non solo, come farà poi in Match Point e altri: sono spesso delitti senza castigo, anche quelli finanziari di Blue Jasmine . E ci sono casi di pedofilia accennati, come in Hannah e le sue sorelle dove Woody è uno sceneggiatore tv che si sente censurato un suo sketch «perché le molestie ai bambini sono un tema a rischio». Risposta: «Mezzo paese li molesta». Che sia così diabolico?
In Basta che funzioni Boris, un prof. in pensione con tendenze suicide, si salva incontrando la giovanissima Melody che finirà per sposare, consapevoli tutti che non durerà. Ma basta l’apparenza, è sufficiente che duri un attimino, insomma basta che funzioni. Attento a non varcare le soglie del comune senso americano del pudore, Woody non esagera. Sempre in Hannah , curioso dei misteri irrisolti del mondo, dei geni del passato, dice che «Socrate andava con i ragazzini greci: cos’ha da insegnare a me?».
Tema del cinema di Allen è chiaramente quello della solitudine. Parente dichiarato di Freud e di Bergman, è un vero umorista quindi un vero tragico: «La masturbazione è sesso con qualcuno che amo».