GIAN.VEN., Libero 4/2/2014, 4 febbraio 2014
STORIA DI ALESSIA GAZZOLA IL MEDICO LEGALE CHE SEMBRA PAT CORNWELL
La tentazione sarebbe di esagerare con le lodi, per finire nella cartella stampa relativa al suo prossimo libro. In realtà, l’apprezzamento è sincero: il nuovo romanzo di Alessia Gazzola (Longanesi, pp. 346, euro 17,60), Le ossa della principessa, ha trama ben strutturata, ritmo incalzante e una dote rara, l’ironia. Ne è protagonista l’imbranata Alice Allevi, medico legale con la passione per le indagini (molti la ricorderanno nel libro d’esordio, L’allieva).
Scrittrice, medico legale e neo-mamma. Con questo romanzo e la maternità, l’«allieva» Alessia Gazzola ha raggiunto la maturità?
«No, quella arriva molto tardi. Semmai, mi sento ancora una studentessa, con le stesse responsabilità di mia madre ».
Nel suo penultimo romanzo, Sindrome da cuore in sospeso, Alice Allevi si rende conto di non voler essere più un medico. Lei, che era un chirurgo prima di diventare medico legale, ha avuto la stessa crisi?
«Sì, ahimè. Più forti sono le vocazioni e più devastanti sono le crisi. Ora però ho trovato la mia quiete con un lavoro part-time, che mi consente gli altri tre giorni di scrivere».
Alice Allevi si ispira a Kay Scarpetta, il personaggio di Patricia Cornwell?
«Sinceramente non mi sento in debito con lei. Mi affascinano di più scrittrici come Alicia Giménez-Bartlett, Fred Vargas e Camilla Läckberg: aggiungono ironia ai personaggi e sanno essere autoironiche».
Nel libro lei mostra anche la conflittualità al femminile: Alice contro Ambra; Viviana contro Anita. È inevitabile che le donne non riescano a collaborare sul lavoro? «Nel mio Istituto di medicina legale siamo tutte donne, il clima è molto disteso. Credo che la conflittualità dipenda dal contesto e dalle individualità. Ma che le donne non sappiano fare squadra è un cliché».
Un altro tema da lei sfiorato è il conflitto israelo-palestinese. Viviana, uno dei personaggi, sostiene che l’occupazione israeliana sia «una segregazione nazista » e fa un parallelo tra gli ebrei vittime della Shoah e i palestinesi di oggi. È anche la sua convinzione?
«Sì, la penso come lei ma, essendo un tema molto delicato, nel romanzo ho inserito un personaggio, Daniel, che fa da contraltare a questa idea».
Il fratello di Alice è invece un ex emo e presunto gay che si imborghesisce e sposa una donna. Teme di urtare la sensibilità di qualcuno con questo cambio improvviso del personaggio?
«In realtà lui non è mai stato gay: è Alice che lo pensava. Ennesima dimostrazione di imbranataggine».
Lei cita una frase di Arrigo Boito: «Ridammi i mondi del sogno e dell’anima. Scienza vattene co’ tuoi conforti ». La scrittura la aiuta a ritrovare l’anima sottrattale dalla scienza?
«Sì, è la mia catarsi e il mio rifugio del mattino: solo allora, nella quiete, so trovare l’ispirazione giusta».
GIAN.VEN.