Armando Torno, Corriere della Sera 3/2/2014, 3 febbraio 2014
NAPOLEONE INSONNE DIECI ORE PER LEONARDO
Boris Efimovič Efimov, caricaturista preferito da Stalin, ci confidò in un incontro a Mosca che dormiva molto, soprattutto dopo le 3 del mattino, quando consegnava la vignetta per la «Pravda» da far approvare al Piccolo Padre. Morì a 108 anni. Crollò dopo una notte insonne, tra bottiglie e portate. I grandi dormiglioni della storia vantano figure quali Michelangelo, Franklin, Leonardo, Churchill, Edison e Kafka. Il sommo che dipinse la Gioconda arrivava a dieci ore senza problemi. Il contrario di Alessandro Magno che, forse influenzato da Aristotele, considerava il dormire atto da mortali. Andreotti si accontentava di poco; viveva seguendo, senza approvarla esplicitamente, la regola che Napoleone ripeteva e che i biografi non ci fanno mancare: «Agli uomini bastano quattro ore di sonno, alle donne cinque, agli imbecilli sei». Prima delle battaglie il generale diventato imperatore studiava le mappe e non si concedeva a Morfeo. Una regola che mantenne anche la notte precedente Waterloo; anzi, in tal caso, pare abbia sonnecchiato sì e no un paio d’ore alla locanda Le Caillou. Odiava talmente la pratica del riposo che impose ai professori di tenere i corsi in piedi, allorché seppe che un appartenente alla categoria si era addormento durante la propria lezione. Manzoni all’inizio del secondo capitolo de «I Promessi Sposi» ricorda che il principe di Condé dormì «profondamente» la notte precedente la battaglia di Rocroi, contrariamente al povero don Abbondio che non sapeva cosa inventare a Renzo. Non sappiamo se sua altezza fosse un po’ marmotta, ma è certo che quel sonno glielo regalò Bossuet nell’orazione funebre, da cui trasse appunto notizia Manzoni. Hitler non era mattiniero, si concedeva però al sonno verso l’alba; Nietzsche, invece, ricorreva ai farmaci per conoscere la sospirata pace notturna. Lucrezio vegliava per trovare i versi giusti al suo «De rerum natura». Faceva come Sean Connery che in «Agente 007 licenza di uccidere» confessò, rispondendo a Bernard Lee, di non dormire mai quando era in servizio.