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 2014  febbraio 04 Martedì calendario

ALBERTO D’ARGENIO

DAL NOSTRO INVIATO
DOHA
— «Siamo molto interessati ad investire in Italia e le imprese italiane sono le benvenute in Qatar». Le parole che il potentissimo ministro dell’Energia Mohammed Bin Saleh Al Sada pronuncia accanto al premier Enrico Letta aprono scenari giudicati molto interessanti per l’economia italiana. Ingenti capitali di Doha potrebbero piovere sull’Italia sia nell’ambito del pacchetto di privatizzazioni da 12-15 miliardi sia per entrare nelle imprese private di maggior successo. Il fondo sovrano del Qatar ha messo nel mirino Eni, Poste e Fincantieri mentre nel fine settimana a Dubai ed Abu Dahbi si è registrato un fortissimo interesse degli Emirati per Aeroporti di Roma e Fincantieri. Il tutto al netto dell’affare Etihad-Alitalia. E l’Italia potrebbe entrare nel Qatar con le proprie imprese: nel mirino ci sono i mondiali di calcio del 2022 per i quali in mezzo al deserto gli sceicchi dovranno costruire da zero stadi, cittadelle sportive e
infrastrutture varie.
Dopo la visita di domenica ad Abu Dhabi e Dubai, Letta è volato a Doha dove ha incontrato il trentaquattrenne emiro Al Thani, per intenderci, il sovrano assoluto del Qatar proprietario del Paris Saint German di Ibra e Cavani e ora intenzionato a sbarcare di persona in Italia per guardarsi intorno. Letta giudica la tappa a Doha un successo e in effetti un’apertura così a tutto campo ad investire in Italia si sente raramente. «C’è fiducia nel Paese, viene considerato stabile dal punto di vista finanziario e macroeconomico
», rivendica in privato il premier con un certo orgoglio. Di certo la notizia di giornata è quella che i qatarini vogliono aumentare le loro quote in Eni (oggi sono sotto al 2%) partecipando al programma di privatizzazioni appena varato dal governo secondo il quale il Tesoro collocherà sul mercato la propria quota nell’azienda guidata da Scaroni, pari al 3% (i qatarini potrebbero prenderne un cospicuo pacchetto). Ma il fondo sovrano di Doha, che manderà una missione di manager in Italia per studiare i vari dossier, negli incontri con il premier ha espresso interesse anche per quote di Poste e Fincantieri (altre due controllate toccate dalle privatizzazioni) così come per quote di una serie di aziende private del settore manifatturiero avanzato, in particolare meccanica, robotica, domotica e macchine utensili. C’è poi l’interesse ad entrare nell’ospedale di Olbia (il Qatar è proprietario del Consorzio Costa Smeralda) per riparare i danni dell’alluvione e per potenziarlo insieme al San Raffaele e al Bambin Gesù. Un altro progetto che potrebbe decollare è quello della creazione di un museo islamico a Venezia proprio sul Canal Grande.
Ma così come gli sceicchi vogliono investire in Italia, le nostre imprese premono per sfondare a Doha, città che sembra un vero cantiere a cielo aperto e nella quale i soldi certo non mancano. In prima linea ci sono Finmeccanica che deve finalizzare una serie di accordi per gli elicotteri Agusta e i sistemi radar di Selex così come Salini-Impregilo- Todini e Ansaldo Breda
stanno partecipando alla gara per la costruzione di una tramvia e della metropolitana. Già, perché lo stesso ministro dell’Energia ha parlato di «progetti di infrastruttura su larga scala». E la mente va ai mondiali che, lo ha detto il padrone di casa e lo ha confermato Letta, potrebbero essere una partita ghiotta per i costruttori e le aziende di impiantistica italiane. Le gare cominceranno a breve e ci si porta avanti. Già sbarcata a Dubai, Abu Dhabi e Doha la Tecnogym, il cui fondatore Nerio Alessandri è al fianco di Letta nel viaggio sul Golfo.
Se oggi il road show del presidente del Consiglio prosegue a Kuwait City, ultima tappa del viaggio, con il fondo sovrano locale nel mirino, è bene tornare indietro a domenica, agli Emirati Arabi Uniti dove Letta e la delegazione italiana hanno aperto una serie di piste molto interessanti. Non solo i 9 accordi commerciali sottoscritti ad Abu Dhabi e l’accelerazione all’ingresso di Etihad in Alitalia, ma è stato registrato forte interesse per quote di Fincantieri e una serie di aziende private nel settore dell’aerospazio e della difesa. Ma il colpo grosso viene giudicato «l’enorme interesse» di Abu Dhabi, così lo definiscono dalla nostra delegazione, per comprare il 25% di Aeroporti di Roma. «Fosse per loro — racconta chi ha partecipato agli incontri con gli emiratini — chiuderebbero l’affare al momento». Ma ci sono anche altri potenziali acquirenti, dunque per ora devono mordere il freno. Certo è, spiegano dal governo pur ricordando che Adr è privata (Atlantia), che se Etihad prende Alitalia a quel punto l’ingresso a Fiumicino degli emiri sarebbe quasi automatico perché darebbe vita ad «una partnership completa» che garantirebbe allo scalo capitolino un futuro di granda Hub internazionale.