4 febbraio 2014
Paolina Saporosi, 65 anni. Originaria delle Marche, vedova da anni, un figlio morto d’infarto a 39 anni, afflitta da disturbi psichichi, viveva da sola a Conegliano Veneto in un appartamento all’ottavo piano e sul suo profilo Facebook scriveva: «Sto diventando vecchia, è triste essere soli e poi la vita fa schifo»
Paolina Saporosi, 65 anni. Originaria delle Marche, vedova da anni, un figlio morto d’infarto a 39 anni, afflitta da disturbi psichichi, viveva da sola a Conegliano Veneto in un appartamento all’ottavo piano e sul suo profilo Facebook scriveva: «Sto diventando vecchia, è triste essere soli e poi la vita fa schifo». Ogni tanto andava a trovarla il secondogenito Moreno Coletti, 36 anni, grande e grosso, la testa rasata, in cura per problemi mentali, alle spalle storie di droga, qualche lavoro da precario, che sulla sua pagina Facebook rendeva omaggio a Mussolini, se la predeva coi politici, diceva d’essere così arrabbiato col mondo che per Natale sognava di ricevere «un bazooka» ma poi, quand’era più sereno, postava le foto di belle ragazze mezze nude, paesaggi innevati, grigliate, e dell’adorato cagnolino Pako. Il Coletti l’altro pomeriggio andò a casa della mamma, tra i due chissà perché scoppiò una lite furibonda e a un certo punto lui la sollevò di peso e mentre lei gridava a squarciagola la buttò dalla terrazza, mandandola a schiantare in mezzo alla strada dopo un volo di ventotto metri. Quindi chiamò la polizia («ho ucciso mia madre») e aspettò gli agenti, lo sguardo inebetito, seduto su un divano. Primo pomeriggio di lunedì 24 febbraio in un appartamento in via Friuli a Conegliano Veneto, in provincia di Treviso.