Massimiliano Vitelli, Il Tempo 3/2/2014, 3 febbraio 2014
MALEDIZIONE MONDIALE
Avrebbero meritato di vincerlo. Non lo hanno nemmeno mai giocato. Sono molti i campioni che non hanno disputato la competizione di calcio più importante del pianeta. Diverse le cause, uguale l’effetto. Li abbiamo visti seduti in tribuna, con lo sguardo triste, consapevoli di non poter scendere in campo in quanto nati in una nazione priva di talenti tali da poter allestire una squadra capace di qualificarsi per la fase finale. Oppure li abbiamo visti allontanati dai commissari tecnici a causa di incomprensioni insanabili. O tagliati fuori nel momento top della carriera per un infortunio maledetto. Per loro una pagina vuota in un album ricco di vittorie e di record. Per noi una lista di assenti di lusso che ha reso molte edizioni del Campionato del Mondo di calcio meno appassionanti.
Alfredo di Stéfano ha vinto due volte il Pallone d’oro, è considerato da molti il più forte calciatore di tutti i tempi, ha vestito le maglie dell’Argentina e della Spagna. Un curriculum eccezionale, ma zero minuti giocati in un campionato del Mondo. La prima chance, nel 1950, svanì quando la nazionale «albi-celeste» si rifiutò di partecipare alla competizione che si tenne in Brasile a causa di insanabili incomprensioni con i dirigenti locali. Stessa storia nel 1954, per l’edizione tenutasi in Svizzera, con l’Argentina ancora ferma sul suo auto-isolamento. E quando, nel 1956 Di Stéfano diventò cittadino spagnolo le «Furie Rosse», incredibilmente, non si qualificarono. L’ultimo colpo del destino andò a segno quattro anni dopo. Con la Spagna finalmente qualificata e la «saeta rubia» fermo a causa di un infortunio muscolare.
George Best, nato nel limbo calcistico dell’Irlanda del Nord, è sicuramente una leggenda del calcio mondiale. Il «quinto beatle», vincitore del Pallone d’Oro nel 1968, fu costretto a guardare dagli spalti molti suoi compagni inglesi del Manchester United vincere l’edizione del 1966. La sua nazionale, infatti, non era nemmeno stata mai in corsa per qualificarsi.
Bernd Schuster, centrocampista di livello internazionale e vice-Pallone d’Oro nel 1980, lasciò invece di propria iniziativa la nazionale tedesca due anni prima del mondiale in Messico datato 1986. Una scelta dolorosa dovuta ai pessimi rapporti con la Federcalcio tedesca, con l’allora commissario tecnico Jupp Derwall e con Braitner, Rumenigge e Stielike, i tre «senatori» della squadra.
Un altro genio del calcio mai sceso in campo nel torneo calcistico più prestigioso è Eric Cantona, centravanti del Manchester United dal 1992 al 1997. Per lui 45 presenze e 20 reti con la maglia della Francia. Giocatore di indiscusso talento, fu il suo carattere irascibile a tenerlo lontano dalla nazionale proprio nei periodi a ridosso dei Campionati del Mondo del ’94 e del ’98.
George Weah, invece, Pallone d’Oro nel 1995, non riuscì mai a trascinare la sua Liberia fino alla qualificazione. Un altro fenomeno rimasto a guardare. Come Ryan Giggs, totem dei «Red Devils» di Manchester con i quali gioca fin dal 1990. Anche il gallese, vincitore di tredici Premier League, di due Champions League e di due Coppe Intercontinentali non ha mai avuto la soddisfazione di scendere in campo per una partita di un Campionato del Mondo.
Il destino crudele, invece, privò la nazionale italiana di Valentino Mazzola per l’edizione del 1950. Il capitano del «Grande Torino» morì, infatti, insieme a quasi tutti i suoi compagni di squadra, nel tragico pomeriggio del 4 maggio 1949 quando l’aereo che li stava riportando a casa da Lisbona, si schiantò sulla collina di Superga.
E poi Gunnar Nordhal, Jari Litmanen e Zlatan Ibrahimovic, che ha perso l’ultima chance di partecipare ad una fase finale di un Campionato del Mondo in un duello a suon di gol con Cristiano Ronaldo nello spareggio tra Svezia e Portogallo. Storie di uomini e di calcio, storie nelle quali il silenzio degli assenti fa più rumore delle gesta dei protagonisti in campo.
Massimiliano Vitelli